iPhone è un vero successo e si contraddistingue per numero e qualità di delle App disponibili; ma nel prossimo futuro a dominare il mercato dei sistemi operativi per i dispositivi mobili sarà Android. Una tale affermazione potrà trovare, come al solito, “favorevoli e contrari”. Il fatto è che a rilasciare dichiarazioni simili non è stato qualche oscuro sviluppatore dell‘OS mobile di Google, bensì uno dei “padri” dei moderni personal computer, il co-fondatore di Apple Steve Wozniak.
Introduzione
Un altro articolo sulla battaglia iPhone vs. Android (o Apple vs. Google, dipende dal livello a cui vogliamo vederla)? In parte sì, ma non più di tanto. Il fatto è che negli ultimi mesi ci siamo trovati spesso a parlare con alcuni degli autori “storici” di MokaByte, e non solo, di queste continue dichiarazioni che ormai di mese in mese danno i numeri sulle vendite dei dispositivi mobili (smartphone, ma anche tablet e similari), sulla crescita o il declino dell’uno o dell’altro sistema operativo mobile, sugli scenari (a volte esageratamente estremizzati) che chi si occupa di tecnologia informatica in senso lato dovrà fronteggiare a breve.
Abbiamo pertanto deciso di affrontare la questione in questo articolo, che non è certo esaustivo visto che oltretutto la situazione è in continuo mutamento e siamo proprio in una fase di transizione e di riorganizzazione degli scenari: probabilmente fra un anno avremo di fronte uno scenario un po’ diverso e più definito. In ogni caso, a differenza di quello che accade nelle rubriche di “Costume e società”, non è un articolo per suggerire quale gadget tecnologico regalarvi o regalare nelle imminenti festività 🙂 Ci interessava però condividere con i lettori alcune considerazioni di fondo che sono emerse.
Il retroterra
Sia in alcuni recenti editoriali, che in alcuni articoli su MokaByte [1], abbiamo messo in luce come la diffusione di smartphone, primo fra tutti l’iconico iPhone di Apple, stia segnando un momento decisivo per capire la direzione e lo sviluppo di tecnologie e strumenti di programmazione. Ad esempio, l’accelerazione che sta subendo HTML5, i tentativi di mettere al margine tecnologie peraltro mature e robuste come Adobe Flash, l’apparente crescita che gli e-book stanno avendo negli ultimi tempi (dopo almeno un paio di partenze a vuoto avvenute intorno al Duemila e a metà del primo decennio di questo secolo) si spiegano solo nell’ottica della sempre maggiore potenza e diffusione dei dispositivi mobili in questione (che siano “melafonini” o compatibili Android, iPad o e-book reader e così via). Se il passaggio dai computer desktop ai notebook non ha cambiato sostanzialmente la modalità di fruizione del dispositivo “personal computer”, è invece chiaro che il “mobile” nel suo complesso rappresenta proprio un cambiamento sensibile: per le dimensioni dei device, per la loro autonomia, per i vantaggi e i limiti della loro maneggevolezza, per la disponibilità di connessione, smartphone e tablet rappresentano una “rivoluzione” paragonabile all’avvento dei “microcomputer” negli anni Ottanta rispetto ai mainframe e ai sistemi di elaborazione precedenti.
Le limitazioni intrinseche ai dispositivi portatili (schermi piccoli, limitata potenza di calcolo, differenziazione dei processori) hanno rappresentato un problema per ingegneri e informatici sin dai primi tentativi di creazione di computer palmari. Negli anni passati non sono certo mancati sulle nostre pagine gli articoli dedicati alla Java MicroEdition (nata nel “lontano” 1999), oltre a un manualetto dedicato a tale piattaforma [2] con un’appendice dedicata specificamente a Symbian OS (a quei tempi supportato dalle maggiori case produttrici di telefonini: oltre a Nokia, anche Sony Ericsson, Motorola, Panasonic e altre). E i PDA Palm hanno avuto il loro momento di gloria in redazione.
Figura 1 – Il Palm Pilot Professional: per la sua epoca (1997) era notevole. Ma ci vorranno altri dieci anni per arrivare alla maturità del mercato che ha reso possibile l’avvento di iPhone.
