Introduzione: dal “development” al “management”
Quella che si svolgerà il 16 e 17 novembre 2015 è la settima edizione di Better Software, la terza del “nuovo corso”.
In questi anni, Better Software si è ritagliato uno spazio nel panorama delle numerose “conferenze” di ambito genericamente IT che si svolgono in Italia e all’estero. In particolare, con le ultime due edizioni precedenti a quella cui parteciperemo il mese prossimo, si è assisito alla definitiva evoluzione dei temi e del focus di questa conferenza.
Se infatti nelle prime edizioni si trattava di una conferenza sullo sviluppo software, sulle architetture e sulle tecnologie, che dava anche molto spazio a temi legati alle metodologie e alla gestione di progetto, nelle ultime edizioni l’attenzione si è spostata sempre più sulle tematiche del management, della gestione delle risorse umane, dell’adozione dell’approccio Lean e delle metodologie Agile, anche per quanto riguarda lo UX design.
Vogliamo presentare brevemente con questo articolo alcuni motivi che spingono a partecipare alla prossima edizione della conferenza, anche sulla base di un processo evolutivo cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Per questo, cercheremo di elencare almeno cinque buone ragioni per essere presenti, che poi è un modo per riflettere su quello che è stato e quello che potrà essere.
1. A Better Software si anticipano le tendenze
Quando, per la prima volta, nel 2010 partecipammo a Better Software [0], suddividemmo le varie tematiche trattate in Social, Mobile, Open, Agile. Non era nulla di nuovo, evidentemente, ma tali argomenti non avevano neanche raggiunto la maturità e la pervasività che hanno oggigiorno. Cinque anni, nel mondo del software, iniziano a essere un periodo significativo, e quello che colpisce oggi è come già, nei talk dei vari relatori, ci fosse una certa sicurezza nell’individuare le tendenze che poi si sono rivelate mainstream.
In particolare, per quanto riguarda le metodologie Agile, cinque anni fa non si trattava di una tematica comune, ma di una innovazione che solo allora cominciava a diffondersi. Da questo punto di vista, Better Software ha rappresentato un po’ un “pensatoio” in cui il contributo dei molti esperti, che nelle varie edizioni hanno presentato i loro interventi, ha contribuito a delineare un percorso di maturazione e ha fatto sì che nascesse una comunità in tal senso.
Un altro aspetto in cui sono state anticipate le tendenze, ed è legato al precedente, è quello dell’envisioning, del passaggio strutturato dall’intuizione e dalla necessità di un prodotto alla sua ideazione, e poi al suo sviluppo. Se andate a rileggervi i resoconti delle edizioni precedenti, laddove si parla di liftoff [2] e di “dreaming” [3], potete rendervi conto dell’importanza di questi aspetti.
In poche parole, negli anni Better Software ha saputo cogliere il passaggio dall’attenzione per l’innovazione tecnologica a quello per l’innovazione organizzativa e di processo.
2. Better Software è eclettico, ma focalizzato
Nei primi anni a prevalere è stato l’eclettismo: i temi trattati erano tanti [0], gli aspetti tecnologici e architetturali avevano notevole spazio [1], era possibile passare da un talk ad alto livello di astrazione, quasi filosofico, sulla gestione dei progetti a uno molto “hands-on” su qualche particolare aspetto tecnologico. L’edizione del 2011 dette grande rilievo, ad esempio, al linguaggio HTML5, ed era giusto così.
Con il passare degli anni, è stata fatta la scelta, concretizzatasi soprattutto l’anno scorso [4], di dare sempre meno spazio alle tematiche strettamente tecnologiche e darne di più a quelle legate alla gestione dei progetti, all’organizzazione aziendale, alle risorse umane.
Questo ha certamente “tagliato” una fetta di potenziali partecipanti, quella degli “sviluppatori e basta!”, ma ha avuto un duplice risultato: da un lato, apre Better Software a una categoria di professionisti, anche di aziende impostate in maniera tradizionale, che magari vogliono venire a vedere, a rendersi conto, a capire l’aria che tira. Dall’altro, ed era un’esigenza sentita, contribuisce a connotare maggiormente la conferenza nel panorama affollato degli eventi.
A fronte di molte, ottime conferenze di tipo tecnologico, in cui si parla di determinati linguaggi, di framework, di architetture, Better Software ha scelto di trattare primariamente metodologie, gestione di progetto, processi e risorse umane. Chi è interessato a questi temi, si tratti di responsabili del personale di una grande azienda, come di sviluppatori di una piccola startup, sa che c’è una conferenza dedicata proprio a questo.
3. A Better Software si impara
Ci sono conferenze in cui si va ad ascoltare/dire qualcosa, ci sono eventi in cui si va per “fare presenza” o farsi vedere e ci sono, sempre più per fortuna, eventi che valgono il prezzo del biglietto perché se ne esce con un bagaglio di conoscenza e di arricchimento più o meno grande. Better Software rientra fra questi ultimi.
