Ritorna la (non)conferenza sul serious gaming
#play14 è una di quelle esperienze che, in questi due anni di necessarie restrizioni preventive, non è stato possibile reimmaginare e riproporre “da remoto”. Per alcune attività abbiamo imparato a cavarcela — a volta anche molto bene — con gli strumenti di connessione e lavoro collaborativo, che ci hanno consentito la prosecuzione di numerosi progetti.
Ma per un momento che è condivisione di esperienze, partecipazione anche fisica alle attività, comunicazione non verbale e divertimento, era necessario aspettare la possibilità di tornare in presenza, in sicurezza. L’obiettivo della conferenza è stato, fin dalle prime edizioni a cui abbiamo partecipato all’estero, quello di portare la personale esperienza e le proprie conoscenze in merito all‘utilizzo di varie tecniche di gioco tramite le quali apprendere alcuni dei concetti fondamentali dell‘Agile, del lavoro di gruppo, della collaborazione.
E così, dal 15 al 17 settembre 2022, sui colli bolognesi, torna #play14 giunto alla quinta edizione italiana. C’è grande entusiamo da parte degli aficionados ma anche molto interesse da parte di persone che hanno scoperto la unconference dedicata al serious gaming paradossalmente proprio in questi anni di sospensione.
Tutte le informazioni per partecipare alla quinta edizione italiana e acquistare i biglietti sono sul sito dedicato www.play14.it, ma in questa pagina vogliamo riportare il reportage che fu fatto nell’oramai “lontano” 2019, dopo quella che sarebbe stata, fino ad oggi, l’ultima edizione, e che fu davvero molto entusiasmante e coinvolgente.
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#Play14: la quarta edizione italiana
#Play14 è una “non conferenza” di due giorni dedicata al serious gaming in cui si affronta il tema del gioco come strumento di team building, analisi retrospettiva, apprendimento, modellazione, problem solving e molto altro ancora [1].
Portata in Italia dal team di Agile Reloaded nel 2016, quest’anno la conferenza ha visto la sua quarta edizione italiana [2] dal 13 al 15 giugno, con svariate novità, a partire dalla location, che si è spostata presso il Future Lab [3], una bella struttura nei pressi di Bologna. L’alternanza tra ampi spazi all’aperto e all’interno della struttura — tra i quali una palestra autenticamente vintage — ha sicuramente contribuito alla riuscita dell’evento.
Durante i tre giorni, in un ambiente estremamente informale, divertente e stimolante, un centinaio di partecipanti ha potuto sperimentare varie tematiche legate al management, al coaching, alla gestione dei gruppi di lavoro, all’analisi dei problemi e molto altro ancora. Tutto questo attraverso lo strumento del gioco serio.
Su queste pagine abbiamo dato conto delle precedenti edizioni — internazionali e italiane — di questa (non)conferenza atipica [4], [5], [6], [7], [8] e vogliamo raccontare qualcosa anche dell’edizione 2019, fermo restando che il racconto potrà restituire solo una visione molto parziale di tutto quel che è accaduto.
Un pubblico ampliato
Oltre alla novità della location, quest’anno abbiamo potuto riscontrare un certo rinnovamento nella composizione dei partecipanti: accanto a uno zoccolo duro di agilisti che hanno trovato nel serious gaming uno strumento per le loro attività di agile coaching, i presenti arrivavano da una più ampia “platea” professionale e di interessi. Era una tendenza già in atto dallo scorso anno, ma in questa edizione bolognese è stata confermata.
Un percorso di avvicinamento
Quest’anno [il 2019, n.d.r.], poi, al #Play14 “plenario” di giugno si era arrivati dopo un “tour” di #miniplay14 svoltosi nella prima parte del 2019. In pratica, si è trattato di una serie di eventi brevi, in genere in orario serale, a partecipazione gratuita, in svariate città d’Italia, in cui i partecipanti potevano sperimentare in piccolo i contenuti e le dinamiche di un #Play14: una sorta di assaggi, di “degustazione” che ha consentito a chi è intervenuto di farsi un’idea e magari di optare per la partecipazione alla (non)conferenza plenaria del 13-15 giugno.
