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249 aprile
, anno 2019

Leadership a forma di futuro

La sostenibilità “umana”

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Silvia Toffolon

Silvia Toffolon fa la learning designer e lavora con le aziende per l'innovazione dalle persone integrando al team coaching e alla facilitazione il design thinking e il pensiero visuale.
È ideatrice di Creography® un progetto in cui ha messo un coach in una scatola e che permette a manager e consulenti di gestire con facilità tempo e opportunità mentre si lavora in gruppo.
È appassionata di neuroscienze, mindfulness e di tutto ciò che aiuta le persone a stare meglio ed essere più efficaci.

Leadership a forma di futuro

Leadership a forma di futuro

La sostenibilità “umana”

Silvia Toffolon

Silvia Toffolon

  • Questo articolo parla di: HR, Organizzazione aziendale, Soft skills

Smart connectivity tra persone

In uno scenario aziendale sempre più complesso e articolato, la scelta di un business che tenga conto del benessere dei collaboratori appare vincente. Perché promuovere, quindi, una cultura della sostenibilità “umana” in azienda?

Mettere in relazione e far lavorare in sinergia le varie componenti di una realtà aziendale attraverso un’efficace e funzionale connessione tra persone genera dei benefici sia ai collaboratori che all’azienda stessa.

Per benefici intendiamo una maggiore qualità e una maggiore produttività del lavoro, due elementi che rappresentano il frutto di una smart connectivity tra individui e, quindi, di relazioni sane e sostenibili tra colleghi capaci di relazionarsi gli uni con gli altri con il minimo sforzo e il massimo della capacità.

Un modello di relazioni sotenibili

Per realizzare questo tipo di modello relazionale è fondamentale compiere un allineamento di valori e di vision aziendale tra i vertici e i dipendenti. Troppo spesso gli obiettivi di business e gli obiettivi personali dei collaboratori non coincidono: basti pensare che il personale in azienda rende solo il 30% delle proprie potenzialità.

E come possiamo definirlo se non uno spreco di risorse? Una perdita che si verifica quanto il lavoratore non si sente parte integrante dell’azienda a causa del mancato ascolto e della mancata considerazione delle sue proposte e idee. Ricordiamoci che tutti i dipendenti, se interpellati, possono dare piccoli e significativi contributi.

Cambiare questo stato di cose si può; ma, per quanto richieda il contributo di tutti, questo cambiamento non può attuarsi senza l’attiva promozione da parte dei vertici aziendali. Questi ultimi per generare benessere tra i collaboratori in azienda, e quindi anche una maggiore produttività, devono avere il coraggio di attuare delle politiche di leadership capaci di generare delle relazioni sostenibili, quindi includenti e solidali.

I limiti delle organizzazioni disfuzionali

Le conseguenze di un mancato investimento in questa direzione a lungo andare possono risultare dannose per l’impresa. Cosa accade quando le relazioni sostenibili sono assenti o si indeboliscono, il personale è poco motivato e non agisce più per il bene dell’impresa? L’azienda “si ammala”.

Secondo l’articolo Leadership sostenibile per un business consapevole [1], evitare questo scenario è possibile grazie all’attuazione di

una leadership sostenibile, competente e responsabile, che investe per sviluppare costantemente se stessa, integrando corpo, emozioni e intelligenza, sia per una visione e un sogno valoriali e condivisi sia per una maggiore resilienza nei momenti forti. L’equilibrio bisogna averlo per darlo.

 

L’importanza di un ambiente a misura d’uomo

Un modello di relazioni sostenibili d’impresa è attuabile solo in un contesto adeguato. È fondamentale quindi che le relazioni tra collaboratori avvengano in un ambiente prima di tutto confortevole e accogliente.

Quando i dipendenti sono calati in una realtà agevole, familiare e funzionale, allora anche l’azienda ne trae beneficio con un aumento della produttività. Purtroppo si tratta di una correlazione che viene troppo spesso sottovalutata: per migliorare l’ambiente lavorativo oggi si può, e si deve, fare ancora molto.

