Si è concluso ToscanaLab 2k10: Internet Better Life, l’evento dedicato al web, ai social media e al mondo della comunicazione digitale, organizzato da Fondazione Sistema Toscana. Notevole la presenza di pubblico, con circa 500 partecipanti registrati che hanno animato le diverse attività, i dibattiti e le presentazioni.
Internet Better Life
Nell’ambito delle attività di Fondazione Sistema Toscana, si è tenuto quest’anno a Firenze, nelle due giornate di lunedì 28 e martedì 29 giugno, l’evento (non è corretto forse definirlo “conferenza” ne’ tantomeno “congresso”) ToscanaLab: Internet Better Life [1].
Nella storica cornice della Gipsoteca dell’Istituto d’Arte, numerosi esperti provenienti da tutta Italia si sono confrontati sui temi delle nuove forme di partecipazione e sugli effetti della “rivoluzione culturale” che stiamo vivendo da quando il “digitale” è entrato prepotentemente nella vita comune delle persone. Il tema Internet Better Life, ossia il modo in cui Internet e il Web 2.0 possono migliorare la vita degli individui, è stato discusso e affrontato da molteplici punti di vista.
Figura 1 – Lo storico Istituto d’Arte di Firenze: all’interno della Gipsoteca, si sono tenute le presentazioni e i gruppi di lavoro.
Al nostro lettore “tipico”, più tech-oriented, diciamo subito che i temi affrontati sono stati solo marginalmente di natura strettamente tecnica: la “piattaforma” Internet e le applicazioni Web 2.0 sono state affrontate con un’ottica di “tecnologia abilitante” per altre attività. Ciò nonostante, sono comunque emersi alcuni spunti interessanti anche per chi progetta e realizza software e applicazioni web, e nelle presentazioni sono stati anche illustrati alcuni interessanti progetti messi a punto da piccole start-up in cui non mancano competenze ed abilità. Al termine dell’articolo, nelle nostre conclusioni, torneremo a fare un discorso generale su questo aspetto.
Al di là della presenza di alcuni personaggi di spicco del mondo della comunicazione digitale, in senso lato, ha colpito la numerosa presenza di pubblico (circa 500 unità) e l’entusiamo che a tratti ha animato la platea.
Che cosa è successo
Chiaramente non è stato possibile seguire al 100% tutti gli interventi, ma siamo riusciti comunque a muoverci con una certa assiduità tra gli interventi in “sessione plenaria” e i diversi focus group della mattina del martedì. Dedicheremo in ogni caso maggior spazio al racconto di quegli interventi che ci sono parsi più significativi per svariate ragioni
Primo giorno
Nella mattina del lunedì sono stati presentati a tutti i partecipanti i temi fondamentali dell’incontro. Gli interventi di Claudio Frontera, presidente di Fondazione Sistema Toscana, e di Stella Targetti, vicepresidente della Regione Toscana, hanno messo in luce il taglio socio-economico e quasi antropologico della conferenza, nonche’ l’impatto sul concetto stesso di cittadinanza che le nuove tecnologie di comunicazione rappresentate dal Web 2.0 stanno avendo. In particolare, il responsabile di Fondazione Sistema Toscana ha insistito sul concetto di “tecnologia abilitante” per quel che riguarda Internet e ancor di più il Web 2.0 che, con la sua immediatezza, la ricchezza delle interfacce, l’aspetto social e la diffusione sempre maggiore dei dispositivi mobile, rappresenta una vera e propria rivoluzione in grado di spingere intere fasce di popolazione che, prima erano ai margini o non lo usavano, a un uso del mezzo per le più disparate attività, da quelle ludiche e ricreative a vere e proprie attività commerciali o professionali. Interessanti le considerazioni della vicepresidente Targetti sul problema del digital divide e dell’esclusione dalla partecipazione alla “rivoluzione digitale”, sia da un punto di vista infrastrutturale che culturale: se è vero che le istituzioni e i privati devono lavorare (e tanto ancora c’è da fare) per realizzare infrastrutture che tendano, almeno idealmente, a rendere disponibile il collegamento ad alta velocità anche in aree periferiche e isolate, è anche vero che la disponibilità del mezzo non comporta automaticamente un suo uso diffuso da parte di tutti, specie per certe fasce di popolazione o per certe tipologie di categorie produttive.
