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Nel numero:

315 aprile
, anno 2025

Il web al tempo della GEO (Generative Engine Optimization)

II parte: Strategie per strutturare i contenuti

Giovanni Puliti

Giovanni Puliti ha lavorato per oltre 20 anni come consulente nel settore dell’IT e attualmente svolge la professione di Agile Coach. Nel 1996, insieme ad altri collaboratori, crea MokaByte, la prima rivista italiana web dedicata a Java. Autore di numerosi articoli pubblicate sia su MokaByte.it che su riviste del settore, ha partecipato a diversi progetti editoriali e prende parte regolarmente a conference in qualità di speaker. Dopo aver a lungo lavorato all’interno di progetti di web enterprise, come esperto di tecnologie e architetture, è passato a erogare consulenze in ambito di project management. Da diversi anni ha abbracciato le metodologie agili offrendo ad aziende e organizzazioni il suo supporto sia come coach agile che come business coach. È cofondatore di AgileReloaded, l’azienda italiana per il coaching agile.

Generative Engine Optimization

Il web al tempo della GEO (Generative Engine Optimization)

II parte: Strategie per strutturare i contenuti

Picture of Giovanni Puliti

Giovanni Puliti

  • Questo articolo parla di: Intelligenza artificiale, Internet & Digital, UX design & Grafica

Intro

La Generative Engine Optimization (GEO) è la pratica di ottimizzare i propri contenuti affinché vengano utilizzati dai modelli di intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT e altri LLM. Questi modelli sfruttano le capacità del linguaggio naturale per generare risposte a partire dalle domande degli utenti. A differenza della Search Engine Optimization (SEO), che punta al posizionamento nei risultati dei motori di ricerca (SERP), la GEO mira alla visibilità all’interno delle risposte generate dall’AI.

Sebbene SEO e GEO operino su canali diversi, condividono un obiettivo comune: far arrivare i contenuti giusti al pubblico giusto. Non si tratta di scegliere l’una o l’altra: servono entrambe.

Nella puntata precedente abbiamo introdotto i concetti base della Generative Engine Optimization (GEO) e il motivo per cui stanno diventando centrali nel modo in cui i contenuti vengono fruiti e selezionati online.

In questa seconda parte ci concentriamo su come impostare concretamente i contenuti per renderli più efficaci nei contesti in cui intervengono modelli generativi come ChatGPT, Google Gemini e strumenti simili. Lo facciamo condividendo alcune strategie pratiche basate sull’osservazione diretta e sull’esperienza.

 

Alcuni suggerimenti per creare contenuti adatti alla GEO

Se pensiamo a una tipica conversazione fra umani, quando per esempio una persona richiede una informazione, spesso circondiamo la domanda di aspetti di contesto o di alcuni dettagli che danno colore all’interrogazione.

Per fare un esempio, durante la pianificazione di un viaggio in una città d’arte, è probabile che uno dei due amici formuli la sua interrogazione chiedendo “Che tempo farà a Firenze domani pomeriggio?” più che “Meteo Firenze”.

La seconda è una tipica interrogazione che facciamo quando utilizziamo un motore di ricerca: è più veloce ma, probabilmente, nel farla ci perdiamo dei pezzi per strada quali note di contesto che arricchiscono il senso della domanda e permettono di capire meglio cosa vogliamo sapere. Ti interessa sapere il meteo… ma andrai per musei o sei interessato a una gita per le campagne intorno al capoluogo toscano per fare delle degustazioni di vini nel Chianti?

Come utilizzatori di questi sistemi ci stiamo abituando e anzi ci aspettiamo contenuti più precisi e pertinenti. Tramite questa modalità di interazione si aiuta l’utente a esprimersi in modo più naturale e l’intelligenza artificiale a rispondere meglio.

I modelli AI leggono quello che scriviamo

Queste ricerche, dette “a coda lunga” o con linguaggio naturale, si adattano molto bene alle risposte generate dall’AI, perché sono più simili a una conversazione tra persone e in questo l’AI è brava a capire il contesto e dare risposte chiare, complete e personalizzate.

