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113 dicembre
, anno 2006

Ant, la formica operosa che beve caffè

II parte

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Giovanni Puliti

Giovanni Puliti ha lavorato per oltre 20 anni come consulente nel settore dell’IT e attualmente svolge la professione di Agile Coach. Nel 1996, insieme ad altri collaboratori, crea MokaByte, la prima rivista italiana web dedicata a Java. Autore di numerosi articoli pubblicate sia su MokaByte.it che su riviste del settore, ha partecipato a diversi progetti editoriali e prende parte regolarmente a conference in qualità di speaker. Dopo aver a lungo lavorato all’interno di progetti di web enterprise, come esperto di tecnologie e architetture, è passato a erogare consulenze in ambito di project management. Da diversi anni ha abbracciato le metodologie agili offrendo ad aziende e organizzazioni il suo supporto sia come coach agile che come business coach. È cofondatore di AgileReloaded, l’azienda italiana per il coaching agile.

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Ant, la formica operosa che beve caffè

II parte

Giovanni Puliti

Giovanni Puliti

  • Questo articolo parla di: Frameworks & Tools, Processi di sviluppo, Programmazione & Linguaggi

Prosegue la trattazione sul famoso tool di build fatto in Java: questo mese presentiamo un file di esempio completo con il quale realizzare le più comuni operazioni durante lo sviluppo di un progetto JavaEE.

Dopo l‘articolo introduttivo del mese scorso, proseguiamo questo mese con la presentazione di un file di build di esempio che raccoglie le più comuni operazioni necessarie durante lo sviluppo di un progetto JavaEE. Non abbiamo certamente la pretesa di presentare una soluzione univer-sale adatta a ogni programmatore e ogni caso specifico, ma piuttosto fornire gli spunti da cui poi partire per creare file di build personalizzati e specifici per le varie esigenze.

Un build.xml per tutte le stagioni

Di seguito riporto un esempio di file build.xml utilizzato in alcuni dei progetti JavaEE sui quali ho lavorato: non ho la pretesa di fornire la risposta a tutte le esigenze di ogni program-matore che leggerà  questo articolo, ma piuttosto fornire una base (già  piuttosto completa a dire il vero) dalla quale partire per la realizzazione di build file personalizzati più potenti e specifici.
I target contenuti nel file permettono la compilazione, il build globale e il deploy di una ap-plicazione EJB, e forniscono anche la possibilità  di eseguire le invocazioni di sessions ed enti-ties da parte di client standalone.
Per prima cosa vediamo pezzo per pezzo i passaggi più importanti del file. In allegato il letto-re potrà  trovare il file completo.


Inizializzazione: definizione delle variabili di lavoro

Il file come al solito inizia con l‘intestazione XML e il nome del progetto Ant




 

dove viene definito il target di default e la directory radice del progetto: definire questa posi-zione  è utile perché permette di semplificare e in qualche modo automatizzare il processo di composizione delle varie variabili necessarie per le operazioni di compilazione, build, deploy ed esecuzione finale.
A partire dalla directory base di progetto, come si puà  notare, si possono comporre tutte le localizzazioni delle altre directory:

 
  
  
  
  
  
  
 

Le definizioni appena viste mappano quindi una struttura di directory di progetto ben preci-sa, che in questo caso è organizzata in qusto modo:

– directoy_radice_progetto

 – src: la directory con i sorgenti.
 – classes: la directory con i compilati.
 – resources: la directory contenente risorse di vario tipo da cui accingere per compilare.
 – releases: la directory con i build di progetto.
 – temp: una directory di appoggio utile per le fasi intermedi di produzione.
 – lib: una directory dove sono posizionate tutte le librerie di progetto necessarie per le fasi di compilazione e build.

Parlando di configurazione di lavoro utile provvedere anche a impostare i vari parametri re-lativi alla connessione JDBC verso il database utilizzato nel progetto.
Questa sezione è utile per automatizzare la creazione e popolamento del db utilizzato dalla applicazione (si veda il target successivo “create-db”).
Di seguito è riportato il blocco con la configurazione per la connessione  JDBC:

  
  
  
  
  
  
  
  
  
   
  
    
  
  

Si noti il riferimento al driver JDBC che deve essere inserito nel classpath del runtime Ant (in questo caso il driver verrà  inserito nella directory lib utilizzata per comporre il classpath).
Per quanto concerne il deploy in ambito enterprise, può essere utile definire il nome dell‘ar-chivio che verrà  creato durante la fase di build: in questo caso si è deciso quindi di definire una variabile apposita


Volendo deployare in un application server come JBoss o Tomcat, dove il deploy può essere fatto con una semplice operazione di copia, è necessario definire dove copiare i file di build; questa cosa si può ottenere banalmente definendo in una variabile il path assoluto, come ad esempio:


   

Una alternativa più elegante (ma che richiede una  opportuna configurazione della shell di esecuzione), prevede l‘utilizzo della proprietà  “env” che è associata al set di variabili di am-biente:



  
 


Setup dell‘ambiente

Spesso possono risultare drammaticamente utili alcuni task che effettuano alcune operazioni di preconfigurazione dell‘ambiente di lavoro, specialmente in quei casi in cui si lavora in un team e si condivide il progetto su un repository CVS: alla prima operazione di checkout fra i vari file il nuovo membro del team si troverà  anche tutte le risorse necessarie per configurare la propria piattaforma di lavoro (librerie, ma anche file di configurazione dell‘application server, script di creazione SQL, etc..).
Molto comodo in questo contesto è il seguente target che si connette al database e tramite uno script SQL, recuperato dalla directory di risorse (${basedir}/sql), esegue una inizializza-zione delle tabelle.
Di fatto non ci sono limiti alle operazioni che si possono eseguire sul database con questa tecnica dato che nel file SQL è possibile inserire un numero arbitrario di operazioni (di crea-zione, di popolamento, cancellazione).