Figura 1 – L'organizzazione degli spazi di lavoro può concorrere alla disfunzionalità delle relazioni o a migliori interazioni in azienda.
Figura 1 – L’organizzazione degli spazi di lavoro può concorrere alla disfunzionalità delle relazioni o a migliori interazioni in azienda.

 

Un interessante spunto lo ritroviamo nell’articolo Should offices be more like kitchens? [2] in cui si definisce il luogo di lavoro ideale attraverso un curioso parallelismo tra l’ambiente culinario e quello dell’ufficio. E allora, per quale motivo il nostro luogo di lavoro dovrebbe assomigliare alla cucina? Perché l’angolo cottura è uno spazio pensato su misura, accogliente, comodo, personalizzato, ben rifornito, costituito da spazi ottimizzati e da strumenti pratici a portata di mano. Quindi un luogo che consente con facilità una gestione efficace del tempo grazie a strumenti quali timer e sveglie, ideato per garantire alla persona la massima concentrazione e produttività.

Verso un ufficio funzionale

Nella realtà aziendale invece l’ufficio si presenta ancora troppo spesso come una struttura ideata e progettata secondo una modalità standardizzata, quindi un ambiente in cui diventa difficoltoso organizzare e gestire gli spazi in maniera ottimale e in cui interruzioni e imprevisti si manifestano in continuazione.

Il nostro angolo cottura, quello che conosciamo e che ci rende produttivi perché l’abbiamo personalizzato in base alle nostre esigenze specifiche, ci fa stare al centro dell’universo. Perché allora non provare a sentire le stesse sensazioni in ufficio o ancor meglio all’interno dell’organizzazione aziendale? Per migliorare le proprie prestazioni lavorative non è sufficiente avere un pc di ultima generazione e una connessione rapida, ma diventa essenziale muoversi in una realtà funzionale e progettata su misura per noi.

Il dipendente può fare molto, come esplorare gli spazi e organizzare il proprio tempo ma sarà l’azienda che dovrà mettere a disposizione tutti i mezzi e gli strumenti per la creazione di un ambiente accogliente e funzionale e quindi più produttivo. Secondo l’articolo 10 uffici da cui trarre ispirazione [3], l’ufficio ideale dovrebbe avere, tra le tante, anche queste caratteristiche: degli spazi ampi e luminosi per tenere alto il morale, uno spazio per una grande lavagna in cui rendere visibili i propri pensieri, una zona relax per recuperare le energie durante le pause e un’area riunioni confortevole per far sentire le persone a proprio agio durante gli incontri di lavoro.

 

Il progetto Picture of life di Manfrotto

Una leadership sostenibile non solo favorisce una smart connectivity tra collaboratori e crea ambienti di lavoro confortevoli ma genera anche innovazione attraverso le persone. Un esempio è quello del progetto Picture of Life dell’azienda Manfrotto che progetta, produce, e distribuisce una vasta gamma di supporti professionali per fotocamere e illuminazioni per i mercati della fotografia, del video, del cinema e dell’intrattenimento. L’azienda, che ha una distribuzione a livello mondiale, ha sede in Italia, a Cassola (VI).

Picture of Life è un progetto che utilizza l’arte fotografica come riscatto sociale e che vede la realizzazione di un percorso formativo in cui i fotografi ambassador della Manfrotto School of Xcellence insegnano tecniche fotografiche, effetti di luce, street photography a persone provenienti da situazioni di disagio o di emarginazione. Il progetto, quindi, offre a questi individui un’occasione per dare una svolta alla propria vita fornendo la possibilità di imparare una nuova professione.

Dall’iniziativa benefica…

Come è nato il progetto? Tutto è nato da alcuni lotti di materiale non più commercializzabile ai professionisti, perché superato da modelli nuovi, che erano rimasti nei magazzini dell’azienda. Si trattava comunque di attrezzatura nuova e perfettamente funzionante.