Figura 2 – L’inizio dei lavori
Dopo le presentazioni, per così dire, istituzionali, la mattinata è stata animata da alcuni interventi che ci hanno dato diversi spunti di riflessione. In particolare, ci hanno colpito le riflessioni di alcuni personaggi di spicco del panorama della comunicazione digitale, che hanno suscitato una significativa partecipazione del pubblico.
Tra gli interventi più seguiti, quello di Marco Montemagno, anchorman di “IoReporter” [2] su Sky TG24, che ha cercato di individuare nelle nuove tecnologie Internet alcuni fattori propulsivi per un possibile “rinascimento” culturale e imprenditoriale in Italia. Montemagno svolge un discorso ampio sul valore delle tecnologie Web 2.0 per lo sviluppo, anche a livello imprenditoriale, di un sistema-Paese e calibra sulla realtà italiana certe tendenze globali i cui effetti si sono visti, per esempio, in USA. Dopo aver messo in guardia ancora una volta sul grande limite rappresentato dalla tradizionale poca conoscenza da parte degli italiani della lingua inglese, il creatore di IoReporter passa a identificare con molta precisione alcuni tratti distintivi della nostra realtà (il patrimonio culturale per esempio, il tessuto produttivo tradizionalmente composto da piccole aziende o da partite IVA che ben si sposa con il modello della startup che non richiede inizialmente investimenti troppo ingenti, il fatto che, nonostante tutto, siamo ancora una nazione di “inventori” anche se magari poi certe innovazioni non vengono sufficientemente “comunicate”, e cita il caso di Arduino, etc.) che potrebbero facilitare proprio in Italia la nascita di realtà di punta nel mondo digitale. L’ottimismo di Marco Montemagno, però, evidentemente non viene compreso appieno dalla platea: quando il relatore, il cui linguaggio e il cui ragionamento sono chiarissimi, cerca di coinvolgere i presenti a ipotizzare alcuni fattori di sviluppo attuali che potrebbero sostenere la nascita e lo sviluppo in Italia di importanti player del mondo web (“immaginiamo una nuova Google” dice più o meno, effettivamente con un eccessivo entusiasmo), da parte del pubblico è tutto un fiorire di interventi che invece mettono in luce tutti i fattori che rendono impossibile lo sviluppo di importanti realtà IT nella nostra nazione… Le ipotesi possibili sono diverse: Marco Montemagno non si è spiegato bene (ma non è così, perche’ il suo ragionamento, per quanto ipotetico e forse troppo ottimista, è chiarissimo); alcuni dei presenti non sono stati in grado di comprendere il suo ragionamento (il che è anche possibile, faceva caldo…); la situazione reale o le condizioni operative percepite dall’imprenditoria digitale in Italia sono talmente negative che diventa molto più facile mettere in luce tutto quello che impedisce un certo tipo di sviluppo piuttosto che trovare (o perlomeno cercare) i fattori positivi nella nostra realtà… Fatto sta che al relatore occorre qualche minuto per riportare il discorso sul binario che aveva intrapreso e poter poi concludere il suo intervento interessante soprattutto per il fatto che sottolinea un concetto di “tecnologia” più ampio e comprensivo: l’Internet dei prossimi anni non sarà solo una sfida tecnica, ma anche una impresa che si realizzerà con le idee e la cultura.
Di tono e tema molto diverso un altro significativo intervento della mattinata, quello di Paolo Iabichino [3], che ha parlato di pubblicità e Internet.