Rompere il ghiaccio in una (non)conferenza
#Play14 si è svolto sulla consueta durata delle due giornate e mezzo, con il pomeriggio del giovedì dedicato a eventi “sociali” utili per conoscersi e rompere il ghiaccio in vista delle due giornate successivo. Queste attività icebreaker, per quanto spesso anche piuttosto semplici, risultano di fondamentale importanza al fine di creare fin da subito un clima rilassato, di condivisione, di collaborazione, senza certi freni comportamentali che sono normali invece nel consueto contesto di lavoro.
Quest’anno gli organizzatori avevano organizzato due sessioni di serious social game. Nella prima, denominata Human Bingo, i partecipanti, un po’ come nella tombola dovevano completare la propria tabella dove i numeri della tombola erano sostituiti da una “matrice di competenze”, come direbbero quelli bravi: dal saper suonare un kazoo all’aver cinque gatti a casa al coltivare insalata in terrazza.
Nel prosieguo della serata, i partecipanti hanno sperimentato metodi alternativi per lavorare insieme: conoscersi vuol dire anche guardare oltre le apparenze (si doveva realizzare un ritratto del proprio compagno di gioco disegnato su una busta di carta) e questo può essere fatto a un tavolo, su un prato o perché no, all’interno di una vecchia auto.
Pura energia
Altro gioco davvero semplice per scaricare lo stress e attivare la parte del nostro cervello più creativa e innovativa è la battaglia di palline, ossia liberare la propria energia e urlare con tutta la voce che abbiamo.
In genere, i giochi hanno bisogno di un bravo facilitatore che sappia guidare e regolare le dinamiche di gruppo, suggerire e stimolare i partecipanti. Ma a #Play14 in molti casi il facilitatore non serve. I giocatori si inventano nuovi modi di intendere il gioco, nuove soluzioni compatibili con il regolamento ma totalmente innovative rispetto a quanto proposto.
In poche ore, tutto già acquista un’aura differente: con l’arrivo della sera, le persone sembrano conoscersi da una vita, il clima è ormai quello del gruppo di amici. Si è già appreso qualcosa e si è pronti per i due giorni di (non)conferenza che seguiranno.
Marketplace e attività
Se il primo giorno serve per socializzare, conoscersi e rompere il ghiaccio, con il venerdì la conferenza entra nel vivo con il programma dei serious games.
Dato che si tratta di una unconference, il programma viene stabilito direttamente dai partecipanti secondo il classico meccanismo del marketplace: chi lo desidera può fare una proposta che andrà a comporre il programma della giornata.
Ogni partecipante può proporre giochi dai temi e dalle dinamiche più disparate: dal team building, alla comunicazione, al pensiero laterale.
Molti modi per pensare
Quest’anno svariate attività si sono concentrate sul “pensiero”, sulle sue varianti, sulle sue dinamiche.
I giochi presentati da Alessandro Bogliolo sono molto interessanti per allenare il pensiero computazionale, capacità che mettiamo in atto ogni volta che dobbiamo, per esempio, svolgere un ordinamento o reperire un’informazione. Alessandro è professore ordinario di Sistemi per l’elaborazione dell’informazione all’Università di Urbino, dove conduce studi e ricerche nel campo delle tecnologie digitali applicate all’innovazione sociale.
Altro aspetto interessante relativo al “pensiero” in senso lato è quello messo in luce nel gioco Chaos Brain. C’è in molti la radicata la convinzione che il nostro cervello riesca a svolgere bene più processi nello stesso tempo. Questa idea si è concretizzata in pratiche lavorative volte ad aumentare la produttività e sopperire alle disfunzioni organizzative, i colli di bottiglia, le infinite attese. Ma come scoprirono gli inventori dell’approccio lean alla produzione, maggiore è il numero di cose che facciamo in parallelo, minore sono le performance complessive. Chaos Brain è un divertente gioco che mostra come sia impossibile eseguire movimenti complessi, fare calcoli ed esercizi di logica allo stesso tempo. Il nostro cervello è sicuramente capace di fare molte cose in contemporanea, ma i risultati sono decisamente migliori se le facciamo una per volta.