Come con gli e-book, abbiamo assistito a dei continui stop-and-go, almeno fino al 2007, anno cruciale per il discorso che ci interessa. C’è un fatto importante però, in tutto questo processo: lo sviluppo dei dispositivi mobili ha costretto a ripensare in maniera razionale alcuni concetti (interfaccia, paradigma di programmazione, chiusura vs. apertura dei sistemi etc.). C’è stata una sostanziale “revisione” del concetto di UX (User eXperience), privilegiando al contempo linearità di navigazione e presentazione monopagina (in un momento in cui sembrava obbligatorio avere dieci pagine contemporaneamente aperte) e uno slittamento verso il concetto di web application ricca, ma essenziale.
C’è un aspetto da notare, però: questa attenzione all’interfaccia, che ricolloca l’utente al centro dell’applicazione, non è limitato al solo universo mobile o alla dimensione consumer del PC. Anche in ambito enterprise il passaggio verso le RIA e verso una maggiore razionalità e usabilità di interfaccia e navigazione sono temi sempre più importanti, come riscontrato ad esempio da Gartner Research [3].
La situazione attuale
Nel 2007, con il lancio di iPhone, Apple spariglia la situazione del mondo mobile: il successo mondiale del melafonino che nasce praticamente perfetto (dopo 3 anni di studi, ricerche e ingegnerizzazione) segna una nuova epoca per la telefonia mobile, trasformando il concetto stesso di smartphone (l’ultima cosa che si ha voglia di fare con tali dispositivi sembra proprio quella di telefonare). In seguito, Google annuncia di volersi impegnare sullo stesso mercato ma con una strategia diversa: invece di produrre un “pacchetto completo” smartphone+sistema operativo, intende sviluppare un sistema operativo aperto che i vari produttori potranno installare sui loro dispositivi. Android, almeno all’inizio, è lento e non esente da problemi, come accade spesso ai prodotti di Google, che lancia dieci progetti per portarne a termine magari solo uno o due (Google Wave dice qualcosa in questo senso… doveva essere una rivoluzione che segnava il nuovo modo di comunicare sul web, e non è durata neanche un anno). Ma con il rilascio delle successive versioni, e in particolare il passaggio alla release 2.x, comincia a prendere punti e ad acquisire una significativa fetta di mercato.
Recentemente, Steve Wozniak, uno dei due fondatori di Apple (anche se adesso non ne fa più parte), avrebbe dichiarato a un quotidiano olandese che prevedeva per Android la conquista di una grande fetta di mercato. Sebbene riguardo alle sue presunte dichiarazioni inziali (apparentemente un giudizio di qualità a favore di Android rispetto a iPhone) ci siano state smentite e precisazioni [4], ciò non toglie che anche un fautore di Apple iPhone abbia la convinzione che, nel futuro immediato, Android assurgerà al ruolo di protagonista del mercato.
Qualche dato
Ma vediamo alcuni dati che possono darci dei motivi di riflessione. Una avvertenza ai lettori più accorti e interessati, che prenderanno spunto da questo articolo per fare i loro approfondimenti. Le cifre fornite dai diversi istituti (Nielsen, Canalys, IDC e altri) non sempre sono perfettamente coincidenti. Le differenze di qualche punto percentuale, comunque, specie in un periodo di cambiamento come questo, sono ammissibili, anche perche’ le tendenze (quindi non dati acquisiti, ma previsioni più o meno attendibili) appaiono abbastanza chiare.
Partiamo dai dati su base mondiale, aggiornati a tutto settembre 2010 [5] che elenchiamo in tabella 1. Dite la verità, non pensavate che il primo in classifica fosse ancora Symbian OS, eh?
Tabella 1 – I dati di diffusione dei vari SmartPhone / Mobile OS su base mondiale (dati Canalys).
Ed ecco, in tabella 2, i dati relativi al mercato statunitense, peraltro il più importante nel mondo: qui regge bene BlackBerry, cresce moltissimo Android, ma è Apple, per un soffio, a detenere il primo posto [6].
Tabella 2 – Percentuali di distribuzione dei sistemi operativi per dispositivi mobili in USA, nell’ottobre 2010 (dati Nielsen Company).
Per i dati relativi al mercato europeo, riportiamo la tabella 3, appena più articolata, che ci aiuta a capire meglio le tendenze su base annua e in particolare degli ultimi mesi [7].
Tabella 3 – Percentuali di diffusione dei sistemi operativi mobili per smartphone in Europa Occidentale (dati IDC).