Figura 3 – Invertising: l’advertising ai tempi del Web 2.0, nell’intervento approfondito di Paolo Iabichino.
Il direttore creativo di Ogilvy ha ricapitolato brevemente tendenze e sviluppi dell’advertising negli ultimi anni, mettendo in luce come il rapporto di “fiducia” tra pubblicità e consumatore fosse già in crisi prima dell’avvento di Internet, come il web non sia la panacea ai problemi della comunicazione di marca e di impresa, e spiegando però come oramai almeno certi capisaldi della della comunicazione pubblicitaria (anche sui media tradizionali) efficace oggi siano stati in parte reinventati dalla pervasività del web: primo fra tutti quello della credibilità del messaggio, anche perche’ Internet consente gli “smascheramenti” di certe campagne non propriamente trasparenti. Continuando con l’assunto del Cluetrain Manifesto che “i mercati sono conversazioni”, l’intervento di Iabichino (seguito in un silenzio quasi religioso dalla vasta platea) ha presentato alcuni spunti di riflessione curiosi e molto illuminanti: per esempio il fenomeno del “tagging fisico” dei manifesti, diffuso in Giappone, che consiste nell’applicare adesivi con il giudizio di merito (“buono”, “bello”, “brutto”, “falso”, etc.) sui manifesti pubblicitari tradizionali che si trovano nelle strade, in una sorta di trasferimento inverso di pratiche e comportamenti dal mondo virtuale a quello reale (qualcosa di analogo, ma con le bombolette di vernice spray, avviene anche in Belgio). L’altro aspetto su cui Iabichino si è soffermato è il fatto che certi elementi “tradizionali” delle tecniche di comunicazione e pubblicitarie (il “target” socio-demografico, l’idea del contatto, la comunicazione unidirezionale insistente) sono state oramai rese più fragili da Internet e dal suo linguaggio, costringendo a rivedere certe “rendite” su cui si pensava di poter sopravvivere e a rivolgere attenzione ad altri concetti (la “tribù” di chi conversa su Internet che sostituisce il target, l’idea della “connessione” profonda con esigenze e istanze di tale tribù che va a sostituire il “contatto” superficiale, la trasparenza della comunicazione e l’ascolto da parte dell’azienda che sostituisce il messaggio unidirezionale). Ma al di là delle sottili (e molto ben documentate) analisi della situazione, è il concetto basilare espresso da Iabichino a rendere la sua relazione una delle più profonde e apprezzate: non basta fare un “gruppo” su Facebook per essere innovativi nella comunicazione di marca. Quel che conta è la qualità dell’insieme mezzo/messaggio e la credibilità della comunicazione, come ben sintetizzato in uno spot di qualche anno fa [4]. E in tal senso, l’incontro si conclude con la proiezione di un corto di Gabriele Salvatores [5] che fa parte del progetto perFiducia, la campagna “pubblicitaria” di un grande istituto bancario italiano [6].
Altro momento topico della mattina, la relazione di Antonio Sofi, politologo e blogger [7] che ha affrontato il tema della comunicazione politica on e offline, con interessanti spunti che però riporteremo in seguito, quando si parlerà del panel su Internet Better Society.
Nel pomeriggio di lunedì sono state presentate molte esperienze che hanno fruito in maniera significativa della comunicazione via Internet. Numerosi gli interventi, ma ne citiamo solo alcuni: il noto critico enogastronomico Leonardo Romanelli ha raccontato come Twitter e i blog aiutino a scoprire e far scoprire produttori agroalimentari, vini e cibi, mentre un breve dibattito con il presidente del CONI Toscana e alcuni atleti di livello nazionale hanno messo in luce l’importanza della rete nella comunicazione di alcuni sport “minori” (atletica, golf, rugby, scherma) schiacciati nell’informazione mainstream italiana dalla monocultura calcistica e dallo spazio dedicato ai pochi altri sport “maggiori”. Sempre nel pomeriggio, interventi sul rapporto tra Internet e scrittura letteraria, ricerca di ateneo, valorizzazione degli antichi mestieri, e arte contemporanea.
