Introduzione
Uno dei dodici principi del Manifesto per lo sviluppo agile del software recita: “Una conversazione faccia a faccia è il modo più efficiente e più efficace per comunicare con il team ed all’interno del team”. Nella mia esperienza di Agile Coach e consulente aziendale mi rendo sempre più conto di come invece l’uso di un gergo tipicamente aziendale finisca per compromettere, invece che migliorare, il livello della conversazione e della comunicazione.
Questo articolo riporta un dialogo di totale fantasia, ma assolutamente verosimile perché costruito usando espressioni e modi di dire tipici degli uffici, specialmente nel nord italia: quelle riportate sono tutte frasi che ho potuto ascoltare veramente in quei contesti. E il tono della discussione è assolutamente credibile.
La scena
Il dialogo si svolge nell’ufficio di una grande azienda, open space. È il primo pomeriggio e i colleghi sono impegnati tra riunioni e mail da gestire.
Primo dialogo
Giovanni: Ehi, Marta, se non riesci a darmi option date per il meeting face2face, possiamo agendare una call! Spero che almeno 30 min siano sufficienti, ma booko 1h… let me know!
Marta: Certo, Giò. Sono full fino a venerdì, ma vedo cosa posso fare. Briffami later quando sei libero, ok?
Giovanni: Perfetto, grazie! Sai, il nostro obiettivo è rollare il servizio a tutte le filiali entro l’anno, quindi dobbiamo essere davvero sharp su questo.
Marta: Assolutamente, capisco. È under control nostro, quindi dobbiamo essere empowerati al punto da performare al meglio.
Giovanni: Esatto. Poi, quando andiamo a fare l’hiring esterno, dobbiamo anche cambiare il mindset, sai? Non è solo un tema di partnering ma anche di challenge.
Marta: Giusto. E guarda, con questa option nell’offerta, aumenta la winnability della nostra proposition. C’è un grosso focus sulle digital skills sui new hires.
Giovanni: Eh sì, oggi è mandatory il change del modello. Quelle sono le 4 figure che compongono il Diamond che guidano il change management, no?
Marta: Sì, esatto. Il tema è assolutamente di execution. È un gran take away, insieme al topic dell’employability.
Giovanni: Perfetto, sono disponibile anche al telefono per un veloce touchbase se serve. Purtroppo, però, devo andare in NoMeetingTime perché per tutta la settimana le agende sono in overbooking.
Marta: Capisco, anche la mia è un po’ un disastro. Ah, a proposito, ho draftato una mail per il cliente, ma vorrei un tuo feedback. I commenti sono mostly welcome.
Giovanni: Mandami pure la bozza. Domani mattina invierò comunicazione everyone con i dettagli della review, così creiamo un common understanding su alcuni concetti base.
Marta: Ottimo. Tutte queste trasformazioni non le abbiamo fatte overnight, e dobbiamo assicurarci che l’adoption non si perda per strada.
Giovanni: Esattamente. Mi ha tiltato un po’ l’ultima review, ma penso che possiamo fare fitting con i behaviour richiesti.
Marta: Certo. E poi, possiamo outsursare alcune figure se serve. Comunque, spero che non ci sia bisogno di fare reshuffle del team on the fly.
Giovanni: Speriamo di no! Va bene, ci sentiamo dopo per un checkpoint to keep intouch. Ciao!
Marta: Ciao, Gio, a dopo!
Secondo dialogo
Poco dopo, Giovanni incontra Marco per discutere del progetto in corso.
Giovanni: Ciao Marco, ho schedulato un kickoff per allinearci sui deliverable della settimana. Ti va bene?
Marco: Sì, certo. Mi serve solo un recap rapido del meeting di ieri, puoi pingarmi su Teams?
Giovanni: Certo, lo faccio subito. Stiamo cercando di boostare la performance con un nuovo workflow, quindi dobbiamo fare un deep dive sui KPI per capire cosa possiamo ottimizzare.