All’inizio, piuttosto che rottamare questo materiale, si pensa di regalare le attrezzature ai dipendenti dell’azienda. Successivamente l’arrivo di una cartolina di auguri da parte dell’associazione Jonathan, una realtà che realizza progetti per il recupero di ragazzi in difficoltà, fa pensare a una nuova modalità di riutilizzo del materiale.

Ed ecco che, da una piccola intuizione, nasce un progetto meraviglioso: si concretizza così la proposta di dare ai ragazzi il kit del fotografo professionale, con le attrezzature Manfrotto non più sul mercato, e di formarli professionalmente per dare loro la possibilità di imparare una nuova esperienza professionale.

Afferma l’ideatore del progetto Marco Scippa [4]:

Abbiamo usato la fotografia come ponte culturale, dove ciò che conta è il punto di arrivo. Un po’ come è successo a Caravaggio che fu un delinquente, assassinò un uomo, visse al di sopra della legge, fu un rissoso, un bad boy, ma riuscì a diventare un’artista usando le sue esperienze forti, il suo quotidiano. Così la fotografia ti permette di sublimare le tue esperienze, cogliendo i momenti, le cose di tutti i giorni.

L’azienda Manfrotto, sponsor del progetto, si è occupata dell’organizzazione del corso in tutti gli aspetti, realizzando gli studi fotografici permanenti nelle realtà interessate, e fornendo gli articoli fotografici necessari per l’attività. Il programma, nato nel 2014 grazie alla collaborazione con il Ministero di Giustizia italiano e due centri di riabilitazione giovanile — l’Associazione Jonathan di Napoli e l’Istituto Don Calabria a Verona — ha visto la partecipazione di una decina di ragazzi dai 14 ai 20 anni.

Figura 2 – Il progetto Picture of Life rappresenta un buon esempio di responsabilità sociale.
Figura 2 – Il progetto Picture of Life rappresenta un buon esempio di responsabilità sociale.

…alle ricadute nell’organizzazione

Grazie al successo della prima edizione, l’iniziativa è stata riproposta in altre sedi italiane e successivamente estesa anche all’estero. Dieci le edizioni totali, 80 le persone formate e tante le città coinvolte in tutto il mondo: Napoli, Verona, Vicenza, New York (USA), Birmingham (UK) e Shanghai (Cina). La fotografia è il filo rosso che lega le varie edizioni, ognuna con un tema differente proposto anno per anno.

Il progetto oltre ad aver aumentato la visibilità del brand Manfrotto a livello nazionale, ha riscosso un grosso impatto da un punto di vista etico-sociale. Ma tale iniziativa ha avuto delle ricadute anche verso l’interno dell’organizzazione. I lavoratori, consapevoli del tipo di progetto su cui si stava impegnando l’azienda, hanno riferito un aumento del “senso di appartenenza” delle persone, ossia della coesione tra tutti i dipendenti. Porre al centro di ogni azione gli individui ha rappresentato un concreto esempio di leadership sostenibile.

 

Conclusioni

Elementi quali l’impatto ambientale, il rispetto dei diritti dei lavoratori e le governance trasparenti sono ormai fattori imprescindibili per le aziende di oggi e del futuro. Come si legge in un articolo de “Il Sole 24 Ore” [5]

lo chiedono i consumatori: secondo Gfk Eurisko, oltre un terzo degli acquirenti considera la sostenibilità un fattore decisivo almeno quanto qualità e prezzo. Riguardo agli investitori, si calcola che la dimensione del mercato globale di investimenti sostenibili rappresenti oggi almeno il 31% del totale gestito.

Il nostro viaggio nella sostenibilità termina con questo articolo e anche con questa consapevolezza: l’azienda di domani sarà sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che umano, o non avrà modo di esistere.

 

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