Secondo giorno
La mattina di martedì è stata dedicata alla discussione suddivisa in gruppi tematici: panel di esperti con la presenza del pubblico interessato hanno discusso alcuni temi specifici in cui Internet assume la funzione di “tecnologia abilitante” migliorando processi e risultati. Lo scopo finale, al di là dell’interazione tra esperienze diverse, è quello di raccogliere i risultati delle diverse discussioni in una sorta di manifesto che verrà pubblicato sul sito di ToscanaLab [1]. Al termine della mattinata, i diversi “moderatori” dei gruppi di discussione hanno fornito un quadro riassuntivo di quanto emerso nei panel. Abbiamo seguito alcune attività e ne riportiamo una sintesi, soffermandoci su alcuni interventi che ci sono parsi più interessanti.
Internet Better Kids ha affrontato il tema del rapporto tra strumenti Web 2.0 e bambini, con la presentazione di esperienze di social network indirizzati specificamente ai giovanissimi e di progetti didattici per l’educazione all’uso del mezzo. Al di là dell’importanza rivestita da integrazione tra scuola e famiglia, uno degli elementi che è emerso è l’inversione di ruoli “educativi” che il mezzo ha creato: i bambini “costringono” genitori e nonni, che non lo fanno già, a usare Internet come mezzo di comunicazione, in una sorta di “alfabetizzazione” di ritorno. Un panel “semplice ma efficace”, che ha sposato al meglio il tema dell’intera conferenza, ossia come, praticamente, Internet possa migliorare la vita.
Internet Better Communication, uno dei gruppi più frequentati, ha discusso le tematiche di marketing, pubblicità e comunicazione in generale, alla luce delle attuali tendenze della presenza delle aziende sul web e del rapporto con gli utenti. Nonostante quel che si pensi, i passi da fare per una migliore comunicazione commerciale e per un marketing innovativo sono ancora tanti ed è probabile che alcune delle tendenze tanto idolatrate in questo periodo perdano presto la loro efficacia (viral marketing per primo). La discussione, peraltro a tratti divertente, è però sembrata in qualche caso avvitarsi su se’ stessa, a testimoniare come in questo campo, peraltro il più fertile vista la diffusione dei social media, si sia ancora a una fase “embrionale” che porterà nei prossimi anni a molti interessanti sviluppi. Gli strumenti ci sono, alcuni concetti basilari sono ormai assodati (come ben esposto nella relazione di Paolo Iabichino il giorno prima), ma occorre consolidare delle best practices come è avvenuto in altri ambiti. Uno degli aspetti emersi dalla discussione, però, merita una attenzione particolare: Internet è ormai lo strumento di “customer care” collaborativa più grande e importante di sempre (forum, pareri di utenti esperti, condivisione di problemi e soluzioni), arrivando a proporre le soluzioni ai problemi degli utenti (e dei clienti) che richiederebbero sforzi enormi da parte delle aziende, le quali devono essere consapevoli di questo potenziale e sfruttarlo al meglio senza appropriarsene indebitamente.
Figura 4 – Cominciano i lavori del panel Internet Better Communication
Internet Better Business ha seguito uno schema più classico: numerosi imprenditori hanno presentato il loro percorso e i loro risultati, spiegando come grazie a Internet sia stato per loro possibile creare o sviluppare delle attività (non necessariamente a sfondo tecnologico). Internet ha rappresentato veramente la tecnologia abilitante che ha consentito a buone idee di diventare attività economiche e ha valorizzato le competenze di molti, abbassando, per così dire, la soglia di ingresso nel mercato e fornendo una piattaforma di strumenti integrati che un tempo avrebbero richiesto investimenti enormi (e-commerce, visibilità, customer care). Per il suo valore tecnologico, vogliamo citare, tra le tante, una interessante start-up, ancora in fase di preincubazione, presentata da Alberto Mancini: si tratta di JooinK [8], una piattaforma di geotagging sviluppata in ambiente Google Apps, di cui ci auguriamo di parlare con gli autori su queste pagine non appena vedrà finalmente la luce. Le tematiche della geolocalizzazione dell’informazione e dei servizi per gruppi mirati ma significativi sono tornate più volte in primo piano nelle diverse presentazioni, a dimostrazione che uno dei temi caldi del momento è proprio questo.