Per rispondere alle domande degli utenti, le AI generative leggono i contenuti di un sito. Ma, per farlo bene, devono prima capire cosa c’è scritto, in che contesto. Scrivere contenuti chiari, ben strutturati e ricchi di significato aiuta l’intelligenza artificiale a organizzare le informazioni e a fornire risposte pertinenti. Non si tratta solo di rispondere: si tratta di guidare la conversazione, anche senza parlare.

Nella creazione di un sito web dobbiamo quindi progettare contenuti e struttura in modo che rispondano bene a query conversazionali e informative, soprattutto quelle che le persone fanno sempre più spesso con toni naturali, come se parlassero a un assistente vocale o all’AI di Google.

Indicazioni per le query conversazionali

Ecco alcuni esempi su come farlo concretamente.

  • Dalle parole chiave alle conversazioni: se, nel processo di ottimizzazione di un sito per favorire uno spider web in ottica SEO, dobbiamo fare un attento lavoro sulle parole chiave, quando ci rivolgiamo a un chatbotAI dobbiamo privilegiare frasi orientate al significato, come si spiega anche nel punto successivo.
  • Scrivere contenuti che rispondano a domande specifiche: invece di avere solo una pagina “Servizi”, si potrebbero creare contenuti quali “Come scegliere il miglior servizio di consulenza per PMI?”, “Quando conviene fare un assessment digitale?”, “Perché è importante avere un sito ottimizzato per la ricerca vocale?”.
  • Usare titoli e sottotitoli in linguaggio naturale: evitare titoli troppo tecnici o sintetici. Per esempio, è preferibile scrivere “In che modo la composizione di servizi elementari permette di creare nuove applicazioni web” rispetto a “WebComposability – HowTo”.
  • Creare una struttura orientata alle domande (FAQ, blog, guide): la cara vecchia regola “Content is the King” vale anche in contesto GEO. Una pagina di risposte alle domande più frequenti (FAQ) ben fatta può intercettare molte query vocali e long-tail. Anche un blog con articoli che rispondono a dubbi comuni è molto utile per attrarre traffico SEO generativo.
  • Sfruttare il tono conversazionale nei testi: usare sempre un tono simile a quello del pubblico che si vuole intercettare; semplice, diretto, con frasi simili a quelle che si userebbero in una chat.
  • Ottimizzare per l’intento di ricerca (non solo per la keyword): se un utente cerca “Quanto costa un sito e-commerce nel 2025?”, non vuole la homepage della web agency, ma una pagina che risponda esattamente a quella domanda, magari con esempi, gamma di prezzi, pro/contro, etc.

Progettare un sito con questo approccio vuol dire pensare nello stesso modo in cui l’utente parla, e costruire ogni pagina per dialogare con lui, non solo per mostrargli qualcosa.

I motori generativi cercano qualità specifiche — come chiarezza, struttura e rilevanza rispetto alle domande degli utenti — che non sempre coincidono con i tradizionali fattori di ranking della SEO. Quindi, anche se un sito è ben posizionato nei risultati di ricerca (SERP), è comunque necessario adattarne e ottimizzarne i contenuti per rispondere alle esigenze particolari dei motori AI.

 

Cambio di prospettiva

Quanto più un contenuto è rilevante rispetto a una specifica domanda dell’utente, tanto maggiori sono le probabilità che venga incluso nelle risposte generate dall’AI. Questo va contro la tendenza, tipica della vecchia SEO, di creare articoli lunghi e onnicomprensivi che cercano di coprire ogni aspetto di un argomento. Al contrario, oggi è più efficace produrre contenuti concisi e mirati, che rispondano a domande o problemi specifici da un punto di vista ben definito.

Restringendo il campo e offrendo informazioni altamente focalizzate e di valore, aumentano le possibilità che i motori AI selezionino i nostri contenuti, poiché danno priorità a ciò che è specifico, chiaro e perfettamente allineato con l’intento dell’utente.

 

Usa una struttura facile da scansionare

Occorre assicurarsi che i contenuti siano facilmente leggibili a colpo d’occhio. I testi che vengono selezionati dalle AI sono generalmente concisi e facili da assimilare.

Inoltre, secondo quanto osservato dagli esperti, i motori generativi tendono a prelevare contenuti soprattutto dall’inizio dell’articolo.

