Proseguiamo nel nostro percorso relativo a Grails: dopo averne visto gli aspetti fondamentali, approfondiamo il discorso delle relazioni in GORM: vedremo il modo in cui Grails e GORM gestiscono le relazioni tra classi.
Dopo la prima introduzione a Grails e la nostra esplorazione del linguaggio Groovy, è giunto il momento di ritornare mani e piedi su Grails e scoprire come sfrutta Groovy per offrire features che in Java non ci saremmo sognati.
In questo articolo, il secondo dedicato agli strumenti di build con Groovy, parleremo di Gradle, un tool che unisce alla potenza di Ant una serie di caratteristiche più evolute, come il pattern "build by convention", la gestione delle dipendenze e la gestione di build di progetti multimodulo.
Molti sviluppatori si sono trovati a lottare con la rigidità dell‘XML durante la preparazione di un processo di build con Ant. Gant, un tool di build che unisce la flessibilità di Groovy con la potenza di Ant, permette di risolvere questo problema, e sta diventando uno strumento utilizzato da un numero sempre maggiore di sviluppatori Java.
Continuiamo la nostra scoperta di Groovy indagando in profondità quei meccanismi che permettono a Groovy di fare cose che in Java non riusciamo a fare. E tutto ciò... rimanendo sulla cara vecchia JVM.
Nel precedente articolo abbiamo sperimentato la possibilità di sviluppare un‘applicazione web in tempi decisamente ridotti, con Grails e Groovy. In questo secondo articolo della serie, diamo un‘occhiata un po‘ più in profondità al linguaggio che permette le "magie" di Grails.
Ruby on Rails ha creato un terremoto nel campo della programmazione web, introducendo un nuovo termine di riferimento per la produttività individuale e la realizzazione di applicazioni. Ma sul fronte Java non si è rimasti a guardare: Grails è una soluzione decisamente interessante che sta riscuotendo notevoli consensi, anche in ambito enterprise. Vediamo perché.