Mokabyte

Dal 1996, architetture, metodologie, sviluppo software

  • Argomenti
    • Programmazione & Linguaggi
      • Java
      • DataBase & elaborazione dei dati
      • Frameworks & Tools
      • Processi di sviluppo
    • Architetture dei sistemi
      • Sicurezza informatica
      • DevOps
    • Project Management
      • Organizzazione aziendale
      • HR
      • Soft skills
    • Lean/Agile
      • Scrum
      • Teoria della complessità
      • Apprendimento & Serious Gaming
    • Internet & Digital
      • Cultura & Società
      • Conferenze & Reportage
      • Marketing & eCommerce
    • Hardware & Tecnologia
      • Intelligenza artificiale
      • UX design & Grafica
  • Ultimo numero
  • Archivio
    • Archivio dal 2006 ad oggi
    • Il primo sito web – 1996-2005
  • Chi siamo
  • Ventennale
  • Libri
  • Contatti
  • Argomenti
    • Programmazione & Linguaggi
      • Java
      • DataBase & elaborazione dei dati
      • Frameworks & Tools
      • Processi di sviluppo
    • Architetture dei sistemi
      • Sicurezza informatica
      • DevOps
    • Project Management
      • Organizzazione aziendale
      • HR
      • Soft skills
    • Lean/Agile
      • Scrum
      • Teoria della complessità
      • Apprendimento & Serious Gaming
    • Internet & Digital
      • Cultura & Società
      • Conferenze & Reportage
      • Marketing & eCommerce
    • Hardware & Tecnologia
      • Intelligenza artificiale
      • UX design & Grafica
  • Ultimo numero
  • Archivio
    • Archivio dal 2006 ad oggi
    • Il primo sito web – 1996-2005
  • Chi siamo
  • Ventennale
  • Libri
  • Contatti

Nel numero:

178 novembre
, anno 2012

D2R Server per mappare e importare ontologie da DB relazionali

II parte: Gestione del modello e uso del server online

Matteo Busanelli

Nato a Imola nel 1978, ha conseguito la laurea Specialistica in informatica nel 2005 presso l‘Università di Bologna con una tesi sull‘"Estrazione di Ontologie da Framework standardizzati EDI/XML". Per tre anni ha lavorato come ricercatore presso il centro ENEA di Bologna seguendo progetti sull‘applicazione di tecnologie semantiche a framework e standard per l‘interoperabilità come ebXML o UBL, pubblicando insieme ad altri ricercatori diversi articoli su tali argomenti.
Attualmente è consulente presso Imola Informatica S.r.l. dove si occupa di piattaforme Java EE based e progetti sul Semantic Web, e i suoi interessi principali si orientano alle piattaforme enterprise basate su middleware semantici, Ontology Engeenering e alle interfacce basate su AJAX e GWT.

MokaByte

D2R Server per mappare e importare ontologie da DB relazionali

II parte: Gestione del modello e uso del server online

Picture of Matteo Busanelli

Matteo Busanelli

  • Questo articolo parla di: DataBase & elaborazione dei dati, Intelligenza artificiale

Continuiamo la discussione su D2R Server trattando la generazione e il controllo sul modello e presentando le modalità operative per l’uso del server online. Si vedranno alcune interessanti possibilità offerte dal server.

Generazione e controllo sul modello

D2R permette di gestire anche la parte del modello. In pratica, essendo D2R Server orientato al LinkedData prevede di default la generazione di classi e proprietà istanziate. In questo modo, anche in assenza del modello, il server è in grado di avere dei riferimenti minimi alle definizioni di classi e proprietà riferite.

Ciò fa sì che in assenza di configurazioni particolari tutte le classi riferite con d2rq:class e le proprietà riferite con d2rq:property vengano generate e inserite nell’eventuale file di dump come rdfs:Class e rdfs:Property.

Nel caso di esempio, effettuando il dump, oltre alle istanze vengono generate classi e proprietà che di fatto sono già definite nel file specifiche.owl:

...
foaf:Person a rdfs:Class .
foaf:currentProject a rdf:Property .
...

Si noti che nel file di modello usato in realtà sono definite come owl:Class e owl:ObjectProperty. In questo modo il server D2R può generare direttamente anche una navigazione dalle istanze alle classi e le proprietà con lo stesso mapping (senza bisogno di avere il file di modello vero e proprio specifiche.owl).