Internet Better Society è stata dedicata alla comunicazione istituzionale e alle campagne politiche on- e off-line ed è stata coordinata da Antonio Sofi. Ci si è occupati degli strumenti e delle pratiche utili alle amministrazioni per favorire una reale cittadinanza attiva e sono stati inoltre esaminati alcuni casi di esempio di campagne elettorali di noti politici italiani e stranieri, mettendone in luce punti di forza e di debolezza. Concentrandosi anche sulle specificità politiche e amministrative italiane, il panel ha spiegato come Internet rappresenti veramente uno strumento unico sia per le amministrazioni che intendano favorire la partecipazione dei cittadini e l’erogazione di servizi, sia per i politici che possono veramente avere una reale conversazione, diretta e continuata, con i loro elettori: ma qui si nota come solo pochi esponenti delle varie forze politiche siano al momento attuale veramente disposti a usare il linguaggio proprio dello strumento “online”, mentre in molti vorrebbero usare il web con l’atteggiamento monodirezionale della comunicazione politica classica e finiscono quindi per starne lontani, quando non addirittura per “screditare”, la comunicazione su Internet.
Figura 5 – L’inizio dei lavori del panel Internet Better Society, tra le copie in gesso di celebri sculture.
Internet Better Change è stato il panel dedicato ai problemi legati all’ambiente, ai cambiamenti climatici, alla produzione agroalimentare e, più in generale, al necessario cambiamento di paradigma economico nella produzione di beni e servizi per le persone nell’ottica della sostenibilità ambientale ed economica. Sono state presentate e discusse alcune esperienze significative e alcuni progetti, tra cui CoFarming [9], una sorta di versione digitale (ma i prodotti sono reali…) del classico gruppo di acquisto, RoadSharing [10], un aggregatore di informazioni e dati relativi al car pooling e al car sharing, EcoCentrico [11], un portale che si sta proponendo sempre più come mezzo di raccordo tra aziende eco-virtuose e utenti alla ricerca di informazioni e servizi. Si è discusso del positivo impatto che la rete può portare alla consapevolezza globale e ai comportamenti individuali: in tale dibattito, ha molto colpito la testimonianza di Glenda Spiller, operatrice nell’ambito del mercato equosolidale, che ha messo in luce come tante volte ci sia un uso più consapevole e mirato del mezzo web da parte dei produttori dei Paesi “arretrati” in cui si coltivano certi prodotti, rispetto a una buona fetta degli acquirenti di tali prodotti qui in Italia. In pratica, blog, video e social media divengono, nelle mani di molti produttori del sud del mondo, dei potenti strumenti di marketing per far conoscere i loro prodotti.