I talk sono sempre di buon livello e, in molti casi, hanno la capacità se non altro di suscitare delle riflessioni, delle prese di consapevolezza. A volte si assiste a vere e proprie “lezioni” [4], altre volte a riflessioni derivanti da esperienze sul campo. Insomma, c’è sicuramente materiale per trovare spunti e indirizzi per l’approfondimento.
Ma non basta. Uno dei punti di forza dell’intera conferenza sono i workshop e gli eventi interattivi: sono condotti da professionisti che il più delle volte preparano una “prima” dei loro workshop proprio in occasione di Better Software, o che ripropongono seminari interattivi che hanno riscontrato parecchio successo in altre città. A questi eventi occorre iscriversi per tempo, perché sono in genere a numero chiuso onde evitare dispersioni e mancanza di tutoraggio da parte di chi li conduce. Ma vale davvero la pena di partecipare ad almeno uno di questi: attraverso il metodo esperienziale, in una mattinata o in un pomeriggio si possono davvero apprendere alcuni concetti che poi saranno direttamente applicabili in azienda.
4. Better Software ha un programma internazionale e “configurabile”
Il processo di internazionalizzazione della conferenza avviato nel 2013 con la presenza di Olav Maassen e Yoav Aviram [3] e proseguito nel 2014 con quella di Dan North [4] e con i keynotes tenuti in lingua inglese, giunge quest’anno al suo compimento: la lingua ufficiale di Better Software è l’inglese. È un passo coraggioso da parte degli organizzatori, ma è chiaro che si punta a fare di Better Software un riferimento non più solo nazionale, ma aperto a esperienze di tutto il mondo.
E in tal senso, uno sguardo al programma [5] dell’edizione a venire, oltre alla già citata adozione della lingua inglese, mostra che una dozzina di relatori sono stranieri: il confronto con realtà geografiche e culturali diverse è sempre stimolante e capace di apportare visioni, prospettive, soluzioni differenti. Anche nel globalizzatissimo mondo dello sviluppo software e della gestione dei progetti, certe differenziazioni regionali continuano ad avere il loro peso…
E visto che siamo a guardare il programma, l’altro aspetto interessante è dato dal fatto che, in anticipo o anche sul momento, è possibile per ciascuno confezionarsi il proprio percorso “su misura”. Al di là dei keynote, che avvengono in “seduta plenaria”, la conferenza poi si suddivide su quattro binari, tra talk “frontali” e seminari esperenziali: ciascuno potrà scegliere a quali partecipare.
Se inizialmente questo tipo di “multitraccia” poteva apparire dispersivo o addirittura controproducente, è in realtà vero che magari si dovranno fare delle scelte, ma non esiste il rischio del percorso “obbligato” tipico della conferenza tradizionale. A ciascuno viene data la possibilità di seguire magari una tematica da più punti di vista e con modalità diverse, oppure, al contrario, di partecipare a interventi più differenziati per vedere magari tematiche che si conoscono meno.
5. A Better Software c’è un contesto rilassato ma motivante
A nulla servirebbe la qualità degli interventi e la precisione dell’organizzazione, ben poco varrebbe l’internazionalizzazione e il ricco programma se la conferenza fosse vissuta in maniera faticosa, irritante, ansiogena. Al contrario, Better Software si contraddistingue per una estrema informalità abbinata alla concreta sensazione che chi è lì — che si tratti dei relatori o del “pubblico” — è lì perché interessato alle novità e alle esperienze, perché considera questo evento un mattoncino nella costruzione di una maturazione professionale, perché ha piacere di incontrare altre persone con cui può scambiare idee, punti di vista, storie e progetti.
Senza esagerare, è comunque vero che nelle pause e nei momenti “conviviali” nascono discussioni interessanti, scambi di prospettiva e si possono gettare le basi per proficue collaborazioni. È successo.
Bonus point
Quanto appena detto dovrebbe essere sufficiente per spingere i più curiosi a partecipare a Better Software. Ma, a ulteriore sostegno, per i lettori di MokaByte c’è anche uno sconto del 20% sul prezzo del biglietto, attivabile direttamente dal link:
https://bsw15.eventbrite.com/?discount=BSW15-MBFriends
Nel numero di dicembre della rivista, pubblicheremo il consueto ampio resoconto su #BSW15 (è questo l’hashtag ufficiale) cercando di capire quali saranno state le tematiche e le tendenze emerse con maggiore forza dalla due giorni di novembre.
A MokaByte mi occupo dei processi legati alla gestione degli autori e della redazione degli articoli. Collateralmente, svolgo attività di consulenza e formazione nell‘ambito dell‘editoria "tradizionale" e digitale, della scrittura professionale e della comunicazione sulle diverse piattaforme.