MokaByte
Numero 18 - Aprile 1998
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Matteo Baccan |
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JAVA Studio
è un nuovo ambiente di sviluppo RAD prodotto da SUN che si basa
sul JDK 1.1.3 e che permette di realizzare applicazioni Java in modo completamente
visuale. Per ottenere un'applicazione non è necessario scrivere
manualmente del codice, ma è sufficiente impostare delle proprietà
all'interno dei vari Wizard e Customizer disponibili, lasciando a JAVA
Studio il compito di generare il codice necessario al funzionamento dell'applicazione.
L'ambiente
L'installazione
di JAVA Studio occupa circa 40 MB di spazio sul disco fisso.
Oltre al JDK
1.1.3 e all'ambiente di sviluppo vero e proprio, vengono installati anche
vari esempi esplicativi delle funzionalità del prodotto, e la documentazione
in linea in formato HTML. L'ambiente di sviluppo si presenta diviso in
tre parti:
All'interno di altri strumenti, normalmente, è invece possibile gestire elementi non visuali e elementi d'interfaccia utilizzando lo stesso editor grafico, tipicamente il Form Designer.
Una
visione d'insieme
Iniziamo ad
analizzare più in dettaglio le caratteristiche dei tre ambienti
presenti all'interno di JAVA Studio. Il primo di questi è la Main
Window, che contiene una palette divisa in sette pagine (o tab), ognuna
delle quali fornisce allo sviluppatore una determinata categoria di componenti
che possono essere utilizzate nell'applicazione. Le pagine disponibili
sono le seguenti:
I
Connettori
La prima cosa
che si nota non appena si inserisce un control di qualsiasi tipo all'interno
della GUI Window è la comparsa, all'interno della Design Window,
di un oggetto chiamato "connettore". I connettori sono associati ad ogni
tipo di oggetto inserito nella Design Window; alcuni oggetti, addirittura,
sono formati da soli connettori. Un connettore rappresenta visivamente
il modo con cui il componente ad esso associato può leggere dei
dati in input e restituire dei valori di output. Cerchiamo di chiarire
questo concetto con un esempio. Supponiamo di avere a disposizione un control
di tipo Slider. Un control di questo tipo, dal punto di vista grafico,
non è altro che una barra che contiene un cursore in grado di muoversi
al suo interno.
Gli attributi di input di uno Slider possono essere, ad esempio, il suo valore minimo, il valore massimo, il valore iniziale, il colore, lo stato di attivazione e così via. Il valore di output è invece costituito dalla posizione attuale del cursore interno dello Slider. A questo punto, supponiamo di dover inserire un secondo control all'interno della GUI Window. In particolare, immaginiamo di dover inserire un control di tipo TickerTape. Un control di questo tipo si limita a visualizzare sulla finestra una scritta in movimento. A questa scritta può essere associato un attributo temporale, che non rappresenta altro che un elemento di input del control TickerTape. A questo punto abbiamo la possibilità di utilizzare un attributo in output, il cui valore viene restituito dallo Slider, e un attributo in input, accettato dal componente TickerTape. All'interno della finestra di design è possibile collegare i connettori di questi componenti, utilizzando il mouse per tracciare una riga dall'input del primo all'output del secondo. La conseguenza di questa connessione sarà che, muovendo il cursore dello Slider, la velocità di scroll del TickerTape aumenterà o diminuirà in base alla posizione attuale di tale cursore.
Come modalità di funzionamento, la logica dei connettori è un po' diversa rispetto al normale modo di lavorare tipicamente utilizzato con strumenti di sviluppo di tipo visuale. Grazie ai connettori, però, diventa molto semplice definire delle applicazioni in cui risulti ben chiara la progettazione delle varie finestre.