Internet Better Tourism ha rappresentato un esempio di “maturità” dell’applicazione di Internet ad attività “tradizionali”. Pur rimanendo forti certe differenze nella quantità e nella qualità dell’uso della rete da parte dei diversi soggetti coinvolti nell’ambito del turismo (enti istituzionali per la promozione, albergatori ed erogatori di altri servizi al pubblico, trasporti, utenti finali ossia i turisti), i casi presentati hanno dimostrato come in questo campo il legame tra Internet e il turismo sia ormai molto stretto. È stato messo in luce come l’anello debole del sistema siano proprio coloro che vendono i servizi turistici e non hanno grandi dimensioni: l’ albergatore, il ristoratore, l’operatore turistico di piccole dimensioni vedono a volte nel web quasi un peso (“bisogna farlo perche’ ce lo chiedono”) piuttosto che uno straordinario strumento di gestione e promozione delle proprie attività. Dall’altra parte, invece, il “turista” in senso lato incentra sempre di più (fino quasi all’esclusività per alcune fasce sociodemografiche) sul web tutte le attività connesse a viaggi e vacanze. Di particolare interesse, in quest’ottica, è stata la presentazione da parte di Alessandra Alari, Industry Manager Travel di Google, dell’incrocio di dati derivanti dalle ricerche correlate al turismo sul principale motore di ricerca ed effettiva presenza nelle mete turistiche cercate su Google: la sovrapposizione dei due grafici è quasi perfetta, a indicare come il turista usa ormai quasi esclusivamente Internet per informarsi sulla propria vacanza e sul proprio viaggio, ma anche per prenotare e pagare strutture e organizzare gli spostamenti.
Figura 6 – Internet Better Tourism: il web è ormai il centro nevralgico per la scelta e la prenotazione di viaggi e vacanze.
Al termine della mattinata, i risultati dei diversi panel sono stati discussi e verranno armonizzati al fine di confluire in un vero e proprio “manifesto” che sarà disponibile nei prossimi giorni sul sito di ToscanaLab [1].
Nel primo pomeriggio di martedì sono stati presentati due casi di successo di imprese digitali: il percorso “storico” di Dada [12], dagli esordi alle diversificate attività attuali, e l’esperienza di venture capital e incubatore di imprese, talent-oriented di H-Farm [13], con le conseguenti considerazioni di tipo tecnologico e imprenditoriale moderate da Andrea Genovese di 7thFloor[14].
È seguita una sessione di “Ignite” [15], un format sviluppato qualche anno fa negli USA, che consiste nel presentare 20 slide temporizzate che scorrono automaticamente (15 secondi a slide) nel breve arco di 5 minuti. Sul palco centrale si sono susseguiti numerosi relatori che, interpretando questo format in maniera a volte anche molto travolgente, hanno raccontato in 5 minuti casi di successo, novità tecnologiche, esperienze personali, cultura digitale e così via. Per chi fosse interessato, molte presentazioni sono già disponibili sul canale slideshare di ToscanaLab [16], e molte altre continueranno ad essere aggiunte nelle prossime settimane: quando ci saranno, non lasciatevi sfuggire “Internet migliora la vita… Ne siamo proprio sicuri?” di Federico Picardi e “Magari era ragionevole domandare aiuto” di Andrea Biagioni, un “fumetto” in cui sviluppatori e architetti troveranno scene di vita vissuta…
Le nostre riflessioni
L’evento è stato caratterizzato da una nutrita presenza di pubblico, che non si è limitato ad assistere e ha partecipato attivamente alle attività; agli organizzatori vanno riconosciute la capacità poi di coinvolgere tante persone ed esperti provenienti dai diversi campi di attività e di realizzare un evento complesso in una location tanto suggestiva. Ci permettiamo però alcune amichevoli critiche, che dal nostro punto di vista potrebbero aiutare ad aggiustare il tiro in altre eventuali edizioni.
L’intento di occuparsi degli aspetti sociali, economici e anche “antropologici” di Internet, peraltro dichiarato fin dal principio, ha messo in secondo piano gli aspetti tecnici del web. Questo va benissimo, ma ci è parso a tratti che in alcuni relatori e in gran parte dei partecipanti si sia rafforzata l’idea ingenua ed entusiastica di Internet come piattaforma “assicurata”, come risorsa inesauribile disponibile sempre e ovunque, e la falsa impressione che tutti siano sempre online. Pur rimanendo lontani da ipotesi catastrofistiche, dobbiamo comunque rilevare che, tanto per guardare al panorama nazionale, poco più di un terzo della popolazione usa con una certa continuità il web [17] e che le tecnologie che in questo momento sembrano più promettenti e utilizzabili in un’ottica nuova e “umanistica” dell’uso di Internet, per esempio i dispositivi mobile, rischiano di pagare lo scotto di una infrastruttura destinata al collasso in mancanza di una politica chiara di sviluppo della rete mobile e di significativi investimenti, tra l’altro a rischio in un periodo di crisi economica come recentemente ricordato dal presidente dell’Autorità Garante per le Comunicazioni [18].