Su un binario vicino al precedente, viaggia un particolare modo di giocare Happy Salmon: alcuni giochi funzionano meglio se ci mettiamo in una condizione di difficoltà. Alcuni partecipanti, allora, hanno provato a giocare ad Happy Salmon indossando delle bende sugli occhi. Un gioco svolto normalmente ad altissima energia e velocità mette in luce tutt’altre caratteristiche e richiede competenze differenti se si viene momentaneamente privati della vista.
Un po’ diversa, ma sempre legato ad aspetti del pensiero, è stata l’attività presentata da Pino Decandia: il gioco proposto affrontava il tema delle dinamiche decisionali, mettendo in luce le differenze che emergono quando ci troviamo all’interno oppure all’esterno della nostra area di comfort. La nostra vita ci vede in costante passaggio dalla zona di comfort a quella di influenza, dove le nostre azioni possono solo influenzare il comportamento degli altri e il contesto. Le azioni che compiamo appartengono all’area detta sfera di competenza.
Collaborazione e cooperazione
Molti giochi sono risultati interessanti perché sono riusciti a unire una componente di energia con la logica e alcuni principi di teoria dei processi.
Il gioco presentato da Piergiorgio Lovato divideva i partecipanti in squadre che dovevano “traghettare” i compagni su una improvvisata barella fatta di nastro adesivo. Lunghezza del nastro usato e numero di kg trasportati sono fattori che influiscono sulla performance della squadra e sul punteggio finale. Oltre alla capacità di collaborare in gruppo è necessario saper applicare pensiero laterale, strategie di problem solving, oltre che alcuni principi basilari della Lean Production.
Il gioco presentato al sabato da Luca Bergero fa uso di una serie di carte, che servono a stimolare un confronto sul modo in cui lavoriamo insieme verso uno stesso obiettivo e sul modo in cui comunichiamo. In questo caso, a emergere era il concetto di cooperazione: insieme tutti vinciamo o tutti perdiamo.
Kanban al ristorante
Qual è il modo migliore per imparare uno strumento di gestione del processo? Provarlo in pratica. E così al pomeriggio del secondo giorno, i partecipanti divisi in gruppi hanno sperimentato Kanban partecipando al gioco Kanban bruschetta, una implementazione realistica dei principi della produzione snella, dove si univa la teoria lean con la cucina.
Ogni squadra doveva implementare il processo di lavorazione secondo i classici principi lean: “stop starting, start finishing”, WIP limit, flow management. L’oggetto della lavorazione erano le bruschette… che poi avremmo mangiato a cena. La gara, svoltasi in iterazioni, prevedeva l’aggiunta a ogni passaggio di un dettaglio volto a condizionare — e migliorare — le prestazioni dei team: backlog ordinato, definizione del processo, limite ai compiti svolti in contemporanea, gestione del flusso.
Olympics Serious Games
Il terzo giorno, per una volta “contravvenendo” al classico schema del marketplace, gli organizzatori hanno proposto una competizione a squadre in cui sono stati effettuati svariati giochi in sequenza: lo zoom infinito, la collaborazione cieca, lo helium stick e il puzzle collaborativo.
Tutti i giochi erano accomunati dal concetto di sfida, ma anche di collaborazione, fra squadre differenti, oltre ovviamente alla collaborazione all’interno di ogni team.
Conclusioni
Vedere seri professionisti, provenienti da ambiti lavorativi e aziendali diversi e a volte lontani tra di loro, che si trasformano per tre giorni in una giocosa folla di scalmanati può apparire a qualcuno discutibile, ad altri un’ottima cosa.
In realtà sono di grandissimo valore gli spunti, le riflessioni, gli apprendimenti, il confronto che solo un evento fuori dagli schemi come #Play14 è in grado di suscitare. Confidiamo in un’ulteriore edizione, in cui l’energia e la passione delle molte persone coinvolte possano ancora una volta concretizzarsi in attività formative e divertenti.
Riferimenti
[1] Il sito internazionale di #play14
[2] Il sito dell’edizione italiana di #play14
[3] FutureLab, la location dell’edizione 2019
[4] Giovanni Puliti, #Play14 Edizione 2014 – Reportage dalla unconference sul serious gaming. MokaByte 194, aprile 2014
https://www.mokabyte.it/2014/04/play14/