Era
il novembre del 1998. Sono passati pochi anni, eppure
sembra sia passato un secolo. A quei tempi la minaccia
più grave nello scenario internazionale era il
Millennium Bug. La moneta di scambio era ancora la lira
e alla radio imperversavano le boy band, e Star Wars
era ancora una trilogia.
Come
molti ragazzi della mia età, ero alle prese con
il mio corso di laurea in informatica. Ero serenamente
rassegnato ad una vita da grigio burocrate, quando un
evento epocale cambiò completamente la mia percezione
della realtà: l'uscita di Matrix nelle sale cinematografiche.
Chi
è nato negli anni '80 non può capire la
portata di questo evento. Fino ad allora noi appassionati
di informatica eravamo visti dai nostri coetanei come
personaggi perlomeno stravaganti. A scuola il nostro
completo disinteresse per calcio e motori ci alienava
le simpatie dei compagni. Per i professori noi eravamo
quelli persi-nel-loro-mondo, quelli intelligenti-ma-che-non-si-applicano.
Tutte frasi di circostanza, che volevano rendere meno
evidente la loro intima convinzione che fossimo un po'
rincoglioniti.
I
nostri genitori erano seriamente preoccupati per noi.
Ricordo il flusso interminabile delle domande: "Perche'
non esci?" O ancora: "Non hai amici?"
Ma soprattutto: "Cosa fai tutto il pomeriggio davanti
al computer?". Quasi a voler intendere: "Non
potresti drogarti come tutti gli altri?"
A metà degli anni '90 l'avvento di Internet ci
fece sentire meno soli, e soprattutto portò nella
nostra vita qualcosa che prima era completa mente assente:
le donne! Il fischio ritmico del modem a 56K segnava
l'ingresso in un mondo fantastico, in cui Pamela Anderson
e compagne, sdraiate su spiagge esotiche, ci guardavano
maliziose inguainate in costumi da bagno due taglie
più stretti.
Matrix
cambiò tutto. Le notti passate a decompilare
le direttive di I/O del Commodore 64 avrebbero finalmente
reso i loro frutti: le pance gonfie di fonzies e coca
cola sarebbero state il nostro biglietto di ingresso
in un mondo in cui il nostro valore sarebbe stato finalmente
riconosciuto. Nel mondo virtuale avremmo potuto volteggiare
fieri con i nostri impermeabili di pelle nera, i nostri
occhiali Rayban (tondi per i buoni, squadrati per i
cattivi) e i nostri fucili M60 a ripetizione. Donne
stupende come Carrie Ann Moss ("The Matrix"),
Sandra Bullock ("The Net") e Angelina Jolie
("Hackers") sarebbero rimaste rapite dalla
nostra competenza su protocolli di rete, algoritmi di
routing e attacchi informatici.
L'abilità
al pallone o lo spessore degli addominali non sono di
nessun aiuto nel cyberspazio: l'importante è
la capacità di stanare un bug dal kernel di Linux
con un'occhiata ai file di log. Le competenze meccaniche
necessarie per truccare la marmitta di un cinquantino
vengono ridicolizzate dalla capacità di trasformare
un vechio 386 in un'efficente Linux Box capace di solcare
le reti e scatenare attacchi hacker capaci di mettere
in ginocchio un intera nazione. In una serata indimenticabile
fummo tutti promossi da sfigati antisociali ad Eroi
dell'Era dell'Informazione.
Convinto
di appartenere alla Schiera degli Eletti, cominciai
a lavorare giorno e notte ad un editor Java che, con
poca fantasia chiamai Ginipad. Ginipad era il mio Linux.
Il mio Napster. Nella mia fervida immaginazione, Ginipad
era la killer application che il mondo attendeva con
ansia. Non appena avessi trovato qualche corsaro del
capitalismo con sufficiente lungimiranza, Ginipad sarebbe
sbarcato al NASDAQ, triplicando le proprie quotazioni
in poche ore.