Marco: Perfetto, hai già checkato il draft del proposal?
Giovanni: Sì, ma voglio fare un fine tuning del budget prima della deadline. Facciamo anche un quick win su questo task, giusto per avere qualcosa di tangibile.
Marco: Assolutamente, dobbiamo essere compliant con le nuove regole di governance. L’idea è di scalare il progetto dopo il primo pilota, ma serve commitment da parte del board.
Giovanni: Giusto, possiamo fare un sync call per vedere dove siamo rimasti bloccati. Voglio essere sicuro che tutto sia a posto prima di presentarlo.
Marco: Ok, facciamo così. Intanto, vediamo di chiudere anche il tema del pilota. C’è qualcos’altro?
Giovanni: No, direi che è tutto. Ci sentiamo più tardi per un veloce touchbase, se serve.
Marco: Perfetto, a dopo!
Terzo dialogo
Nel frattempo, Marta sta lavorando con un’altra collega, Laura.
Marta: Laura, dobbiamo fare fitting con i behaviour del nuovo team. Sei riuscita a vedere come possiamo migliorare?
Laura: Sì, ci sto lavorando. Purtroppo, devo gestire anche il NoMeetingTime, perché le nostre agende sono tutte in overbooking questa settimana.
Marta: Capisco, è un delirio. Ma cerchiamo di fare un checkpoint rapido per mantenerci in linea. Ho draftato una mail con i punti chiave, i commenti sono mostly welcome.
Laura: Va bene, mandamela pure. Facciamo in modo di essere tutti allineati prima della prossima review.
Marta: Ottimo. Spero che questo ci aiuti a creare un common understanding e a boostare la performance generale.
Laura: Sì, e con un po’ di luck possiamo anche scalare questo workflow su altri progetti.
Marta: Perfetto, allora ci aggiorniamo presto!
Laura: A presto, Marta!
Un colpo di scena
All’improvviso, la porta dell’ufficio si spalanca ed entra una figura imponente, vestita con abiti antichi e brandendo un tomo polveroso. È Il “Sacro Protettore della Lingua Italiana”.
Protettore: O infelici, che di parole straniere guarnite il parlar vostro, a qual giuoco v’industriate? Giunte al termine son le vostre ore di vanità! Sia chiaro: il verbo di Dante mai si macchierà di cotal nefandezza!
Giovanni (sbalordito): Chi… chi sei tu?
Protettore: Io son colui che veglia su la lingua nostra, che del Boccaccio e del Petrarca gli insegnamenti serba! Che cotal storpiatura del bel parlare non possa piú perpetrarsi! Voi, mercanti di suoni stranieri, verrete castigati secondo giustizia!
Marta (confusa): Ma… noi stavamo solo parlando del progetto…
Protettore: Del progetto? ahimè, ché l’anima mia duole nel sentir sì gran sfregio al nostro idioma! “Pingami”, “bookiamo”, “deep dive” dite? Sia messa fine a cotanta arroganza! Seguite me, ché vi condurrò al vostro giusto destino!
Il Protettore della Lingua Italiana afferra Giovanni e Marta per un braccio ciascuno e li trascina fuori dall’ufficio.
Protettore: Che questa sia lezione per voi e per tutti! Il parlar nostro è ricco, è profondo, è musicale! Non v’ha bisogno di ricorrere a sterili anglicismi per parer più altolocati! Tornate alle vostre scrivanie solo quando avrete appreso il valore del vero parlar italico!
Il Protettore si allontana, lasciando Giovanni e Marta in una riflessione profonda su quanto avvenuto.
Giovanni: Be’, direi che questo è stato un gran “take away”… forse dovremmo iniziare a usare un po’ più di italiano da ora in poi.
Marta: Già… “un bel risultato”, un “gran passo avanti”, direbbe il Protettore. Meglio tornare ai nostri libri e capire davvero come parlare senza farci catturare di nuovo…