Una strategia che sembra funzionare bene è includere un riepilogo o i punti chiave già nel primo paragrafo. Questo aumenta le probabilità che il contenuto venga scelto dalle AI, perché fornisce subito informazioni chiare e utili. È il principio della “piramide rovesciata” che abbiamo visto nell’articolo precedente.

Esempio pratico

Immaginiamo un articolo su un argomento tecnico come la componibilità delle applicazioni web basate su microservizi. Invece di iniziare con una lunga introduzione teorica, possiamo scrivere:

 

Titolo: Perché ha senso parlare di Web Composability oggi?

Le applicazioni moderne non sono più costruite come monoliti, ma come insiemi di componenti indipendenti. In questo articolo vedremo perché il paradigma composable può semplificare la gestione, l’evoluzione e l’integrazione dei servizi in architetture distribuite. Parleremo di casi reali, vantaggi e limiti.

 

Questo tipo di apertura fornisce subito:

  • contesto concreto;
  • parole chiave rilevanti;
  • una promessa chiara su cosa verrà trattato;
  • uno stile diretto, che facilita la comprensione.

Queste caratteristiche fanno aumentare le possibilità che gli articoli vengano inclusi nelle risposte generate dall’intelligenza artificiale. È fondamentale che i nostri contenuti siano facilmente leggibili a colpo d’occhio.

 

Dimostrare esperienza e competenza

Nel mondo dell’ottimizzazione per la ricerca generativa, è fondamentale mostrare esperienza diretta e credibilità all’interno dei contenuti. I motori generativi tendono a dare priorità ai contenuti che dimostrano una reale competenza.

Chi crea contenuti dovrebbe assicurarsi che i testi siano scritti o rivisti da persone con esperienza concreta sull’argomento. Questo può significare includere storie personali, casi di studio, immagini o video originali che evidenzino una conoscenza profonda e un coinvolgimento diretto nel tema trattato.

Inoltre, sono essenziali biografie dettagliate degli autori, che mettano in risalto il background, le qualifiche e i risultati ottenuti. Questo non solo aiuta a costruire fiducia nel pubblico, ma anche nei sistemi di ottimizzazione della AI, che tendono a privilegiare i contenuti provenienti da fonti autorevoli.

Sempre in quest’ottica, è importante posizionare il sito come una risorsa affidabile, citando fonti autorevoli, includendo citazioni di esperti e supportando le affermazioni con statistiche e dati significativi.

 

Conclusione

La Generative Engine Optimization richiede un cambio di mentalità rispetto alla SEO tradizionale. Non si tratta solo di ottimizzare per parole chiave, ma di progettare contenuti che sappiano dialogare con motori che si comportano sempre più come utenti. Questo significa essere chiari, pertinenti, autentici e specifici. Le AI non cercano pagine generiche: cercano risposte puntuali che rispondano a domande precise e provengano da fonti affidabili.

Investire nella qualità dei contenuti, nella struttura orientata alla comprensione e nell’autorevolezza della fonte è la strada più solida per diventare visibili in un panorama dove l’intermediazione degli engine generativi sarà sempre più rilevante.

 

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Giovanni Puliti

Giovanni Puliti ha lavorato per oltre 20 anni come consulente nel settore dell’IT e attualmente svolge la professione di Agile Coach. Nel 1996, insieme ad altri collaboratori, crea MokaByte, la prima rivista italiana web dedicata a Java. Autore di numerosi articoli pubblicate sia su MokaByte.it che su riviste del settore, ha partecipato a diversi progetti editoriali e prende parte regolarmente a conference in qualità di speaker. Dopo aver a lungo lavorato all’interno di progetti di web enterprise, come esperto di tecnologie e architetture, è passato a erogare consulenze in ambito di project management. Da diversi anni ha abbracciato le metodologie agili offrendo ad aziende e organizzazioni il suo supporto sia come coach agile che come business coach. È cofondatore di AgileReloaded, l’azienda italiana per il coaching agile.

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MokaByte è una rivista online nata nel 1996, dedicata alla comunità degli sviluppatori java.
La rivista tratta di vari argomenti, tra cui architetture enterprise e integrazione, metodologie di sviluppo lean/agile e aspetti sociali e culturali del web.

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