Dal 1996, architetture, metodologie, sviluppo software

  • Argomenti
    • Programmazione & Linguaggi
      • Java
      • DataBase & elaborazione dei dati
      • Frameworks & Tools
      • Processi di sviluppo
    • Architetture dei sistemi
      • Sicurezza informatica
      • DevOps
    • Project Management
      • Organizzazione aziendale
      • HR
      • Soft skills
    • Lean/Agile
      • Scrum
      • Teoria della complessità
      • Apprendimento & Serious Gaming
    • Internet & Digital
      • Cultura & Società
      • Conferenze & Reportage
      • Marketing & eCommerce
    • Hardware & Tecnologia
      • Intelligenza artificiale
      • UX design & Grafica
  • Ultimo numero
  • Archivio
    • Archivio dal 2006 ad oggi
    • Il Primo Sito Web – 1996-2005
  • Chi siamo
  • Ventennale
  • Libri
  • Contatti
Menu
  • Argomenti
    • Programmazione & Linguaggi
      • Java
      • DataBase & elaborazione dei dati
      • Frameworks & Tools
      • Processi di sviluppo
    • Architetture dei sistemi
      • Sicurezza informatica
      • DevOps
    • Project Management
      • Organizzazione aziendale
      • HR
      • Soft skills
    • Lean/Agile
      • Scrum
      • Teoria della complessità
      • Apprendimento & Serious Gaming
    • Internet & Digital
      • Cultura & Società
      • Conferenze & Reportage
      • Marketing & eCommerce
    • Hardware & Tecnologia
      • Intelligenza artificiale
      • UX design & Grafica
  • Ultimo numero
  • Archivio
    • Archivio dal 2006 ad oggi
    • Il Primo Sito Web – 1996-2005
  • Chi siamo
  • Ventennale
  • Libri
  • Contatti
Cerca
Chiudi

Nel numero:

107 maggio
, anno 2006

Red Hat appende il cappello in casa JBoss

L‘azienda di Marc Fleury acquistata dal leader Linux

Avatar

Massimiliano Bigatti

Massimiliano Bigatti è sviluppatore senior, autore tecnico e appassionato di fotografia.
Certificato, tra le altre, come SUN Certified Enterprise Architect for Java2 Enterprise
Edition Technology, lavora presso un importante business solution provider.
Nel tempo libero scrive per diverse riviste di informatica e ha scritto una decina di libri,
quasi tutti su Java, tra cui "Java e Open Source", Tecniche Nuove 2005.
Il suo sito personale è raggiungibile all‘indirizzo www.bigatti.it.

MokaByte

Red Hat appende il cappello in casa JBoss

L‘azienda di Marc Fleury acquistata dal leader Linux

Massimiliano Bigatti

Massimiliano Bigatti

  • Questo articolo parla di: Architetture dei sistemi, Frameworks & Tools, Programmazione & Linguaggi

Dopo diversi mesi di rumors e tentativi di acquisizione da parte di colossi del software proprietario (leggasi Oracle), alla fine il creatore dell‘Application Server JBoss e del fenomeno culturale ed economico alle sue spalle si è deciso a vendere l‘azienda. E alle sue condizioni.

Dopo diversi mesi di tentativi di acquisizione da parte di colossi del software proprietario (Oracle) [1], JBoss passa in mano a Red Hat, ma alle condizioni stabilite da Marc Fleury.
Un elemento su cui la trattativa con Oracle si è arenata in passato era infatti l‘indipendenza della “divisione” JBoss all‘interno della nuova organizzazione. Oracle voleva infatti acquisire l‘azienda e fonderla al proprio interno, gestendo direttamente le risorse. Marc Fleury voleva invece un‘azienda nell‘azienda, mantendo il controllo della divisione JBoss, che rispondesse direttamente al CEO dell‘acquirente. Il desiderio era quello di mantenere un ruolo chiave anche nella nuova organizzazione. Ad Oracle non andava bene, ma è proprio questa la configurazione accettata da Red Hat.
La vendita sarà  perfezionata nei prossimi giorni. Anzi, quando leggerete questo articolo è possibile che sia già  stata conclusa.
La mossa non sorprende più di tanto, se valutata a posteriori, viste le continue voci su JBoss che circolavano negli ultimi tempi; e sicuramente Red Hat, che affonda la propria storia in solide radici legate all‘Open Source, un terreno comune a JBoss, rappresenta un candidato decisamente migliore rispetto ad altre aziende con un modello di business tradizionale, come Oracle.
In termini pratici, le condizioni della vendita sono le seguenti [2]: il prezzo di acquisto, almeno 350 milioni di dollari, verrà  corrisposto 40% in contanti e 60% in azioni Red Hat. Inoltre, ci sono in ballo altri 70 milioni di dollari, il cui pagamento sarà  in funzione dei risultati finanziari della nuova azienda. Sicuramente un ottimo risultato per Marc Fleury, considerando che nel 2005 JBoss ha guadagnato solo dai 20 ai 30 milioni di dollari, mentre nel 2006 c‘è una previsione di 60 milioni di dollari e 80 per il 2007.