In molti casi questo comportamento non è desiderabile, in quanto genera meta-informazioni non necessarie che sporcano le istanze e si sovrappongono (non in maniera errata comunque) con il modello vero e proprio.

Nella configurazione di D2R è possibile specificare di non generare nessun meta-dato, ossia di non creare le classi e property di modello riferite nel mapping. Per far questo basta definire una map:Configuration in cui si mette a false il flag d2rq:serveVocabulary:

map:Configuration a d2rq:Configuration;
       d2rq:serveVocabulary false;
       .

Di default il flag è true.

Per ulteriori dettagli su come usare Configuration si veda la documentazione ufficiale [5].

Aggiunta di meta-proprietà al modello: d2rq:AdditionalProperty

Nel caso si voglia lasciare che D2R rigeneri anche il modello, è possibile comunque agire e customizzare il modello stesso, aggiungendo delle meta-proprietà alle classi e alle property in modo da customizzare il modello a piacimento (in termini di annotazione, label, comment e tipizzazione).

Per caratterizzare classi e proprety associando opportuni attributi è possibile usare l’elemento d2rq:AdditionalProperty e poi richiamare l’AdditionalProperty o da un ClassMap o da un PropertyBridge.

Per esempio, se volessimo specificare che la classe spec-m:RequisitoNonFunzionale è non solo una rdfs:Class (meta-classe aggiunta di default) ma anche una owl:Class e che la sua label è “requisito non funzionale” potremmo aggiungere due AdditionalProperty come segue:

map:OWLClassTypeCasting a d2rq:AdditionalProperty;
       d2rq:propertyName rdf:type;
       d2rq:propertyValue owl:Class;
       .
      
map:OWLReqNFunz_Class_Label a d2rq:AdditionalProperty;
       d2rq:propertyName rdfs:label;
       d2rq:propertyValue "Requisito non funzionale";
       .

Per poi richiamarlo nel ClassMap associato a questa classe tramite l’uso di d2rq:additionalClassDefinitionProperty:

map:Requisito_nfun a d2rq:ClassMap;
       d2rq:dataStorage map:databaseReq;
       d2rq:condition "Requisiti$.Tipo <> 'fun'" ;
       d2rq:uriPattern "requisito-@@Requisiti$.Tipo@@_@@Requisiti$.Codice@@";
       d2rq:class spec-m:RequisitoNonFunzionale;
d2rq:additionalClassDefinitionProperty map:OWLClassTypeCasting;
d2rq:additionalClassDefinitionProperty map:OWLReqNFunz_Class_Label;
       .

Effettuando un dump di questo mapping otterremmo quindi fra le istanze anche la definizione della classe di modello spec-m:RequisitoNonFunzionale come segue:

spec-m:RequisitoNonFunzionale
                     owl:Class , rdfs:Class ;
       rdfs:label "Requisito non funzionale" .

che per l’appunto non è una istanza generata a partire dai dati presenti sul DB ma è una definizione di classe del modello generata da D2R con l’aggiunta di due AdditionalProperty (owl:Class e rdfs:Label).

Allo stesso modo, è possibile agire sulle property, per specificare per esempio il tipo di property (Datatype o Objectype) ed eventuali domain e range.

Nell’esempio vengono definite tre AdditionalProperty: una per specificare il tipo (owl:ObjectProperty), una per specificare il dominio e una per il range:

map:Requisito_di_PropertyCasting  a d2rq:AdditionalProperty;
       d2rq:propertyName rdf:type;
       d2rq:propertyValue owl:ObjectProperty;
       .     
      
map:Requisito_di_PropertyDomain  a d2rq:AdditionalProperty;
       d2rq:propertyName rdfs:range;
       d2rq:propertyValue spec-m:ProgettoSoftware;
       .     
      
map:Requisito_di_PropertyRange  a d2rq:AdditionalProperty;
       d2rq:propertyName rdfs:domain;
       d2rq:propertyValue spec-m:RequisitoNonFunzionale;
       .

A questo punto le tre AdditionalProperty devono essere associate alla proprietà relativa e per fare questo si usa d2rq:additionalPropertyDefinitionProperty all’interno della definizione del PropertyBridge:

map:Requisito_requisito_di
       rdf:type d2rq:PropertyBridge ;
       d2rq:belongsToClassMap
               map:Requisito_fun, map:Requisito_nfun ;
       d2rq:uriPattern "progetto-@@Requisiti$.IdProgetto@@" ;
       d2rq:property spec-m:requisito_di ;
       d2rq:additionalPropertyDefinitionProperty map:Requisito_di_PropertyCasting;
       d2rq:additionalPropertyDefinitionProperty map:Requisito_di_PropertyDomain;
       d2rq:additionalPropertyDefinitionProperty map:Requisito_di_PropertyRange;
       .