Il
tutorial
Una parte molto
apprezzabile di JAVA Studio è il tutorial, che spiega, molto chiaramente,
come introdurre dei componenti all'interno di un'applicazione, e come utilizzare
in modo corretto i connettori. L'intera documentazione fornita con il prodotto
è in formato HTML, ed è possibile consultarla utilizzando
qualsiasi browser Web. Viene fornita insieme al prodotto anche una versione
leggermente modificata di HotJava, che può essere utilizzata per
navigare normalmente all'interno di siti Web, ma è soprattutto progettata
per permettere agli utenti di JAVA Studio di comunicare le proprie impressioni
agli sviluppatori di questo strumento. Infatti è stato aggiunto
un comando al menu principale, tramite il quale è possibile inviare
dei messaggi di posta elettronica al supporto tecnico SUN, per segnalare
eventuali malfunzionamenti del prodotto.
L'accesso
ai dati
Uno degli aspetti
più importanti di qualsiasi moderno prodotto di sviluppo, è
sicuramente quello relativo all'accesso a database. Al riguardo JAVA Studio
dà la possibilità di connettersi a qualsiasi tipo di database,
utilizzando un driver JDBC. Durante lo sviluppo dell'applicazione, per
potersi collegare alle finestre create con JAVA Studio, è necessario
spostarsi nella palette che contiene i vari componenti legati ai database
ed inserire un componente non visuale di tipo Simple DB-Access all'interno
della finestra. A questo punto è possibile accedere alle proprietà
di questo componente, e impostare, prima di tutto, alcune caratteristiche
che servono per identificare il driver che verrà utilizzato. La
prima caratteristica da cambiare riguarda lo User Name e la Password della
connessione. Questi due dati dovranno poi essere confermati all'atto dell'effettiva
connessione dell'applicazione col database. Oltre a questi parametri, sicuramente
si dovranno specificare anche i parametri relativi alla connessione fisica
al driver, cioè URL e Driver. Il primo parametro indica quale tipo
di connessione si vuole utilizzare. I tipi di connessione disponibili sono
tre:
Driver nativo. In questo caso è sufficiente costruire l'URL nella forma
jdbc:<driver>:<directory>
dove il primo parametro indica che stiamo effettuando un collegamento tramite JDBC; il secondo specifica il driver da utilizzare, ed il terzo indica la directory nella quale andare a reperire le tabelle da utilizzare.
JDBC-ODBC Bridge. Con questa modalità è possibile attivare l'interfaccia verso il mondo dei Driver ODBC. Per attivare questa caratteristica bisogna modificare il valore dei parametri URL e Driver. Nel primo parametro occorre specificare che viene eseguito un collegamento tramite interfaccia ODBC, ed il nome del datasource utilizzato, nel formato:
jdbc:odbc:<nome del datasource>
I primi due identificatori indicano che si intende utilizzare il "ponte" tra JDBC e ODBC, mentre l'ultimo è il nome del datasource, come indicato all'interno della maschera di configurazione dei driver ODBC. Nel parametro Driver, invece, occorre specificare quale driver dovrà usare la nostra applicazione per sfruttare il "ponte". Questo driver normalmente è
sun.jdbc.odbc.JdbcOdbcDriver
Database con JDBC driver. Nel caso in cui si vogliano utilizzare driver JDBC prodotti da terze parti, i due parametri di configurazione sono utilizzati a discrezione del produttore del driver JDBC, e devono essere utilizzati come dalle specifiche dei singoli prodotti utilizzati.
Dopo aver inserito
nella finestra il componente di accesso al database Simple DB-Access
è possibile utilizzare questa connessione sia tramite dei componenti
di tipo ValidationTextField, sia tramite dei componenti di tipo
TableOutput. Nel primo caso la connessione verrà effettuata
fra un singolo campo e un classico control di edit, mentre nel secondo
caso la tabella selezionata all'interno del componente Simple DB-Access
verrà visualizzata in una griglia. Una caratteristica interessante
legata a questa modalità di lavoro è legata al fatto che,
se vengono connessi diversi oggetti allo stesso componente Simple DB-Access,
ogni modifica apportata ad uno di essi aggiorna automaticamente tutti quelli
ad esso collegati. Per esempio, se viene effettuata una connessione tra
un Simple DB-Access ed un componente TableOutput, e una seconda
connessione tra lo stesso Simple DB-Access ed un componente ValidationTextField,
si vedrà che, spostando il cursore all'interno della griglia, l'aggiornamento
del valore visualizzato dal control di edit verrà effettuato in
modo automatico.