Alcune considerazioni
– il mercato smartphone, anche se in rapidissima ascesa, resta per ora decisamente minoritario rispetto a quello dei telefonini “normali” (e va considerato che molti di questi dispositivi “semplici” hanno comunque le funzionalità di accesso a Internet): al momento attuale siamo all’incirca a un 30% di smartphone vs. un 70% di telefoni “vecchio stile”.
– ci sono delle differenze nette nella diffusione dei diversi OS se i mercati vengono analizzati per grandi regioni geografiche (per esempio Nord America vs. Europa vs. Asia) e anche all’interno delle diverse aree. In particolare va notato come Symbian (che ad oggi resta il sistema operativo più diffuso) debba il suo primo posto alla diffusione massiccia in Europa e in Asia (e anche nel pur limitato mercato africano), mentre è decisamente trascurabil esul mercato nordamericano, dove invece BlackBerry continua a ricoprire un ruolo di tutto rispetto.
– nei mercati più evoluti, le tendenze previste (si tratta di previsioni, non di dati certi come quelli che abbiamo appena riportato) mettono in luce per il prossimo anno l’ascesa sia in Europa che in Asia di Android [7], destinato a raggiungere probabilmente una posizione di preminenza su tutto il mercato mondiale.
– le stime non vanno fatte solo sulla diffusione dei vari sistemi operativi, ma anche sulla disponibilità di applicazioni per i dispositivi: in tal senso, un’analisi grossolana dei vari “market place”, mostra come alle circa 300.000 applicazioni di Apple App Store facciano da contraltare le circa 160.000 dell’Android Market, mentre RIM BlackBerry App World e Nokia OVI Store si fermano sotto le 10.000. Certo, il numero non è tutto: da BlackBerry fanno spesso notare quante applicazioni “inutili” sono state sviluppate per iPhone, tipo la famigerata iFart e le sue numerose varianti; e non va dimenticata la notevole qualità di alcuni prodotti Nokia anche gratuiti, tipo le sue OVI Maps. Ma quando a dividere due “mondi” c’è un ordine di grandezza (o due come per gli altri competitor), si capisce facilmente chi sarà a spartirsi il grosso del mercato nell’immediato futuro.
E veniamo infine a una rapida carrellata sugli attori coinvolti. Non intendiamo fare un confronto approfondito di tipo tecnologico, su cosa è meglio o cosa è peggio. Ci interessa più che altro mettere in luce alcuni aspetti salienti dei diversi mobile OS, cercando di capire il loro ruolo sulla scena e ricordando velocemente le caratteristiche globali (quindi non solo tecniche) che possono decretarne gloria o insuccesso, nonche’ vedendo quali prospettive offrono agli sviluppatori interessati a creare applicazioni.
Gli attori principali
Tagliamo corto e prendiamo una posizione drastica: forse anche perche’ supportati da due colossi come Apple e Google, e forse perche’ la sfida testa a testa è molte volte più affascinante di una corsa con troppi protagonisti, i due personaggi principali sulla scena ci sembrano ormai essere l’iOS (iPhone, iPad, iPod touch) e Android, che con le ultime versioni ha acquisito progressivamente sempre più credibilità. Vediamone alcuni aspetti.
Apple iOS
Fino alla nascita dell’iPad, si è parlato di iPhone OS, ma adesso il sistema operativo della mela è denominato semplicemente iOS. Giunto alla versione 4.2.1, ha molti punti di forza (vedi [8]): la sua stretta integrazione con il dispositivo su cui gira, secondo la filosofia monomarca di Apple; la straordinaria cura dell’interfaccia grafica divenuta proverbiale; la disponibilità di un numero spropositato di applicazioni sull’App Store (la frase “There’s an app for that”, utilizzata nel marketing, è stata recentemente registrata come marchio dall’azienda di Steve Jobs). La qualità e la perfetta integrazione iPhone+iOS si fanno decisamente pagare in termini economici (come accade sempre con Apple) ma l’esperienza utente finale vale decisamente quel prezzo.