Il risultato di queste proprietà aggiuntive è una definizione della proprietà nel dump come segue:

spec-m:requisito_di
       a       rdf:Property , owl:ObjectProperty ;
       rdfs:domain spec-m:RequisitoNonFunzionale ;
       rdfs:range spec-m:ProgettoSoftware .

Uso del server online

Una volta creato un file di mapping (anche se non definitivo) il modo più semplice di testarlo è avviare il server e navigare le istanze via Web tramite LinkedData.

Il server può essere avviato come servizio Windows (o Linux), deployato come webapp in un servlet container o avviato da riga di comando. Per ulteriori dettagli sulle modalità di avvio del server e sulla sua configurazione si faccia riferimento alla documentazione ufficiale [6].

Per quato attiene a questo articolo, ci limiteremo a mostrare come avviare il server da linea di comando.

Avviare il server da linea di comando

Aprire il prompt dei comandi e posizionarsi alla root di D2RServer (quella scaricata da SVN o scompattata da ZIP versionato). Poi digitare:

  > d2r-server custom_mappingD2R_UnionMapping_Prog_e_Req.n3

 

Figura 1 – Avvio del server da linea di comando.

 

A questo punto, basta collegarsi via browser all’indirizzo configurato (nel nostro esempio http://localhost:2020) per accedere alla homepage del server appena avviato.

Figura 2 – Homepage del servizio configurato.

Navigazione LinkedData integrata

Partendo dalla homepage di D2RServer è possibile iniziare subito la navigazione attraverso i concetti mappati e le istanze generate con le relative proprietà e relazioni. Nella prima riga sotto il titolo si possono vedere i link ai ClassMap generati e quindi alle istanze delle varie classi mappate.

Figura 3 – Il menu con i link ai ClassMap generati.

 

Cliccando per esempio su Progetti verrà visualizzata la lista delle istanze di progetto mappate

Figura 4 – Elenco delle istanze di progetto mappate.

 

Cliccando uno di questi progetti, ha inizio la navigazione LinkedData (ossia dove ogni elemento dell’ontologia viene associato a runtime all’URL relativo del server).

Figura 5 – Ogni elemento dell’ontologia viene associato a runtime all’URL relativo del server.

 

La tabella lista tutti i valori per le proprietà definite dove, ogni valore di relazione verso un’altra istanza è a sua volta un link ad un’altra scheda di istanza.

 

 

Figura 6 – La tabella con la lista tutti i valori per le proprietà definite.

 

Cliccando per esempio sul link a fianco alla property doap:mantainer otteniamo la scheda del responsabile di progetto “Marco Rossi”.

Cliccando invece su link a destra di una delle proprietà “is spec-m:requisito_di of“, vedremo il dettaglio del requisito selezionato per quel progetto.

Figura 7 – Dettaglio del requisito selezionato.

 

Va notato come la navigazione è assolutamente trasparente al fatto che le due informazioni derivino da due sorgenti dati fra loro scollegate. L’utente ha quindi la percezione di una integrazione totale fra i concetti e le valorizzazioni dei dati.

Relazioni inverse

C’è un’altra nota importante relativa alle relazioni inverse: va infatti considerato che anche se da mapping non è stata valorizzata la relazione da progetto a requisito “ha_requisito“, la navigazione sfrutta la relazione inversa (da requisito a progetto => “requisito_di“) e la mostra anche dal Progetto ma nella forma passiva “is requisito_di of“. Chiaramente funzionerebbe meglio se la relazione si chiamasse solo “project“, che passivato diventerebbe “is project of“, ma, insomma, il discorso è abbastanza chiaro.

In questo modo, si vedono i requisiti connessi al progetto anche se la relazione è valorizzata a partire dal requisito. Si noti infatti che, aprendo invece un requisito, la stessa relazione è espressa non più in forma passiva ma diretta (spec-m:requisito_di).

SPARQL Endpoint integrato e interrogazione

Dalla homepage del server lanciato (http://localhost:2020), è possibile accedere all’interfaccia di interrogazione SPARQL dell’endpoint cliccando sul link in fondo ” his AJAX-based SPARQL Explorer” (http://localhost:2020/snorql).

