Non-Fungible Tokens: una metafora applicabile
La definizione più appropriata nella quale mi sono imbattuto riguardo ai Non-Fungible Tokens (NFT) viene da Andreas Antonopolous che li definisce come “titoli di proprietà di asset digitali”.
La prospettiva più efficace è invece farina del mio sacco: per capire veramente gli NFT è utile considerare Internet come un luogo, non semplicemente una tecnologia. In questo “luogo” oggi è difficile avere delle proprietà.
La “proprietà” nel mondo reale e su Internet
I nostri account nei social media e nelle varie piattaforme infatti non sono “nostri”. Non ne abbiamo, cioè, la nuda proprietà. Facebook, Google, Amazon, Airbnb possono infatti in qualsiasi momento chiuderli senza alcuna possibilità di rivalsa da parte nostra. Esiste addirittura un termine per definire la “cacciata dal paradiso” da queste piattaforme: il deplatforming.
Se consideriamo queste piattaforme come dei luoghi nei quali viviamo e lavoriamo, diventa immediatamente chiaro come la situazione sia più simile a un regime feudale, con i vari “signori” in grado di decidere le sorti dei loro sudditi, piuttosto che a un moderno Stato di diritto. In che senso? Vediamolo.
Se gestisci un bar nel mondo reale e ne prendi in affitto i locali, non ti aspetti certo che una mattina le chiavi d’entrata non funzionino più e trovi un cartello sulla porta con scritto “il tuo accesso al bar è sospeso in quanto abbiamo rilevato delle irregolarità”.
E tantomeno troveresti accettabile il non poter conoscere le motivazioni e contestare la decisione a livello legale. Tanto più se la decisione è stata presa da un algoritmo e non da un legittimo potere giudiziario terzo, indipendente da chi ci dà in affitto il locale. Eppure questo è ciò che succede ogni giorno nel continente Internet.
Non dico “continente” con leggerezza. Credo infatti che Internet sia l’ultimo continente apparso sulla terra e che abbia tutte le caratteristiche per essere considerato come un luogo. Tutte, tranne la fisicità.
Ora, se Internet è un luogo e le proprietà sono completamente in mano a megapiattaforme centralizzate, come possiamo crearci uno spazio nostro nel quale non essere plebaglia esposta ai “capricci” di un algoritmo ma cittadini che godono appieno dei loro diritti?
Con i titoli di proprietà! D’altra parte è la stessa cosa che è avvenuta nell’affermazione dello Stato di diritto. Il servo della gleba non aveva titoli di proprietà, il cittadino sì.
Dal web corporativo a quello decentralizzato
Supponiamo che il tuo lavoro sia quello di vendere online su Amazon. Ti farebbe certamente piacere ottenere un documento da Amazon che certifica la tua proprietà di quel negozio online, con termini e condizioni chiari e l’obbligo per Amazon di passare per un potere giudiziale terzo prima di procedere all’eventuale chiusura del tuo negozio.
La stessa cosa se sei un host in Airbnb e vivi nel terrore di un cliente che ti denuncia ad Airbnb perché nella stanza ha individuato una “telecamera spia” — fatto che sorprendentemente succede molto spesso — anche se invece il dispositivo era un rilevatore di fumo…
Purtroppo in genere i diritti non vengono generosamente concessi dall’alto, ma per essi occorre combattere; e, se non si riesce a ottenerli, bisogna emigrare. È esattamente quello che sta accadendo in Internet. Stiamo infatti assistendo a una migrazione di massa dal Web2 corporativo al Web3 decentralizzato.
Per ora è un movimento molto ridotto, anche perché, in alternativa al Web2 corporativo, c’è ancora relativamente molto poco: per ora solo DeFi (finanza decentralizzata) e NFT (Non-Fungible Tokens).
NFT, blockchain e proprietà digitale
Vediamo gli NFT partendo dalla situazione attuale nel Web2. Se pensi a un asset digital che ti appartiene veramente nel Web2, cosa ti viene in mente? Nulla, vero? Probabilmente l’unica cosa che veramente ti appartiene è un dominio Internet: l’hai pagato, è ufficialmente tuo e nessuno te lo può togliere, se non per vie legali e con motivate ragioni. Anche la mail legata a quel dominio è tua, ma non molto altro.
La proprietà del tuo dominio è garantita da leggi e gestita da aziende e credo si possa affermare con tranquillità che il sistema funziona abbastanza bene. Purtroppo non è molto scalabile perché ha tempi e costi che non lo rendono adatto a molti altri casi d’uso. La proprietà di una spada in un videogame sarebbe infatti difficile da gestire con l’ICANN.
I NFT sono la soluzione al problema: titoli di proprietà nativi di Internet. Esistono già dei domini decentralizzati basati su NFT che, una volta creati, possono essere trasferiti a una terza parte in maniera definita e senza alcuna procedura burocratica. Li riconosci dall’estensione: .ETH, .CRYPTO e così via.
La proprietà è certificata dal consenso in blockchain (che equivale a dire “da Internet”), per cui non è necessario delegarne la gestione ad aziende. Una volta risolto il problema del “di chi è questo asset digitale?“ in maniera nativa in Internet, i casi d’uso passano da uno (i domini) a un numero che tende all’infinito.
