Comunicare
Tutto è comunicazione.
L’interazione tra le persone, l’interazione con il mercato, l’interazione uomo–macchina. La comunicazione dovrebbe essere semplice e sintetica.
Fine.
Dalla comunicazione alla… “fuffa”
Un momento… c’è un problema… anzi, ce ne sono due. E sono proprio la semplicità e la sintesi. Spesso la semplicità viene associata a scarsa preparazione e la sintesi a mancanza di valore. Allora entra in scena l’arte di sondare gli abissi del linguaggio e del pensiero, per creare verità e ragioni inconfutabili: la fuffa.
La fuffa viene usata per perorare cause, opinioni, prospettive, proposte che dovrebbero perlomeno essere vagliate con un livello minimo di serietà. È difficilmente individuabile, perché si tratta di un elemento fantasmagorico della realtà. È universale, multiforme, camaleontica, ammaliatrice, contagiosa, caleidoscopica, ineluttabile.
Occhio al sottotitolo
Nel sottotitolo di questo articolo, qual è il senso di “Targetizzare relazioni sinergiche”? Lo stesso di una qualsiasi altra combinazione di parole che non porta ad alcun contenuto sostanziale, rimanendo intenzionalmente sul piano della forma: dare un’aria molto solenne a chi sta comunicando, generalmente un finto esperto o una persona convinta che “aggiungere” equivalga sempre a far aumentare il valore del messaggio.
Aggiungere, sedurre, distogliere
Ovunque troviamo persone che usano la fuffa per trarre vantaggio, persuadere, sopravvivere. “Paroloni” — spesso in lingua inglese — usati in modo casuale per sedurre l’interlocutore senza dire (quasi) nulla, o per distogliere l’attenzione dal reale significato delle informazioni.
La fuffa ha un potere straordinario perché può manifestarsi anche in presenza di un vero esperto, che con il proprio linguaggio specifico potrebbe alimentare, consapevolmente o inconsapevolmente, il fenomeno dell’asimmetria delle informazioni, facendo perdere l’orientamento al destinatario del messaggio che in ultima istanza percepirà soltanto… fuffa.
La comunicazione riguarda le persone
Partiamo da un presupposto
Il 100% dei clienti sono persone. Se non si comprendono le persone non si comprende il business. (Simon Sinek)
Se vogliamo comprendere e farci comprendere, la fuffa non è necessaria. Esistono almeno 3 modi per far fallire un processo di comunicazione:
- non comunicare;
- comunicare troppo;
- comunicare.
Non comunicare è la scelta migliore per alimentare convinzioni personali pregresse, supposizioni soggettive, pregiudizi…
Comunicare troppo è la scelta migliore per generare rumori, distrazioni, sprechi…
Comunicare è la scelta migliore per far aumentare il livello di interpretazione, ma anche questo può determinare una codificazione del messaggio divergente dal senso che avrebbe voluto intendere il comunicatore.
Il rischio insito nel comunicare
Il celebre filosofo ed epistemologo ausriaco naturalizzato britannico Karl Popper affermava che:
È impossibile comunicare in modo tale da non essere fraintesi.
L’insuccesso è il risultato più probabile di un qualunque processo comunicativo, ma non si può non comunicare e per fortuna non tutti gli insuccessi sono uguali.
Come migliorare un risultato che non corrisponde alle aspettative?
- Provando diversamente (“Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi”, che è citazione proveniente da un documento del 1981 dei Narcotici Anonimi e non una frase di Albert Einstein come spesso erroneamente riportato).
- Rimuovendo i fattori che limitano la conversazione come quelli legati al mezzo di comunicazione, a elementi di disturbo, alla “proxy communication” (espressione altisonante per riferirsi al gioco del “telefono senza fili”).
- Abbandonando la conversazione che non è produttiva (evitando così di sprecare il tempo — la risorsa più preziosa che abbiamo — e dedicandoci a sperimentare e sfruttare altre alternative).
Comunicazione e business
La comunicazione è un potente strumento operativo utile per individuare i bisogni dei clienti, elicitare i requisiti, scrivere User Story, effettuare analisi qualitative dei dati, fare esperimenti controllati…
La comunicazione è anche un potente strumento di business, perché non ha alcun senso creare qualcosa di utile, nuovo o straordinario, se poi rimane invisibile al mondo.
Viviamo un’epoca in cui l’attenzione ed il tempo dedicato all’ascolto sono elementi ridotti ai minimi termini. Se le persone non hanno canali sensoriali aperti e ricettivi né tempo per ascoltare, ogni comunicazione sarà inutile. Quindi, perché “aggiungere” quando “sottrarre” ci può far ottenere risultati migliori?
In conclusione…
Nel 1963, sui gradini del Lincoln Memorial di Washington, al termine di una manifestazione per i diritti civili, il Reverendo King tenne un discorso di oltre 1600 parole, che a distanza di quasi sessant’anni tutto il mondo ricorda sintetizzato in una sola semplice frase evocativa e potente, che espande l’orizzonte di un pensiero completo:
I have a dream
L’1% che dà il senso al rimanente 99%. Tutto è comunicazione e la comunicazione dovrebbe essere semplice e sintetica.
Riferimenti
[1] P. Watzlawick – J.H. Beavin – D.D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana. Astrolabio Ubaldini, 1978
[2] Kurt Lewin, Field Theory in Social Science: Selected Theoretical Papers. University of Chicago Press, 2nd ed., 1976
[3] Sue Knight, NLP at Work: The Difference That Makes the Difference in Business. Nicholas Brealey Pub; 2nd ed, 2002
[4] Avengers: Endgame. “Io sono ineluttabile”, Thanos (Josh Brolin)