Un po’ diverse invece, sono le considerazioni dal punto di vista dello sviluppatore: la natura chiusa e proprietaria del sistema impone dei precisi paletti per lo sviluppo di Apps, che legano fortemente e ulteriormente lo sviluppatore al mondo Apple. Le applicazioni devono essere scritte e compilate specificamente per iOS e architettura ARM e si programmano sostanzialmente in Objective-C: da un punto di vista tecnico occorre scaricare (gratuitamente) l’apposito iOS SDK basato sulla suite Xcode, che gira solo su macchine Apple. Una volta sviluppata l’applicazione, per poterla distribuire sullo App Store, occorre registrarsi e pagare una iscrizione all’iPhone Developer Program (sono cifre, modeste, nell’ordine dei 100 €). Nulla di terribile, ma la prassi di alcune software house di dimensioni piccole e piccolissime è stata per anni quella di massimizzare la produttività di sviluppo realizzando applicazioni che, con pochi sforzi, potevano essere adattate a numerosi dispositivi, anche abbastanza diversi tra loro. Questo, per chi intraprende la “via Apple” non è più possibile: ci si lega a questo mondo (peraltro florido e ricco di stimoli) in maniera molto stretta e vincolante.
Al momento attuale, nonostante ci sia stato in passato anche qualche timido accenno in senso contrario, appare impossibile una apertura di iOS alle tecnologie Adobe Flash, a .NET/CLI e al mondo Java: lo escludono, più o meno espressamente, le clausole 3.3.1 e 3.3.2 del contratto d’uso e non sembra esserci alcuna intenzione da parte della casa di Cupertino di cambiare tali politiche.
Google Android
Parliamo sempre di Google Android, e in effetti Google è il “web giant” dietro questo sistema operativo. Ma in realtà Android è ufficialmente figlio della Open Handset Alliance (OHA) una associazione composta da numerose aziende [9], tra cui la più importante è appunto Google, che operano in campi inerenti la telefonia (operatori di telefonia mobile, produttori di software, aziende di commercializzazione, produttori di processori, produttori di smartphone e dispositivi mobili).
Annunciato in modo trionfale, partito lentamente e non senza vari problemi, Android sta pian piano guadagnando credibilità tecnica e fette di mercato. Da un punto di vista di politica industriale, Android si pone come mobile OS aperto e gratuito, le cui applicazioni possono essere programmate in Java con i normali strumenti di sviluppo, in particolare Eclipse dotato di apposito plugin Android Development Tools (ADT). È disponibile un SDK con debugger, liberie di utilità ed emulatore, che gira su Linux, Mac e Windows. Non mancano i tentativi di abbassare il livello di ingresso per gli aspiranti sviluppatori di applicazioni Android: Google App Inventor [10] è un ambiente visuale che dovrebbe mettere in grado di realizzare applicazioni anche le persone con scarse competenze di programmazione.
Con la versione 2.3 GingerBread, appena rilasciata [11] e con l’annunciata release 3.0 prevista per metà 2011, molte sono le novità che vanno ad arricchire Android: tra le tante va citata di sicuro la tecnologia che permetterà i pagamenti sicuri via smartphone. Ma sono tanti i punti di forza di questo sistema operativo: Android pone ai produttori di hardware alcuni paletti (la presenza dei quattro tasti frontali “home”, “search”, “back” e “menu”) ma lascia una certa libertà di personalizzazione che i vari produttori di telefoni possono sfruttare per perfezionare il rapporto tra OS e smartphone su cui viene montato. Se a questa libertà di personalizzazione ci aggiungiamo anche il fatto che il sistema operativo non impone royalties ai fabbricanti [12], facendo scendere il prezzo totale a cui vengono venduti i dispositivi, si capisce perche’ Android piaccia tanto ai produttori.
Paradossalmente però, proprio questa grande libertà concessa dal sistema potrebbe rivelarsi commercialmente un boomerang per Android: anzitutto, la personalizzazione spinta effettuata da alcuni produttori rischia di far apparire il sistema molto “incostante” nelle sue diverse incarnazioni (una sorta di “interfacce dialettali” a seconda che il produttore sia Samsung, LG, HTC etc.). E oltretutto, questa personalizzazione rallenta il rilascio delle nuove versioni che devono, di volta in volta, essere riadattate dai produttori, prima di renderle disponibili attraverso l’Android Market o con altri mezzi (anche nella distribuzione, Android non è affatto “centralizzato” come le Apps iOS). Ma questo è un problema secondario, cui è già stata fornita una soluzione creando il concetto di “Google Experience”: gli Android personalizzati dai produttori sono comunque Android,ma il marchio Android “Google Experience” identifica d’ora in poi quei dispositivi in cui le personalizzazioni sono assenti o talmente minime da risultare ininfluenti (diciamo un Android “puro”); in tal modo l’utente può scegliere di comprare uno o l’altro dispositivo pienamente Google Experience , sapendo che troverà la stessa UX sui due smartphone.
