La documentazione a supporto dell’attività di certificazione e verifica dell’INAIL
Il legislatore ha attribuito all’INAIL l’attività di verifica su attrezzature, macchine e impianti al fine di effettuare l’accertamento del loro esercizio in sicurezza, seguendo i dettami legislativi di riferimento e le più aggiornate normative di settore.
Tale documentazione è oggi disponibile, in formato cartaceo o digitalizzato, ai tecnici del settore, ma non esiste un archivio elettronico in grado di permettere una corretta indicizzazione di tali risorse e una efficiente condivisione tra gli utenti interessati.
Tra le azioni di studio dell’INAIL riguardanti lo sviluppo di soluzioni innovative in grado di incidere sui livelli di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, è rientrato, pertanto, il progetto di realizzazione di un Technical Repository, atto a mettere a disposizione degli utenti la documentazione tecnico–scientifica inerente l’attività di verifica e certificazione.
In seguito all’analisi della documentazione oggetto di studio, è risultato particolarmente interessante sfruttare le funzionalità dei modelli proposti dall’Open Archive Initiative per realizzare un ambiente web based che permettesse una efficiente indicizzazione e fruizione del materiale; tuttavia, la struttura particolarmente complessa dei documenti che si vogliono catalogare ha richiesto una attenta fase di analisi dei requisiti del software.
Il modello Open Access e il Repository
Per raggiungere l’obiettivo del progetto Technical Repository, l’attività di ricerca è partita da un’indagine sugli approcci biblioteconomici nazionali e internazionali in ambito di digitalizzazione, conservazione a lungo termine e condivisione dell’informazione elettronica, per valutare poi le soluzioni software che negli anni sono state sviluppate, soprattutto nell’ambito delle licenze Open Source, in modo da realizzare un prodotto innovativo e soprattutto capace di interagire con altri ambienti in un’ottica di condivisione.
A tal fine ha assunto un valore centrale il movimento internazionale dell’Open Access, modello preso come riferimento da cui partire per lo sviluppo del prodotto.
L’Open Access (OA) è un movimento culturale che promuove la libera circolazione e l’uso non restrittivo dei risultati della ricerca e del sapere scientifico, rispettando i principi di condivisione, interoperabilità e conservazione a lungo termine dell’informazione.
In questo quadro, nasce il Repository istituzionale o disciplinare, uno dei prodotti più innovativi in ambito bibliotecario degli ultimi anni, in quanto rappresenta un effettivo strumento di comunicazione della conoscenza e soprattutto di condivisione dell’informazione specialistica di un determinato settore o di un’istituzione, fortemente collegato alla strategia OA.
Clifford Lynch in un suo lavoro scientifico sulla rivista “Portal: Libraries and the Academy” definisce i Repositories
a set of services that a university offers to the members of its community for the management and dissemination of digital materials created by the institution and its community members
mettendo in risalto l’obiettivo principale di tali sistemi al fine di condividere il sapere.
Organizzare i depositi di conservazione: il modello OAIS
Il movimento Open Access, al fine di garantire l’interoperabilità tra i Repositories, ha individuato un modello per l’organizzazione dei depositi di conservazione, il modello OAIS (Open Archival Information System) recepito e pubblicato come standard ISO 14721:2012.
Questo modello identifica e descrive la missione principale di un archivio OAIS, ovvero la conservazione dell’informazione a lungo termine, e può essere definito un framework concettuale, che definisce un’ontologia per la conservazione e una guida per l’individuazione delle strategie conservative.
Il progetto di cui parliamo in questi articoli si poggia su tali presupposti per sviluppare un ambiente software, cercando di rispettare gli standard tecnici riconosciuti a livello internazionale, al fine di ottenere vantaggi per la condivisione e diffusione del materiale contenuto nell’archivio, soprattutto in un’ottica di interazione e interoperabilità sia sintattica che semantica relativa alla tematica della sicurezza delle attrezzature e impianti nei luoghi di lavoro.
Attualmente la documentazione da archiviare in tale sistema non è il risultato di attività di ricerca, ovvero pubblicazioni scientifiche dell’Istituto, ma documentazioni tecniche spesso non facilmente reperibili per i tecnici di apparecchiature e impianti, ma necessarie al fine di adempiere alle disposizioni normative vigenti relative alle loro attività di verifica e certificazione.
Qualche dato sui repository
Per comprendere la diffusione, la crescita e lo stato dei Repositories nel mondo conformi a tale movimento, si possono analizzare i dati disponibili sul web dal sito ROAR (Registry of Open Access Repository) [13], nato nel 2002 e ospitato presso l’Università di Southampton (UK), e dall’OPENDOAR (Directory of Open Access Repository [11], servizio di SHERPA nato nel 2005, ospitato presso il CRC (Centre for Research Communications) dell’Università di Nottingham (UK).