 
   
  
  
     url="${db.jdbc.url}"
   userid="${db.userid}"
   password="${db.password}"
   src="${basedir}/sql/${sql.createDB}">
   
    
   

  

 

Accanto alle operazioni di creazioni delle tabelle nel database, spesso è necessario configura-re l‘application server per consentire la connessione al database. In JBoss questa operazione  è molto semplice e corrisponde a copiare un file XML (il datasource file) nella directory di deploy.
Anche se per la sua semplicità  questa operazione potrebbe essere eseguita manualmente, per evitare dimenticanze (specie nei nuovi membri del team appena arrivati), ho introdotto nel mio file di build questo semplice target:


 
  
  
 

Ovviamente una organizzazione comoda potrebbe essere quella di riunire tutti i task di setup in modo piuttosto semplice, tramite la composizione delle dipendenze:



 

Compilazione

Un target classico e praticamente omnipresente: quello della compilazione. Molto utile il ri-ferimento alla dir client di JBoss che consente di risolvere ogni riferimento a API e librerie di EJB ma non solo; chiunque abbia in qualche modo sviluppato applicazioni EJB, sa che la ri-soluzione delle varie librerie client EJB-JavaEE non è mai una cosa semplice, e quindi ap-prezzerà  certamente la soluzione adottata, efficace quanto semplice.

 
 
  
  
     destdir="${classes.dir}"
   debug="on"
   deprecation="on"
   optimize="off"
  >
   
    
     
    

   

   
  

 

Creazione dell‘archivio jar e deploy

Questo target crea il file jar di deploy (quindi in questo caso si fa esplicito riferimento ad una applicazione EJB) tramite il quale è possibile eseguire poi il deploy della applicazione. Si noti come sia possibile, anche se non necessario, eliminare i riferimenti alle classi che non appar-tengono alla parte server (sono le classi client di test):

 
 
  
  
   
    
   

   
    
    
    
    
   

  

 

 
si noti che questo target porta alla creazione dell‘archivio utilizzando come nome quanto de-finito nella variabile ${archive.name}.
Si noti anche la presenza del sotto-tag zipfileset che consente di creare un set di risorse da inserire nell‘archivio: in questo caso si tratta dei vari deploy descpritor file (in formato XML), che verranno inseriti, come da specifica, nell‘archivio jar nella sotto dir META-INF.

Infine il seguente target permette di eseguire il deploy della applicazione in JBoss della applicazione (in questo caso il deploy si riduce ad una semplice operazione di copia nella cartella di deploy dell‘application server):


 
  
  
 


Esecuzione del client EJB

Una operazione banale ma spesso piuttosto macchinosa è quella che prepara la configurazio-ne dell‘ambiente di esecuzione del client per la connessione a componenti EJB remoti. In questo caso la difficoltà  (o meglio la scomodità ) consiste nel comporre il classpath con tutte le librerie necessarie per risolvere le classi EJB  (i packages javax.ejb.*) e per la connessione al JNDI context.
Anche in questo caso Ant, grazie all‘utilizzo delle variabili definite nela target init, permette di risolvere brillantemente e con poco lavoro questo problema: di fatto prendendo come ba-se la directory di installazione di JBoss, il classpath viene composto con quanto trovato nella directory  JBOSS_HOME/client:

 
 
 
  
   
    
    
    
     
    

   

  

 

 

Infine non dimenticare di pulire

E‘ buona cosa non dimenticare di definire il target che pulisce la directory di build, elimi-nando l‘archivio jar. Si potrebbe estendere con successo facendo anche eliminare il contenu-to della directory di compilazione:


 
  
 

 

Infine il target che non dovrebbe mancare mai: quello che fa tutto, ovviamente opportuna-mente configurato:


 
 
 

Conclusione

Come si è visto con una saggia organizzazione  delle directory di progetto parallelamente ad un accorta sezione di inizializzazione delle variabili di progetto,  si può utilizzare Ant per e-seguire in maniera estremamente semplice le comuni operazioni di sviluppo JavaEE (ma non solo).
Sebbene sia sempre stato un grande fan dei più moderni e avanzati IDE Java, ritengo che questo tool, corredato di un buon file di build, rappresenti un indispensabile strumento di lavoro per ogni programmatore: Ant non deve certo sostituire prodotti come JDeveloper, Studio Creator, Eclipse, Netbeans o JBuilder, ma deve invece essere usato congiuntamente a tali strumenti avanzati sia per semplificare il lavoro sia per ridurre la dipendenza da tali pro-dotti.
In allegato (nel menu in alto a sinistra) il lettore troverà  un archivio con una serie di directory a formare la struttura di base del progetto come presentata in questo  articolo. Si controlli il file build.

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Giovanni Puliti

Giovanni Puliti ha lavorato per oltre 20 anni come consulente nel settore dell’IT e attualmente svolge la professione di Agile Coach. Nel 1996, insieme ad altri collaboratori, crea MokaByte, la prima rivista italiana web dedicata a Java. Autore di numerosi articoli pubblicate sia su MokaByte.it che su riviste del settore, ha partecipato a diversi progetti editoriali e prende parte regolarmente a conference in qualità di speaker. Dopo aver a lungo lavorato all’interno di progetti di web enterprise, come esperto di tecnologie e architetture, è passato a erogare consulenze in ambito di project management. Da diversi anni ha abbracciato le metodologie agili offrendo ad aziende e organizzazioni il suo supporto sia come coach agile che come business coach. È cofondatore di AgileReloaded, l’azienda italiana per il coaching agile.

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