Ma il vero problema per Google come società, e non per Android come mobile OS, potrebbe nascere da una banale considerazione di tipo commerciale[13] inerente il suo modello di business: Google, con Android, non guadagna ne’ dalla vendita di dispositivi hardware (come fanno Apple o i produttori presenti in OHA), ne’ tantomeno dalla licenza d’uso del software (come fa Microsoft con il suo OS mobile). Google guadagna da Google, vale a dire che Android garantisce un aumento di traffico sul motore di ricerca, con la conseguente revenue derivante da pubblicità e annunci. Non a caso il tasto “search” dei telefonini Android è configurato con Google. Ma cosa accadrà se, come potrebbe succedere, altri motori di ricerca andranno ad occupare quel tasto? Alcuni produttori della OHA potrebbero, in teoria, scegliere di farlo. Con i recenti problemi tra Google e il regime cinese, ad esempio, il mercato asiatico potrebbe vedere il fiorire di telefonini con Android ma con il tasto “search” impostato su Baidu… Sono scenari su cui occorre riflettere. Anche i “giganti del web” potrebbero avere i classici piedi d’argilla.
I co-protagonisti
Tra i co-protagonisti mettiamo tre sistemi operativi che probabilmente non rappresentano il futuro ma che, per l’una o l’altra ragione, recitano un ruolo comunque significativo nel panorama mobile prossimo venturo.
Symbian^3
Come per Apple e per BlackBerry, anche il sistema operativo Symbian è oramai considerabile “monomarca”, essendo disponibile, almeno nella ultima versione, solo sui telefoni Nokia. Symbian è uno dei più antichi mobile OS ancora vivi ed è stato protagonista di una lunga serie di vicende, in cui è stato inizialmente appoggiato da diversi produttori, prima di arrivare all’attuale soluzione in cui è diventato sostanzialmente il sistema di Nokia: senza dilungarci, diciamo che l’ultima versione segna una serie di sensibili miglioramenti nell’interfaccia e nelle funzioni, tali da garantire a Simbian^3 un sicuro prolungamento dell’esistenza nell’immediato futuro, almeno fino a quando non saranno maturi gli sviluppi ulteriori che la casa finlandese sta mettendo a punto, pur con diversi tentennamenti e con qualche fatica.
Viste le attuali tendenze, il primato su scala mondiale, dovuto alla grande diffusione dei cellulari Nokia con Symbian soprattutto in Europa, Asia e Africa, sembra comunque destinato al declino.
RIM BlackBerry
I dispositivi BlackBerry di Research In Motion mantengono un ruolo di tutto rispetto e anche una certa fetta di mercato conquistata negli ultimi anni specie presso l’utenza business. La robustezza e l’essenzialità dei dispositivi RIM, la loro pertinenza a un mondo “enterprise”, l’aspetto stesso dei Blackberry con la tastiera fisica, ne danno la percezione come di un vero e proprio strumento di lavoro più che di un iconico gadget tecnologico, o di uno strumento di intrattenimento. Queste caratteristiche, unite alla proverbiale sicurezza, alla gestione della posta e della messaggistica (e aiutate forse anche all’involontario endorsement fornito dal presidente Obama) hanno decretato il successo dei dispositivi BlackBerry. Resta da vedere come avverrà l’annunciato passaggio dal suo sistema operativo BlackBerry OS (la prossima versione 7 sarà l’ultima a essere rilasciata) al sistema QNX di tipo UNIX [14], recentemente acquisito. È probabile che, almeno nel mercato nordamericano, BlackBerry continuerà ad avere un suo ruolo ben definito.