Notiamo, a proposito di SPARQL EndPoint Service, che l’endpoint è accessibile anche come servizio REST all’url http://localhost:2020/sparql dove, passando gli opportuni parametri (protocollo standard di interrogazione via http [6]) è possibile interrogarlo da una applicazione o da un tool esterno via GET e POST (per esempio usando JENA, [7]).

Figura 8 – L’endopoint service è accessibile anche come servizio REST all’URL http://localhost:2020/sparql.

 

Da questa pagina è possibile effettuare query SPARQL e visualizzare la lista dei risultati navigabili sempre in modalità Linked Data.

Figura 9 – Si possono effettuare query SPARQL, visualizzando poi l’elenco dei risultati navigabili.

 

Cliccando sul link dell’URI di un riga dei risultati (p.e.:  <http://localhost:2020/resource/progetto-2>) si innesca una ulteriore query di dettaglio che mostra tutte le proprietà uscenti e entranti dall’istanza.

Figura 10 – Ulteriore query di dettaglio.

 

Cliccando invece sulla piccola freccia blu associata ad ogni URI si accede alla navigazione LinkedData vista precedentemente.

È anche possibile specificare un formato differente per i risultati restituiti, cambiando il valore nel comboBox Results: i formati possibili sono le serializzazioni JSON o XML.

Federated Query

A differenza del dump che, come vedremo non ha problemi, le query federated che coinvolgono elementi di due sorgenti non sono possibili. Questo perche’ il sistema di trasformazione delle query SPARQL -> SQL ancora non gestisce correttamente le query cross database. La feature però è ovviamente molto richiesta e si sta lavorando per cercare di farla funzionare correttamente nelle future versioni. Un esempio di query federated che non può funzionare live (ma sul dump invece funziona) è:

SELECT DISTINCT ?prog_label ?requisito_label
WHERE {
       ?requisito spec-m:requisito_di ?progetto;
              rdfs:label ?requisito_label.
       ?progetto rdfs:label ?prog_label .
} ORDER BY ?prog_label ?requisito_label

La query, se effettuata live, dà un errore del tipo:

[Microsoft][Driver ODBC Excel] Il modulo di gestione di database 
          di Microsoft Office Access non è riuscito a trovare 
          l'oggetto 'Progetti'. Assicurarsi che l'oggetto esista 
          e che il nome e il percorso siano digitati correttamente.: 
          SELECT DISTINCT "T2_Requisiti$"."Titolo", "T1_Requisiti$"."Codice", 
          "T1_Requisiti$"."Tipo", "T1_Requisiti$"."IdProgetto", 
          "T3_Progetti"."Nome" FROM "Progetti" AS "T3_Progetti", 
          "Requisiti$" AS "T1_Requisiti$", "Requisiti$" AS "T2_Requisiti$" 
          WHERE ("T1_Requisiti$"."Codice" = "T2_Requisiti$"."Codice" 
          AND "T1_Requisiti$"."IdProgetto" = "T3_Progetti"."ID" 
          AND "T1_Requisiti$"."Tipo" = "T2_Requisiti$"."Tipo" 
          AND (Requisiti$.Tipo = 'fun'))

Conclusioni

In questa seconda parte della serie siamo entrati in aspetti più operativi, che ci hanno consentito di mettere le mani direttamente sulle potenzialità e sulle modalità operative con cui funziona D2R Server. Nel successivo articolo, concluderemo questa miniserie parlando di importazione di modelli, di Jena e presentando alcune note finali.

 

Riferimenti

[1] Un tutorial abbastanza completo sull’uso di D2R Server con un DB MySQL

http://sw.cs.technion.ac.il/d2rq/tutorial

 

[2] Guida per connettere una sorgente relazionale mappata tramite D2R con l’endpoint JOSEKI 2

http://www4.wiwiss.fu-berlin.de/bizer/d2rmap/usecases/joseki/D2R4joseki2.pdf

 

[3] D2R/Update Server, un tutorial sull’uso di D2R Server per effettuare query con SPARQL Update e quindi andare in scrittura sul DB

http://d2rqupdate.cs.technion.ac.il/tutorial

 

[4 ] SPARQL 1.1 Update. W3C Working Draft

http://www.w3.org/TR/2009/WD-sparql11-update-20091022/

 

[5] Configurazione del motore di mapping in DR2Server e avvio del server.