Prospettive

L‘acquisizione di JBoss si inserisce all‘interno della strategia di Red Hat di fornire uno stack di tecnologie Open Source completo, dal sistema operativo all‘infrastruttura di middleware. Il marketing suggerisce anche “per una più veloce implementazione di SOA”, anche se l‘impatto sul tradizionale panorama J2EE è comunque degno di interesse. L‘integrazione di uno dei più noti e affidabili Application Server J2EE consente dunque all‘azienda dal cappello rosso di non attendere che altri prodotti Open Source emergano e raggiungano un certo livello di sviluppo (come Geronimo).
Red Hat vendeva infatti il supporto per Jonas, l‘Application Server concorrente del consorzio francese ObjectWeb. L‘avventura con Jonas non è stata delle migliori, visto che il software è più noto in Europa ma quasi invisibile nelle ricerche di mercato relative agli Stati Uniti, dove invece JBoss è molto utilizzato.
Red Hat e JBoss hanno provato in passato a stabilire una collaborazione simile ma non è stato mai concluso nulla. Oggi queste due entità  sono la stessa.
Inoltre, JBoss contiene una suite di middleware che include motori di portale, messaggistica e regole, oltre a gestori di processi di business e di transizioni. Come Web Server è promettente. Questi elementi software sono ora al cuore di qualsiasi infrastrutture IT, e tutti i fornitori offrono server, Web Server e portali, insieme ai propri Application Server.
Elemento importante, inoltre, è la presenza di una azienda già  consolidata e con buoni profitti atta al supporto, sviluppo e sfruttamento di JBoss. Comprando l‘azienda, infatti, Red Hat si assicura anche tutti i clienti di JBoss, molti dei quali sono presenti nelle Fortune 500. Essendo presenti con l‘Application Server, il passo successivo naturale diviene quello di proporre la migrazione a Red Hat Enteprise Linux.

E gli sviluppatori?

La notizia di questa acquisizione potrebbe essere accolta positivamente dagli sviluppatori, soprattutto da coloro che hanno investito molto in JBoss, o che intendono farlo. Il fatto che Fleury abbia deciso di accasarsi all‘interno di una azienda con una solida cultura dell‘Open Source dovrebbe essere una garanzia di continuità  del noto Application Server, anche se il costo dell‘operazione per le casse di Red Hat è stato notevole, tanto alto che alcuni analisti si chiedono se il gioco varrà  la candela.
Con un eventuale passaggio di JBoss all‘interno di una organizzazione basata su modello di business tradizionale ci sarebbe stato da chiedersi se il “Professional Open Source” di Fleury avrebbe ancora avuto modo di esistere o sarebbe stato visto soccombere sotto il peso del modello proprietario.
Dal punto di vista pratico è possibile pensare ad una certa agevolazione futura dell‘uso di Linux come ambiente di sviluppo o di supporto allo sviluppo.
Il fatto di installare Red Hat Enterprise Linux (o anche Fedora Core?) su un computer ed avere automaticamente, segliendo solo i pacchetti relativi in fase di installazione, l‘Application Server JBoss, è una comodità  non da poco. Ricorda un po‘ Mac OS X, che appena installato dispone già  di Apache e PHP: per iniziare a sviluppare è sufficiente aprire un editor e scrivere una pagina.
Con RHEL ci potrebbe dunque essere una certa crescita dell‘uso di Linux nel middleware aziendale, sia esso relativo agli utenti che agli sviluppatori.

Conclusioni

L‘acquisizione di Red Hat deve anche essere analizzata nell‘ambito delle partnership in essere tra l‘azienda e diverse realtà  importanti nel mondo del software. Con questa mossa Red Hat cambia il suo posizionamento anche in relazione ad altri partner, come la stessa Oracle e il colosso IBM. Con queste aziende Red Hat ha infatti in corso alcune operazioni di collaborazione relative a Linux. Come cambierà  lo scenario, considerando anche che Red Hat + JBoss sono una formica, rispetto agli elefanti Oracle, IBM e BEA?
Il nuovo soggetto Red Hat + JBoss può costituire un‘azienda interessante per il panorama del middleware, anche se è ancora da vedere se la soluzione sarà  profittabile. Il CEO di Red Hat ci ha scommesso un bel po‘. Fleury ha già  vinto; ci riuscirà  anche Red Hat?