Windows Phone 7
Seppure i risultati delle versioni precedenti di Windows Mobile non siano certo stati memorabili, Microsoft si è rilanciata con la recente introduzione della versione 7 del suo sistema operativo mobile, completamente rinnovato e ribattezzato Windows Phone 7. Con una politica molto sensata, Microsoft ha fatto delle richieste molto precise ai produttori di hardware riguardo alle specifiche hardware minime, in termini di potenza di calcolo, memoria e schermo, nonche’ di presenza di alcuni tasti “standard”. In questo modo, il sistema operativo ha prestazioni di tutto rispetto sui diversi dispositivi e presenta una sostanziale uniformità di comportamento anche fra telefonini di marche diverse, con cui si integra bene. A questo vanno aggiunte una interfaccia e una esperienza di navigazione molto ben fatte e decisamente usabili: qualche “devoto” dell’iPhone starà storcendo il naso e rileggendo la frase precendete per vedere se non ha capito male… ma è proprio così perche’ la caratteristica più evidente di questo OS è proprio l’ottima interfaccia; ma del resto Windows Phone 7 è l’ultima occasione per Microsoft di restare significativamente sul mercato mobile: sbagliare questa release avrebbe significato la definitiva uscita di Microsoft dal panorama mobile e l’enorme impegno, anche economico, profuso in fase di progettazione e di lancio sta a dimostrarlo.
Un punto di svantaggio del sistema è il seguente: i produttori hanno realizzato telefoni sulle specifiche richieste da Windows, ma ciò non toglie che gli stessi produttori forniscano anche modelli analoghi o molto simili [15] che ospitano Android: molti acquirenti, dovendo scegliere tra dispositivi molto simili, sostanzialmente solo sulla base del sistema operativo o del prezzo, opteranno tendenzialmente per la versione Android, probabilmente meno cara e più appetibile anche per ragioni di “tradizione” (proprio ora che ha realizzato l’ottimo Windows Phone 7, Microsoft continuerà a pagare gli insuccessi dei precedenti Windows Mobile).
I personaggi minori
Sebbene al momento appaiano decisamente minoritari sia per diffusione che per livello di evoluzione, occorre fare un cenno ad alcuni sistemi operativi mobili che vengono comunque sviluppati da diversi importanti produttori. Certo, resta difficile ipotizzare che qualcuno di questi, almeno nell’immediato, possa ambire a ruoli principali. Ma il fatto che MeeGo e Bada siano sostenuti direttamente da Nokia e Samsung (quindi produttori di telefonia mobile tra i più importanti) ci obbliga a parlarne.
MeeGo
Basato su Linux, è l’altro sistema operativo che Nokia sta sostenendo parallelamente al più diffuso Symbian^3. Nel progetto, però, hanno un peso determinante anche Intel (interessata a sistemi che girino sui suoi processori Atom) Novell e la Linux Foundation. Già usato in qualche netbook, i primi smartphone con Meego sono previsti per il 2011. Ci si può chiedere che senso abbia per un produttore importante come Nokia suddividere le proprie forze su due progetti paralleli proprio nel momento in cui comincia a ridursi la sua fetta di mercato, peraltro sempre grande. In realtà, MeeGo può rappresentare una sorta di ripartenza per Nokia, intenzionata a unificare sotto il comune framework di sviluppo QT sia il vecchio Symbian, che il nuovo MeeGo.
Bada
Samsung sta sviluppando Bada [10] che non è esattamente un sistema operativo quanto piuttosto una piattaforma con architettura configurabile che utilizza il kernel di sistemi operativi proprietari, oppure il kernel Linux. A un caro amico, probabilmente uno dei pochi che attualmente in Italia sta sviluppando anche per Bada, ho fatto la seguente domanda: “Ma secondo te, perche’ Samsung, che vende smartphone sia con Android che con Windows Phone 7, si è impegnata anche in questa impresa di Bada?”. La risposta, molto lapidaria, è stata “Secondo me non l’hanno capito neanche loro”. Scherzi a parte, la ragione sembra essere la possibilità di Bada di funzionare anche su dispositivi di fascia bassa.
HP webOS
Erede del glorioso PalmOS, di cui abbiamo parlato a proposito dei “pionieri” del mondo mobile, webOS è un sistema operativo mobile che funziona anch’esso sul kernel Linux. Essenziale e robusto, dotato di poche ma buone applicazioni, consente il multitasking e funziona su dispositivi touch screen. La sua diffusione, in ogni caso è decisamente limitata.
Scenari possibili
Abbiamo già illustrato le tendenze in atto: se le previsioni saranno rispettate, Android diventerà a breve il sistema operativo mobile dominante. Ma ci sono alcune considerazioni ulteriori da fare.