Ma
dal momento che nessuno si faceva vivo, decisi di prendere
l'iniziativa, e scrissi una mail alla leggendaria Redazione
di Mokabyte, sperando che almeno loro capissero la portata
del mio lavoro. Visto il successo dell'iniziativa, decisi
retrospettivamente di classificare questa iniziativa
come la magistrale applicazione di una strategia di
hacking sociale.
Da
allora ho scritto più di quaranta articoli per
Mokabyte, ed ho preso parte a molte delle iniziative
didattiche ed editoriali che Giovanni Puliti, il nostro
instancabile direttore, sforna a ciclo continuo. Mokabyte
è diventato un po' il mio biglietto da visita.
In università le mie collaborazioni mi hanno
procurato una inaspettata popolarità. Oramai
ho perso il conto delle persone che ho conosciuto grazie
a Mokabyte. Alcune di queste conoscenze sono maturate
in vere e proprie amicizie, che sono andate ben oltre
la passione per il linguaggio Java.
Con
gli anni le promesse della New Economy si sono sgonfiate.
Oramai è chiaro che quello che la gente vuole
dalla Rete sono le chat, i videogiochi portatili, la
pornografia amatoriale ed oggetti ingegnosi da connettere
al PC (spesso di dubbia utilità, come il kit
per fonduta USB Powered in vendita su http://www.thinkgeek.com/stuff/41/fundue.shtml).
Questa commistione tra gioco ed erotismo è particolarmete
evidente nel mercato delle console per videogiochi:
i nomi Playstation e Gameboy sono un chiaro omaggio
al mensile Playboy; il nome della console Microsoft
X-Box è un richiamo subliminale a luoghi segreti
a luci rosse, e per quanto riguarda le console della
Sega... direi che il sottointeso è piuttosto
grossolano.
E'
vero: non sono diventato il nuovo Bill Gates, e il mio
proposito di diventare Imperatore delle Sette Galassie
Riunite e di sottomettere l'odiosa razza umana è
clamorosamente fallito. Ma nel mio piccolo ho avuto
l'onore di collaborare all'oramai leggendario ldblquote
Manuale Pratico di Java", che da cinque anni sta
aiutando migliaia di persone ad avvicinarsi al mondo
di Java. Ancora oggi mi stupisco nel ricevere email
per richieste di chiarimenti su articoli pubblicati
mesi o anni fa.
Quanto
a Ginipad, oramai è diventato un interessante
caso di studio sui vantaggi del riuso. Ogni aspetto
del progetto è stato oggetto di discussione nei
principali esami del mio corso di studi (Ingegneria
del Software, Laboratorio di Progettazione, Progettazione
di Sistemi Real Time, Sistemi Distribuiti, Interazione
Uomo-Macchina, Linguaggi e Traduttori) nonché
della mia tesi finale ("Progetto di un Parser Semantico
per l'analisi Real Time di Codice Java"). E anche
se non ho mai raggiunto la notorietà di Linus
Torwald, ho ricevuto decine di E-Mail di ringraziamento
da tutto il mondo (America, Inghilterra, Cina, orea,
India, Pakistan...), in particolar modo da parte di
docenti di informatica che hanno scelto Ginipad come
strumento didattico per corsi di Java base. E anche
se le donne non sono cadute ai miei piedi come avrei
sperato, ho comunque trovato una ragazza abbastanza
misericordiosa da sposarmi e da donarmi due figlie meravigliose.
Il miracolo di una vita che nasce è l'unica cosa
che riesce ad esprimere il vero significato della parola
"creazione", un termine spesso usato a sproposito
nella letteratura informatica .
Infine
ho capito, dopo anni di studi, che se mai i computer
dovessero diventare intelligenti, farebbero qualcosa
di peggio che scatenare la terza guerra mondiale. Istituirebbero
un sindacato. E se mai questo dovesse succedere, il
cyberspazio tornerebbe ad essere un luogo triste e noioso,
popolato da grigi burocrati.
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