http://d2rq.org/d2rq-language#configuration

[6] Query Sparql

http://www.w3.org/TR/rdf-sparql-protocol/#query-bindings-http

[7] The D2RQ Mapping Language

http://d2rq.org/d2rq-language#sparql

 

 

 

Matteo Busanelli

Nato a Imola nel 1978, ha conseguito la laurea Specialistica in informatica nel 2005 presso l‘Università di Bologna con una tesi sull‘"Estrazione di Ontologie da Framework standardizzati EDI/XML". Per tre anni ha lavorato come ricercatore presso il centro ENEA di Bologna seguendo progetti sull‘applicazione di tecnologie semantiche a framework e standard per l‘interoperabilità come ebXML o UBL, pubblicando insieme ad altri ricercatori diversi articoli su tali argomenti.
Attualmente è consulente presso Imola Informatica S.r.l. dove si occupa di piattaforme Java EE based e progetti sul Semantic Web, e i suoi interessi principali si orientano alle piattaforme enterprise basate su middleware semantici, Ontology Engeenering e alle interfacce basate su AJAX e GWT.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Matteo Busanelli

Nato a Imola nel 1978, ha conseguito la laurea Specialistica in informatica nel 2005 presso l‘Università di Bologna con una tesi sull‘"Estrazione di Ontologie da Framework standardizzati EDI/XML". Per tre anni ha lavorato come ricercatore presso il centro ENEA di Bologna seguendo progetti sull‘applicazione di tecnologie semantiche a framework e standard per l‘interoperabilità come ebXML o UBL, pubblicando insieme ad altri ricercatori diversi articoli su tali argomenti.
Attualmente è consulente presso Imola Informatica S.r.l. dove si occupa di piattaforme Java EE based e progetti sul Semantic Web, e i suoi interessi principali si orientano alle piattaforme enterprise basate su middleware semantici, Ontology Engeenering e alle interfacce basate su AJAX e GWT.

Picture of Matteo Busanelli

Matteo Busanelli

Nato a Imola nel 1978, ha conseguito la laurea Specialistica in informatica nel 2005 presso l‘Università di Bologna con una tesi sull‘"Estrazione di Ontologie da Framework standardizzati EDI/XML". Per tre anni ha lavorato come ricercatore presso il centro ENEA di Bologna seguendo progetti sull‘applicazione di tecnologie semantiche a framework e standard per l‘interoperabilità come ebXML o UBL, pubblicando insieme ad altri ricercatori diversi articoli su tali argomenti. Attualmente è consulente presso Imola Informatica S.r.l. dove si occupa di piattaforme Java EE based e progetti sul Semantic Web, e i suoi interessi principali si orientano alle piattaforme enterprise basate su middleware semantici, Ontology Engeenering e alle interfacce basate su AJAX e GWT.
Tutti gli articoli
Nello stesso numero
Loading...

Progettazione, sviluppo e gestione del change con modelli UML, framework e strumenti open source

III parte: pubblicazione della logica applicativa

L’evoluzione di Java: verso Java 8

VI parte: SE 8, il puzzle della moneta

Command Query Responsibility Segregation pattern

II parte: Quando utilizzarlo?

JBoss 7 Application Server

I parte: Novità, struttura, installazione e configurazione

JBoss Seam: Web Application di nuova generazione

III parte: Analisi dell'applicazione

Appunti di UX design

II parte: I ruoli, gli ingredienti per una 'buona' UX

Nella stessa serie
Loading...

D2R Server per mappare e importare ontologie da DB relazionali

III parte: Dump, importazione di modelli, Jena e consigli utili

D2R Server per mappare e importare ontologie da DB relazionali

I parte: Primi passi con D2R

Mokabyte

MokaByte è una rivista online nata nel 1996, dedicata alla comunità degli sviluppatori java.
La rivista tratta di vari argomenti, tra cui architetture enterprise e integrazione, metodologie di sviluppo lean/agile e aspetti sociali e culturali del web.

Imola Informatica

MokaByte è un marchio registrato da:
Imola Informatica S.P.A.
Via Selice 66/a 40026 Imola (BO)
C.F. e Iscriz. Registro imprese BO 03351570373
P.I. 00614381200
Cap. Soc. euro 100.000,00 i.v.

Privacy | Cookie Policy

Contatti

Contattaci tramite la nostra pagina contatti, oppure scrivendo a redazione@mokabyte.it

Seguici sui social

Facebook Linkedin Rss
Imola Informatica
Mokabyte