Bibliografia

[1] M.Bigatti, “L‘Oracolo e l‘Open Source”, Mokabyte 4/2006
http://www2.mokabyte.it/cms/article.run?articleId=MY9-RHR-559-4BV_7f000001_7470813_89dcb3d1

[2] M. La Monica, “Red Hat scoops up JBoss”, News.com 4/2006
http://news.com.com/Red+Hat+scoops+up+JBoss/2100-7344_3-6059293.html?tag=nl.e498

[3] C.Babcock, “Red Hat-JBoss: Hitching Open To Service-Oriented Architecture”, InformationWeek.com 4/2006
http://www.informationweek.com/story/showArticle.jhtml?articleID=185302881

Facebook
Twitter
LinkedIn
Avatar

Massimiliano Bigatti

Massimiliano Bigatti è sviluppatore senior, autore tecnico e appassionato di fotografia.
Certificato, tra le altre, come SUN Certified Enterprise Architect for Java2 Enterprise
Edition Technology, lavora presso un importante business solution provider.
Nel tempo libero scrive per diverse riviste di informatica e ha scritto una decina di libri,
quasi tutti su Java, tra cui "Java e Open Source", Tecniche Nuove 2005.
Il suo sito personale è raggiungibile all‘indirizzo www.bigatti.it.

Massimiliano Bigatti

Massimiliano Bigatti

Massimiliano Bigatti è sviluppatore senior, autore tecnico e appassionato di fotografia. Certificato, tra le altre, come SUN Certified Enterprise Architect for Java2 Enterprise Edition Technology, lavora presso un importante business solution provider. Nel tempo libero scrive per diverse riviste di informatica e ha scritto una decina di libri, quasi tutti su Java, tra cui "Java e Open Source", Tecniche Nuove 2005. Il suo sito personale è raggiungibile all‘indirizzo www.bigatti.it.
Tutti gli articoli
Nello stesso numero
Loading...

Sviluppare Applicazioni AJAX

I parte: realizzare pagine web con un approccio tutto nuovo

Architetture e tecniche di progettazione EJB

VI parte: alcune considerazioni sulla gestione del mapping difficile in CMP2.0

JasperReports: una libreria Open Source per la reportistica

III parte: utilizzo di iReport per la creazione di layout

Cocoon: una piattaforma di pubblicazione di dati XML

II parte: esempi di utilizzo

SOA: dalla teoria alla pratica

VIII parte: Strategie di adozione

Nella stessa serie
Loading...

Un sistema di monitoraggio del traffico veicolare “in tempo reale”

V parte: Data Ingestion & Computing

User Story Game

Capire l’importanza delle User Stories… giocando

Sbagliando si impara?

Elenco ragionato di alcuni errori tipici nella pratica Scrum

Cybersecurity e cloud computing

Le basi per mettere in sicurezza il cloud

Un sistema di monitoraggio del traffico veicolare “in tempo reale”

IV parte: L’invio dei dati al topic di Kafka

Verso #play14 Bologna 2022

Cosa era successo la volta precedente

Product Owner: chi è?

Perché non è un Project Manager agile?

Come monitorare l’avanzamento dei lavori in Agile

Misurare lo stato di avanzamento di un progetto in Agile

Contributors

Un sistema di monitoraggio del traffico veicolare “in tempo reale”

III parte: Il framework Spark

Kanban in pratica

Qualche suggerimento in azione

Comunicazione tra microservizi con Apache Kafka

Un esempio pratico

OKR, cadenze in Kanban e Flight Levels

Uscire dalla trappola dell’agilità locale

Un sistema di monitoraggio del traffico veicolare “in tempo reale”

II parte: Tecnologie di analisi

Big Data vs Fast Data

Estrarre valore dai dati in tempo reale

Lean Manufacturing e Agile

Esempi applicativi di integrazione possibile

Approccio Agile e pianificazione strategica

La coesistenza è possibile?

Impact Mapping e Liminal Thinking

II parte: Progettare gli impatti

Un sistema di monitoraggio del traffico veicolare “in tempo reale”

I parte: Introduzione e panoramica

Agile Coaching

Un modello operativo per l'agile coach

Quali linguaggi per gli anni Venti?

II parte: Da cacciatori-raccoglitori a sviluppatori di prodotti

Il mestiere dell’Agile Coach

II parte: Un modello per la mappatura delle competenze

Impact Mapping e Liminal Thinking

I parte: L’esperienza genera valore

Gestire un’organizzazione (quasi) solo con GitHub

Una riflessione sugli strumenti di gestione

MokaByte è una rivista online nata nel 1996, dedicata alla comunità degli sviluppatori java.
La rivista tratta di vari argomenti, tra cui architetture enterprise e integrazione, metodologie di sviluppo lean/agile e aspetti sociali e culturali del web.

Imola Informatica

MokaByte è un marchio registrato da:
Imola Informatica S.P.A.
Via Selice 66/a 40026 Imola (BO)
C.F. e Iscriz. Registro imprese BO 03351570373
P.I. 00614381200
Cap. Soc. euro 100.000,00 i.v.

Privacy | Cookie Policy

Contatti

Contattaci tramite la nostra pagina contatti, oppure scrivendo a redazione@mokabyte.it

Seguici sui social

Facebook Linkedin Rss
Imola Informatica
Logo Mokabyte