La scelta di un mobile OS non segue solo considerazioni di tipo “tecnico” che valutano prestazioni, affidabilità, programmabilità etc. del sistema stesso. In molti casi, si compra il dispositivo, non il sistema operativo (si compra, per varie ragioni, l’iPhone e conseguentemente si adotta l’iOS): in tal senso, la disponibilità di telefonini con Android a prezzi relativamente più bassi potrebbe essere un punto a favore della prevista diffusione del sistema operativo mobile di Google. Sono annunciati, infatti, una serie di telefoni Android di costo appena inferiore ai 200 €, il che favorirà certamente la penetrazione di questo sistema, allargando la base degli utilizzatori di smartphone soprattutto in Europa e nei mercati asiatici più evoluti.
Altro aspetto spesso sottovalutato è quello della durata delle batterie: le ragioni per il mancato supporto del multitasking, almeno nelle prime versioni di iPhone, per esempio, si giustificava anche con il maggiore consumo energetico che tale funzione avrebbe richiesto. Il miglioramento delle prestazioni delle batterie, l’utlizzo di schermi sempre più ottimizzati in tal senso, e una generale maggiore consapevolezza di questo tema da parte dei produttori escludono che quello della batteria diventi un fattore discriminante… ma non si sa mai: chi fosse in grado di garantire durate nettamente superiori a quelle dei concorrenti, di sicuro segnerebbe un punto importante a suo favore.
Infine non va dimenticato il rapporto con le tariffe telefoniche. Per la decisiva affermazione dell’uso degli smartphone occorre che ci sia una disponibilità di offerte per piani tariffari appetibili, sia in ambito abbonamento (la formula “tu ci paghi l’abbonamento per almeno due anni e noi ti diamo lo smartphone a un prezzo di favore” ha funzionato abbastanza) ma anche nella fascia delle ricaricabili. La presenza nella OHA di operatori mobili di grande importanza potrebbe riservare qualche sopresa interessante proprio in questa direzione.
Conclusioni
Abbiamo tentato di fare il punto, che non è in alcun modo esaustivo, sul tema dei mobile OS proprio in un momento di notevole fluidità del panorama: abbiamo ripercorso alcune tappe fondamentali dello sviluppo dei sistemi operativi per dispositivi mobili, presentando alcune problematiche che si sono rivelate importanti fin dai primi passi di tali OS. Con l’analisi di una serie di dati di vendita e diffusione, abbiamo cercato di capire dove sta andando il mercato e come i diversi protagonisti si stanno riposizionando. Una rapida analisi dei diversi mobile OS, tra cui sembrano destinati a dominare Android e iOS, ha voluto mettere in luce anche certe caratteristiche legate allo sviluppo in quelle determinate piattaforme, con i pregi e i difetti più evidenti.
È un tema che meriterà, probabilmente, un breve aggiornamento nel corso del prossimo anno, quando molti aspetti ancora indistinti dello scenario appariranno invece più definiti.
Riferimenti
[1] Mirko Del Grande, “HTML5, CSS3, JavaScript e il mobile – I parte: Lo stato delle cose”, MokaByte 155, Ottobre 2010
[2] “Sviluppare applicazioni Java ME. La programmazione della piattaforma mobile in Java”
[3] Ray Valdes, “Key Issues in Rich Internet Applications and User Experience, 2010”, Gartner Research, 24 marzo 2010
[4] Nilay Patel, “Exclusive: Woz misquoted! ‘Almost every app that I have is better on the iPhone'”, Engadget, 18 novembre 2010
[5] “Apple takes the lead in the US smart phone market with a 26% share”, Canalys
[6] “U.S. Smartphone Battle Heats Up: Which is the “Most Desired” Operating System?”, Nielsen Wire, 1 dicembre 2010
[7] Seth Weintraub, “IDC: Android to surpass Symbian in Europe next year”, Fortune, 29 novembre 2010
[8] iOS4
[9] Open Handset Alliance (OHA)
[10] Google Apple Inventor
[11] Google svela il notebook con Chrome OS e Nexus S con Android 2.3
[12] Perche’ Android piace alle Telco
[13] James Allworth, “Did Google Arm Its Own Enemies With Android?”, Harvard Business Review, 16 novembre 2010
http://blogs.hbr.org/cs/2010/11/did_google_train_its_own_enemi.html
[14] Bill Ray, “QNX to power BlackBerry handsets too”, TheRegister, 30 settembre 2010
[15]Seth Weintraub, “Windows 7 Phones are just repurposed Androids”, Fortune, 13 ottobre 2010
[16] Samsung Bada