La
generazione
Dopo aver creato
una applicazione con JAVA Studio, si può passare alla generazione
del programma corrispondente. La fase di generazione permette di scegliere
tra quattro opzioni diverse:
Importazione
di Bean
Una delle parti
più interessanti di JAVA Studio è costituita dalla possibilità
di importare dei bean creati con altri strumenti di sviluppo. Questa
apertura verso l'esterno permette sicuramente al programmatore più
smaliziato di personalizzare la propria palette di oggetti, e addirittura
di creare dei propri componenti personalizzati utilizzando questo ambiente
di sviluppo. L'importazione di bean è altresì interessante
perché permette, anche a chi non è in grado di creare oggetti
per proprio conto, di utilizzare in modo molto semplice quelli messi a
disposizione da altri programmatori. In confronto ad altri ambienti di
programmazione, sicuramente JAVA Studio è quello più semplice
ed intuitivo per quanto riguarda la creazione di oggetti e il loro inserimento
all'interno della palette degli strumenti.
Conclusioni
Ho avuto la
fortuna di provare anche la versione per SUN Solaris di questo prodotto
e la cosa veramente lodevole è che i due ambienti sono praticamente
identici, e tutte le applicazioni prodotte con uno dei due strumenti possono
essere riutilizzate con l'altro.
Sicuramente JAVA Studio è un prodotto interessante, perché permette in modo semplice ed intuitivo di creare applicazioni Java, senza conoscere minimamente la struttura del codice utilizzato per crearle. D'altro canto, è necessario avere almeno una minima conoscenza di SQL per connettere dei database ad una qualsiasi finestra, e una discreta conoscenza di Java per poter connettere dei bean alle proprie applicazioni. Sicuramente un programmatore esperto, che si trova nell'impossibilità di scrivere del codice sorgente, può rimanere un po' spiazzato dall'architettura di JAVA Studio, ma i programmatori meno esperti, o chi non ha intenzione di utilizzare Java al massimo livello, magari solo perché deve sviluppare delle piccole parti di un progetto, o semplicemente perché non è un programmatore professionista, grazie alla possibilità di delegare la generazione del codice allo strumento, può trovare un grande conforto nell'utilizzare un prodotto come questo.
Bibliografia
[1] Informazioni
su java: www.javatoday.com.
[2] Sito Lotus:
www.sun.com.
[3] Sito di
OpenJ Builder: www.borland.com.
[4] Sito di
PowerJ++: www.powersoft.com.
[5] Yuri Bettini,
"OOP e Java" DEV 38, 39, Edizioni Infomedia 1997.
[6] Michele
Sciabarrà, "Lezioni di Java" Computer Programming 53, 54,
55, 56, 57 Edizioni Infomedia 1996/1997.
[7] Michele
Sciabarrà "Java: il JDBC" Computer Programming 61 Edizioni
Infomedia 1997.
[8] Michele
Sciabarrà, "Cos'è Java" e "Dissolvenze in Java",
Computer Programming 48, Edizioni Infomedia 1997.
[9] James Gosling,
"Core Java", Addison-Wesley 1996.
[10] David Flanagan,
"Java in a Nutshell", O'Reilly & Associates 1996.
[11] Michael
Morrison et al., "Java Unleashed", Sams.net Publishing 1997.
Matteo Baccan è uno specialista di progettazione e sviluppo in C++. È coautore di dBsee 4 e dBsee++, ed autore di dBsee400. Attualmente si occupa dello sviluppo della versione per AS400 di dBsee++ presso ISA Italian Software Agency. Può essere contattato tramite e-mail all'indirizzo mbaccan@infomedia.it |
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