I dati aggiornati a inizio febbraio 2021, rappresentati nei grafici di figura 1 e figura 2, evidenziano la rapida diffusione di queste piattaforme in pochi anni; e soprattutto confermano l’utilizzo di tali piattaforme per diffondere e condividere documentazione scientifica in diversi settori disciplinari.
I principi agili nella fase di sviluppo del Repository
La misura primaria del successo di un prodotto software è la capacità di soddisfare l’esigenza per cui tale prodotto è stato realizzato. Con il termine requirement si definisce un attributo indispensabile di un sistema, che identifica la capacità, la caratteristica o la qualità di un fattore del sistema di essere utile all’utente.
La fase di Requirement Engineering è il primo step fondamentale nel ciclo di vita di sviluppo software; il suo scopo è di offrire una descrizione completa del problema che dovrà essere risolto, e dei requisiti imposti dall’ambiente e sull’ambiente in cui il sistema deve funzionare.
Il ciclo di vita di un prodotto software, secondo un approccio tradizionale, è rappresentato da un modello sequenziale, dove ogni fase di sviluppo è in cascata con le successive; quindi ogni fase produce un output preciso che viene usato come input per la fase successiva; in particolare, partendo dall’elicitazione di tutti i requisiti, si ottiene una dettagliata specifica dei requisiti che saranno oggetto delle successive fasi di implementazione.
Tale approccio, ha avuto un ruolo importante nello sviluppo del software, soprattutto perché ha affermato la necessità di sottoporre il processo di sviluppo a discipline e a strumenti di pianificazione. Ma già a partire dai primi anni Novanta è risultato particolarmente stringente e riduttivo in quanto non consente ripensamenti se non su base eccezionale, sopportandone il costo sia in termini di tempo che di budget. La specifica dei requisiti, infatti, produce un documento scritto che vincola il prodotto da sviluppare, non sempre soddisfacendo le reali esigenze del cliente, anche perché spesso non sono noti in fase iniziale già tutti i requisiti che si vogliono implementare.
Il manifesto Agile
Come risposta adeguata a uno sviluppo software più dinamico, negli anni si è andato affermando un nuovo approccio, rappresentato dalle metodologie di tipo Agile.
Il principale vantaggio dello sviluppo software Agile è la possibilità di adottare un processo adattativo, nel quale il team di sviluppo è capace di apportare cambiamenti nei requisiti anche nelle fasi avanzate di sviluppo.
La figura 4 sintetizza graficamente i valori basilari per la creazione del software secondo il Manifesto Agile del 2001.
La forza di tale metodo risiede nel coinvolgimento del cliente, nell’interazione continua che si instaura con quest’ultimo e che permette di captare al meglio tutte le esigenze che deve soddisfare il prodotto. Tale metodologia non produce una specifica dei requisiti formale, in quanto, per “condividere la conoscenza” si basa su una documentazione snella, ma allo stesso tempo strutturata, che garantisca la conservazione delle informazioni anche nelle fasi avanzate di sviluppo.
Quest’approccio risulta più congeniale all’attività di ricerca in quanto offre una maggiore flessibilità e adattabilità al cambiamento, elemento caratterizzante in un’attività di ricerca, e una implementazione più rapida di soluzioni grazie ad una maggiore frequenza di collaborazione e feedback.
Sviluppi futuri
Lo studio condotto fino ad oggi ci permette di pianificare una fase di sviluppo del progetto dove il Repository dovrà rispondere ai requisiti del modello OAIS di:
- Interoperabilità: rispettando tutti i requisiti imposti dal modello OAIS ci si auspica di realizzare un prodotto che in futuro possa interagire con altri sistemi collegati all’attività di verifica e certificazione condotta dall’Ente.
- Accessibilità: i materiali devono essere accessibili al più vasto pubblico, con accesso multilingue e per cittadini con varie disabilità. Al contempo, valutando la possibilità di submission automatizzata, prevista in questi repositories, si può immaginare di permettere agli utenti stessi autorizzati di integrare il posseduto con proposte di immissione dei documenti. Ovviamente tale attività dovrà essere attentamente valutata, in quanto sarà necessario prevedere un team di esperti reviewer tecnici che confermino la validità della proposta.
- Conservazione a lungo termine: la costante manutenzione degli standard aiuta a garantire il futuro a lungo termine dei materiali, in modo tale da mantenere la risorsa nella sua continuità storica e diversità di formato, offrendo anche un valore storico dell’attività svolta per garantire una sicurezza sempre maggiore dei lavoratori.
La fase successiva riguarderà l’applicazione della metodologia Agile con particolare attenzione alla Fase 1 (Iteration 0) in modo da constatare i benefici ottenuti, applicando un approccio adattativo piuttosto che predittivo, preferendo un modello Agile di sviluppo software al modello sequenziale tradizionale, in quanto, trattandosi di un’attività di ricerca, il processo di progettazione si baserà su una natura fortemente sperimentale.