Proprio nell’ottica “better life”, sarebbe stato poi un tema interessante di discussione il rapporto tra tendenze attuali dell’evoluzione tecnologica dei formati e dei linguaggi web oriented, grandi gruppi del mondo IT e loro interessi economici, e neutralità della rete: in questi ultimissimi anni, dopo un periodo di consolidamento, si sta infatti decidendo la “direzione” in cui instradare il web del futuro prossimo, e il caso di HTML5 vs XHTML 2.0 dotrebbe farci riflettere.
Da un punto di vista organizzativo, poi, forse l’evento ha sofferto di un’abbondanza di relazioni e incontri: premesso che in molti hanno così potuto trovare la presentazione o il gruppo di discussione più adeguato ai propri interessi, si è però creato un sovraccarico di informazione, e a volte degli eccessivi slittamenti sul programma, che non soffrirebbero certo di uno sfoltimento (“less is more” è una lezione sempre valida) in una eventuale prossima edizione. Pensiamo ad esempio alla sessione di Ignite: nonostante i dubbi iniziali di molti, tale format veloce di presentazione si è rivelato, alla fine, anche piuttosto interessante, ma perde gran parte del suo valore quando la sessione si prolunghi troppo e gli interventi siano, come in questo caso, troppo numerosi, penalizzando molte presentazioni giunte a fine sessione.
In definitiva, alcuni aggiustamenti di tiro, sia sugli argomenti che sull’organizzazione, potrebbero giovare a un’iniziativa che ha d’altra parte goduto di un’ampio risalto sui diversi media e di una significativa presenza di pubblico.
Riferimenti
[1] ToscanaLab – Internet Better Life
http://www.toscanalab.it/
[2] Sky TG24 – IoReporter
http://skytg24.blogs.com/sky_tg24_pianeta_internet/
[3] Ogilvy
http://www.ogilvy.it
[4] Lo spot Dove Evolution
http://www.youtube.com/watch?v=AYKEx08saps&feature=related
[5] perFiducia
http://www.perfiducia.com/it/#/film-salvatores-10
[6] “A corto di fiducia”, Il Sole 24ore, 27 Marzo 2009
http://cinema.ilsole24ore.com/film-brevi/00011946.php
[7] Il blog di Antonio Sofi
http://www.webgol.it/
[8] JooinK
http://www.startupcloud.it/wiki/Jooink
[9] CoFarming
http://www.cofarming.net/index.html
[10] RoadSharing
http://www.roadsharing.com/it/
[11] ecocentrico
http://www.ecocentrico.it/
[12] Dada
http://www.dada.it/
[13] H-Farm
http://www.h-farmventures.com/
[14] 7thFloor. The network of creative, web and design culture
http://www.7thfloor.it
[15] Ignite Italia: Cos’è un Ignite?
http://www.igniteitalia.org/cose-un-ignite/
[16] Gli Ignite presentati a ToscanaLab2k10
http://www.slideshare.net/toscanalab/presentations
[17] Statistiche accesso a Internet in Italia
http://web.mclink.it/MC8216/dati/dati3.htm
[18] Alessandro Longo, “Banda larga, manca una visione di sistema”, Apogeonline
http://www.apogeonline.com/webzine/2010/07/07/banda-larga-manca-una-visione-di-sistema
A MokaByte mi occupo dei processi legati alla gestione degli autori e della redazione degli articoli. Collateralmente, svolgo attività di consulenza e formazione nell‘ambito dell‘editoria "tradizionale" e digitale, della scrittura professionale e della comunicazione sulle diverse piattaforme.