MokaByte 100 - 8bre 2005
 
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Massimiliano Bigatti
mbigatti@mokabyte.it

Mokabyte è stata la rivista che ha pubblicato il mio primo articolo. Lavoravo per un'azienda poco interessata al mondo Java, che però mi concesse la possibilità di partecipare ad una presentazione di Java3D.
Fu quello l'argomento di questo primo articolo.
L'incontro si tenne nella sede SUN di Agrate Brianza (Milano). Fu la mia prima frequentazione con Workstation di SUN, sistemi Solaris e Technology Evangelist Java. Un mondo per me nuovo ed interessante.
Nei successivi (quasi) sei anni ho avuto l'onore di scrivere per quasi tutte le riviste di programmazione edite in Italia, e per molte dedicate a Linux ed al mondo Macintosh, sempre mantenendo una attiva collaborazione con Mokabyte.
Con MB si è instaurato un bel rapporto. Penso solo all'entusiasmo per il mio libro "Java e Open Source", per cui la redazione ha scritto la prefazione.
Tornando all'incontro su Java3D, è interessante fare un'osservazione. Erano i tempi del JDK 1.1 e Swing/JFC muoveva i primi passi.
Sono trascorsi molti anni, un'eternità nell'era di Internet, ma alcuni dei problemi presenti ai tempi sono rimasti inrisolti. Ricordo che si parlava del problema ad utilizzare Java3D e Swing. In realtà il punto centrale era la convivenza di AWT e Swing, che non sono altro che due modi diversi per intendere le interfacce utente. Oggi gli stessi "problemi" ci sono ancora, anche se all'orizzonte si profilano soluzioni alternative, come SWT.
Ma questo vuol forse dire che la piattaforma Java non è cresciuta in questi anni?
Con tutte le API e varianti (si pensi a JavaEE, JavaME) non è possibile asserirlo.
In realtà questi aspetti ricorrenti sembrano più un'espressione di stabilità e continuità. Il modello di programmazione, giusto o sbagliato che fosse, è rimasto il medesimo per diversi anni. Sicuramente un vantaggio per lo sviluppatore. In altre parole, forse con Swing non si è presa la strada più giusta, ma almeno si è mantenuta.
E non è poco.
Tornando a noi, Mokabyte sembra invece aver presto subito la strada giusta, tranne forse per la scelta del colore verde per il carattere del testo dell'articolo, che non è il massimo della leggibilità. Ad ogni modo l'ha mantenuto, ed ancora oggi lo mantiene, ed insieme mantiene il suo impegno nella diffusione di contenuti di alta qualità per il mondo Java. Con stabilità e continuità per ben, fino ad oggi, 100 numeri. E non è poco.

 
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Massimiliano Bigatti
mbigatti@mokabyte.it

Mokabyte è stata la rivista che ha pubblicato il mio primo articolo. Lavoravo per un'azienda poco interessata al mondo Java, che però mi concesse la possibilità di partecipare ad una presentazione di Java3D.
Fu quello l'argomento di questo primo articolo.
L'incontro si tenne nella sede SUN di Agrate Brianza (Milano). Fu la mia prima frequentazione con Workstation di SUN, sistemi Solaris e Technology Evangelist Java. Un mondo per me nuovo ed interessante.
Nei successivi (quasi) sei anni ho avuto l'onore di scrivere per quasi tutte le riviste di programmazione edite in Italia, e per molte dedicate a Linux ed al mondo Macintosh, sempre mantenendo una attiva collaborazione con Mokabyte.
Con MB si è instaurato un bel rapporto. Penso solo all'entusiasmo per il mio libro "Java e Open Source", per cui la redazione ha scritto la prefazione.
Tornando all'incontro su Java3D, è interessante fare un'osservazione. Erano i tempi del JDK 1.1 e Swing/JFC muoveva i primi passi.
Sono trascorsi molti anni, un'eternità nell'era di Internet, ma alcuni dei problemi presenti ai tempi sono rimasti inrisolti. Ricordo che si parlava del problema ad utilizzare Java3D e Swing. In realtà il punto centrale era la convivenza di AWT e Swing, che non sono altro che due modi diversi per intendere le interfacce utente. Oggi gli stessi "problemi" ci sono ancora, anche se all'orizzonte si profilano soluzioni alternative, come SWT.
Ma questo vuol forse dire che la piattaforma Java non è cresciuta in questi anni?
Con tutte le API e varianti (si pensi a JavaEE, JavaME) non è possibile asserirlo.
In realtà questi aspetti ricorrenti sembrano più un'espressione di stabilità e continuità. Il modello di programmazione, giusto o sbagliato che fosse, è rimasto il medesimo per diversi anni. Sicuramente un vantaggio per lo sviluppatore. In altre parole, forse con Swing non si è presa la strada più giusta, ma almeno si è mantenuta.
E non è poco.
Tornando a noi, Mokabyte sembra invece aver presto subito la strada giusta, tranne forse per la scelta del colore verde per il carattere del testo dell'articolo, che non è il massimo della leggibilità. Ad ogni modo l'ha mantenuto, ed ancora oggi lo mantiene, ed insieme mantiene il suo impegno nella diffusione di contenuti di alta qualità per il mondo Java. Con stabilità e continuità per ben, fino ad oggi, 100 numeri. E non è poco.