MokaByte
Numero 18 - Aprile 1998
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Giovanni Puliti |
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Come
gli anni precedenti, la sede scelta è stata San Francisco,
letteralmente invasa, per i quattro giorni della manifestazione, da una
folla di persone facilmente identificabili grazie ai numerosi gadget che
venivano forniti ad ogni iscritto.
Il numero dei
partecipanti, sopratutto se confrontato con gli anni passati, può
dare indirettamente una conferma della crescita di Java e dell’interesse
che vi ruota attorno: voci ufficiose stimavano infatti il pubblico
intorno alle 14000 presenze, contro le 5000 e 10000 delle edizioni
passate.
A parte
i facili entusiasmi, devo dire che, in tutto il gigantesco mare di informazioni
e di novità presentate, si è avuta l’impressione di assistere
a qualcosa di nuovo per quanto riguarda Java: che questo potesse essere
l’anno del definitivo conscramento di Java e della tecnologia annessa,
lo si è capito subito in base ad alcuni segnali che sono arrivati
alla platea dei partecipanti, ma soprattutto in base al nuovo atteggiamento
di Sun nei confronti del linguaggio.
Infatti, mentre
i primi due anni dell’era Java (ricordo che un anno Java, si misura, come
amano scherzosamente dire da quelle parti, a partire dalla conferenza JavaOne,
e dura esattamente 12 mesi), hanno rappresentato la scoperta di Java (si
può parlare di scoperta dato che molto probabilmente nemmeno Sun
poteva immaginare il successo che avrebbe avuto), e successivamente
i primi passi verso qualcosa che si potesse definire seriamente linguaggio
di sviluppo (con la verisone 1.1 del JDK finalmente si sono introdotti
gli elementi essenziali, come la gestione dei database, per poter sviluppare
con tale linguaggio).
In questo periodo
Sun ha creduto molto nelle proprie mosse, ma al tempo stesso ha sempre
mantenuto un atteggiamento di estrema prudenza, per non commettere
passi falsi che potessero screditare Java, proprio nel momento più
delicato, quello della creazione e della definizione della piattaforma.
In tutto questo
periodo il molto software rilasciato e le novità tecnologiche
presentate, sono sempre state appoggiate dalla casa, la quale
però non si è mai sbilanciata più di tanto
in affermazioni su quelle che potessero essere le reali possibilità
di Java, lasciando in un certo senso l’iniziativa agli sviluppatori
di verificarne l’utilizzabilità per i propri scopi.
Adesso qualcosa
sembra essere cambiato: Sun ha scoperto le carte ed ha mostrato una insolita
sicurezza nei confronti di quello che attualmente è il suo
punto di forza: la tecnologia Java.
Parlando sia
con altri giornalisti presenti, che con semplici partecipanti,
ho potuto convalidare le mie impressioni, secondo le quali questo dovrebbe
essere l’anno in cui Java si proporrà, oltre che come il linguaggio
multipiattaforma, orientato alla connessione, alla sicurezza ed alla multimedialità,
come uno strumento solido per essere utilizzato in tutti i settori dello
sviluppo, in maniera efficace.
Due
sono forse i punti fondamentali su cui si è puntato alla conferenza:
Java come piattaforma globale, e Java come piattaforma standard.
Nel primo caso
si è fatto riferimento al cosiddetto Spazio Virtuale Java,
un ambiente multiapiattaforma e multiporpose, composto da device
eterogenei in grado di far eseguire una JVM: in tale insieme di oggetti
possiamo trovare sia un Personal Computer o Workstarion (indipendentemente
dal sistema operativo), sia un telefono cellulare, sia i piccoli
sistemi dotati di chip incorporati compatibili con Java (dalle carte di
credito intelligenti, a sistemi di riconoscimento incorporati in oggetti
di uso quotidiano, come il JavaRing), tutti dotati di JVM incorporata e
quindi in grado di eseguire una applet o una applicazione.
Per globalizzazione
di Java si intende inoltre il fatto che, con le ultime API orientate alla
multimedialità (Java2D, Java3D, e Java MIDI), le nuove per la gestione
della sicurezza, od infine quelle per la programmazione Server Side
(Servlet API), Sun ha volutamente coprire tutti i settori dello sviluppo,
dando vita ad un linguaggio utilizzabile per la realizzazione di ogni tipo
di applicazione.
Nuova
presentazione di JDK
Fra tutte le
novità presentate vi era un assente piuttosto importante, il JDK
1.2, per il quale sembra che si debba attendere ancora fino alla fine dell’anno.
Anche se in realtà tale assenza deve essere commentata piuttosto
dettagliatamente.
Innanzi tutto
si deve dire che buona parte del software che compone questa nuova versione
è già disponibile come parte a se stante o come componente
della versione beta, ma in ogni caso (quasi) perfettamente funzionante.
Inoltre nei
giorni immediatamente precedenti la conferenza è stata rilasciata
la versione 1.2 in beta 3, versione che, pur non definitiva, può
essere considerata sostanzialmente una prova generale della finale, e dalle
prove fatte da noi della redazione risulta essere piuttosto stabile.
Per questi motivi
credo che il ritardo accumulato sia in parte perdonabile, nonostante un
certo imbarazzo fosse presente fa gli uomini di Sun.
Semmai è
importante soffermare l’attenzione sull’atteggiamento della casa che, per
quanto riguarda la modalità di presentazione dei nuovi prodotti,
è molto cambiato rispetto al passato: l’esperienza infatti della
versione 1.1, quando il pubblico degli sviluppatori è stato letteralmente
sommerso dalle novità, deve aver insegnato qualcosa.
Allora non fu
facile per nessuno stare al passo con le novità proposte, e solo
dopo un periodo più o meno lungo di studio intenso, si poté
avere pieno possesso di tutte le nuove feautures.
Questa volta
invece le nuove caratteristiche del linguaggio sono state annunciate per
tempo, e rilasciate un po’ più dilazionate in modo da permetterne
una più facile assimilazione.
In parte questo
atteggiamento è dovuto a cause di forza maggiore (il ritardo non
era certo voluto), in parte forse ad una precisa scelta operativa.
Conclusione
Al termine della
quattro giorni si possono tirare le somme, per capire cosa ci sia di nuovo
da attendersi da Java, e sopratutto quale sarà il futuro sviluppo
di tale settore dell’informatica: sicuramente il JDK 1.1, che inizia
ad essere finalmente stabile, rappresenta una ottimo punto di partenza.
Anche
se ancora non è possibile averne una versione definitiva la versione
1.2 rappresenta lo sforzo definitivo di Sun di colmare le carenze della
versione precedente: per la fine dell’anno credo che potremmo iniziare
ad contare finalmente su un prodotto completo, robusto, stabile.
Le nuove proposte
viste alla conferenza, sopratutto i device embedded, diverrano sempre
più una realtà, permettendo a Java di entrare nella vita
di tutti i giorni senza grossi sconvolgimenti. Questo credo
che sia l’unico modo per decretare effettivamente il successo o meno di
una tecnologia, e di testarne l’effettiva utilità.
Non resta che
attendere i prossimi mesi per vedere se effettivamente quello visto a J1
possa divenire realtà o solamente promesse difficilmente traducibili
in applicazioni pratiche.
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