Oggi gli NFT rappresentano già la proprietà di arte, musica, terre digitali, liquidità in exchange decentralizzati, biglietti, prenotazioni, oggetti di collezione e così via. Questo è solo l’inizio, meno dello 0,01% del potenziale.
Caratteristiche e applicazioni dei token
Prima di continuare, è importante fare una distinzione: l’NFT non è l’oggetto in sé, ma il token che è il titolo di proprietà dello stesso. Questo è fondamentale per asset facilmente replicabili (per esempio un’immagine) e irrilevante per asset non copiabili (una prenotazione).
Se gli NFT sono una possibile risposta alla gestione nativa di asset digitali, quali possono essere le applicazioni, per esempio nel settore travel? In futuro: infinite. All’atto pratico, oggi: nulle, o quasi.
La mancanza di diffusione dei wallet, la pre-condizione per gestire gli asset digitali, rende inapplicabili la maggior parte dei casi d’uso di NFT nel travel. In questa fase storica possiamo solo sperimentare. Noi in Trips Community lo stiamo facendo, in particolare in due aeree:
- le prenotazioni
- la fidelizzazione
Vediamole di seguito.
Le prenotazioni
Ad aprile di quest’anno abbiamo messo in vendita un soggiorno di una settimana in una villa a Ibiza, sotto forma di NFT. Un cliente ha comprato l’NFT e ha così acquisito la proprietà di un asset digitale che rappresenta sette notti, dal 28 agosto al 4 settembre 2021.
Che vantaggi ha ottenuto rispetto alla classica prenotazione?
- ha risparmiato sulle fee dei portali di prenotazione (circa il 15%);
- ha un asset digitale che può trasferire a chiunque sul mercato secondario;
- dopo il soggiorno, si terrà l’NFT come ricordo ma soprattutto avrà un asset digitale che segnala in maniera trasparente al mondo che il proprietario di quell’indirizzo ha un certo tipo di preferenze per i suoi soggiorni e potrà attirare airdrop di token, airdrop di NFT, accesso a sconti e così via;
- dopo il soggiorno può mettere sul mercato l’NFT per il suo valore storico; il valore dell’NFT nel tempo potrebbe infatti salire.
Mi immagino un mondo nel quale eviteremo di prenotare qualsiasi cosa se non ci daranno in cambio un NFT, perché la collezione di NFT di tutti i nostri viaggi sarà talmente preziosa che spesso viaggeremo solo per raccoglierne ancora.
Sarà un po’ come oggi: alcuni scelgono dei voli in funzione delle miglia, altri scelgono un hotel piuttosto che un altro perché “instagrammabile”. Come vedi, non cambiano le motivazioni psicologiche e sociali, ma solo il sistema che, per la prima volta, assegna un bene di proprietà. Perché, ricordiamolo, anche i follower di Instagram non ti appartengono. Questo tipo di dinamiche è già pienamente in atto nel mondo crypto, in progetti come POAP che certificano la “Proof of Attendance”: ottieni l’NFT solo se sei stato presente a un certo evento.
Ad agosto abbiamo collaborato con Alpitour per l’apertura dell’Hotel a 5 stelle Cà di Dio, di Vretreats, mettendo in vendita la prima notte in asta su OpenSea.
L’NFT rappresenta la proprietà della prima notte, una cena in terrazza e il transfer con taxi acqueo. Il vincitore dell’asta ha pagato esattamente 1 ETH (circa $ 3200) andando ad aggiudicarsi un vero e proprio reperto storico che in futuro sarà messo in mostra nei musei virtuali del metaverse [1].
I complimentary NFT
Quando si va in un Hotel a volte regalano dei gadget. Lo fanno per creare un contatto, un filo di continuità con loro, perché tu ti ricordi di loro ogni volta che prendi in mano la penna dell’hotel, scrivi sul blocco note o quant’altro. L’Hotel spende denaro per regalarti queste cose.
L’NFT in questo caso promette di risolvere lo stesso problema in maniera più fluida. A luglio 2021 abbiamo lanciato il progetto “Trips Complimentary NFT” per facilitare al massimo a chi gestisce strutture la creazione questo tipo di contatto/continuità con la propria clientela. Abbiamo “mintato” (creato) un NFT in 100 copie che rappresenta un box.
L’NFT è collegato a un breve video del box che si gira e si apre [2]. L’abbiamo poi messo in vendita a $ 1 ciascuno e gli host e albergatori ne hanno comprati. C’è chi ne ha presi 5, chi 10 e così via. Il prossimo passo sarà offrirli ai vari clienti passati e a quelli in arrivo e vedere come va.
L’idea è che ogni host vada a crearsi una mailing list più preziosa perché contiene anche gli indirizzi ETH dei propri clienti, il che apre una serie di possibilità di fidelizzazioni future.
Conclusione
Gli NFT sono un nuovo elemento di base di Internet, sul quale si potranno creare strutture ad oggi ancora non immaginabili. Nei prossimi anni vedremo moltissima sperimentazione anche nel settore Travel, con ovviamente tanti fallimenti e promesse non mantenute, ma dalla quale emergeranno casi d’uso assolutamente inediti.