Consumer Electronics Show 2025
Dal 7 all’11 gennaio 2025 si è tenuto a Las Vegas Il Consumer Electronics Show (CES) evento che si conferma ogni anno come il palcoscenico globale per l’innovazione tecnologica. Non ho partecipato di persona, ma ho seguito con grande interesse e attenzione i reportage e i commenti degli esperti del settore e le discussioni tra gli appassionati.
Questo evento, che richiama migliaia di espositori, aziende, startup e appassionati da tutto il mondo, offre una panoramica delle tendenze e delle novità che influenzeranno il futuro prossimo. Il CES è una finestra sul domani, dove il confine tra ciò che è possibile e ciò che è desiderabile viene esplorato con audacia.
Un focus sull’intelligenza artificiale
Al CES ci sono tutte le novità sulle tecnologie di punta del momento, quest’anno tutte incentrate, com’era ovvio aspettarsi, intorno al tema della intelligenza artificiale: dai sistemi di sensoristica intelligente alla visione artificiale; dalla manutenzione predittiva delle fabbriche alla gestione automatizzata dei processi industriali. In particolare sembra che il settore manifatturiero e automotive siano gli ambiti dove prossimamente si vedranno i maggiori stravolgimenti.
Il CEO di NVIDIA, Jensen Huang, ha colto lo spirito di questo momento con una frase che probabilmente resterà nella storia: “Un giorno, tutto ciò che si muove sarà autonomo”. Il CES 2025 ha dimostrato che quel giorno è già arrivato. Dai robot umanoidi alle auto a guida autonoma, fino a barche e macchinari industriali, la tecnologia ha superato la soglia della teoria per diventare applicazione pratica.
Ciò che ha colpito molti non è stata solo l’ampiezza dell’innovazione, ma la sua prontezza. Non si parla più di ipotesi o esperimenti, ma di strumenti pronti a cambiare le industrie, a migliorare le vite e a modificare il modo in cui noi interagiremo con il mondo degli ecosistemi digitali che ci circonda.
AI: abilitatore dell’invasione dal basso
Quasi tutti i commentatori concordano nel dire che la AI ormai è il presente, non più un futuro ipotizzabile o prossimo. L’evento di quest’anno sarà sicuramente ricordato come un punto di svolta, un momento in cui l’intelligenza artificiale ha dimostrato che nei prossimi anni entrerà in ogni aspetto della nostra vita. Ma non solo: la AI è qui per stravolgere interi settori industriali, con un approccio imprevisto; al contrario di quello che abbiamo visto nei decenni passati, potremmo dire dal basso, dal consumer verso l’industrial.
E questo cambio è principalmente dovuto al fatto che ormai sono il software e l’elettronica i punti cardine dell’innovazione. L’elettronica di consumo (consumer electronics) sta infatti progressivamente invadendo altri settori industriali, ridefinendo i confini tra le industrie tradizionali e il mondo tecnologico. Dall’auto all’agricoltura, dalla sanità all’intrattenimento, i dispositivi e le piattaforme elettroniche stanno diventando il motore principale dell’innovazione, influenzando modelli di business e strategie globali. Questo filo conduttore di rivoluzione trasversale sembra destinato a cambiare le carte in tavola in modo significativo.
E questo lo possiamo vedere tutti noi per esempio nel settore automotive — dove ormai le auto contemporanee sono una piattaforma software prima ancora che meccanica — o nel manufacturing, con i salti in avanti della robotica. Prima i robot erano sistemi meccanici controllati da sistemi complessi programmati ad hoc; oggi un robot è prima di tutto un sistema intelligente, che il software rende autonomo e in grado di fare tutto quello che serve in modo autonomo.
Quindi, questi sistemi complessi — che fino ad oggi costavano moltissimo ed erano oggetti professionali — sono diventati più semplici, alla portata di (quasi) tutti, come se fossero (quasi) elettrodomestici di consumo.
La rivoluzione dei sistemi, la rigidità dei processi
In fabbrica quindi l’automazione è prima di tutto flessibilità, semplicità, rapidità di installazione: ub tempo era elemento di rigidità, perché per realizzare una macchina che faceva una cosa ci voleva molto tempo. Ora è semplice e veloce. La macchina andava progettata, programmata, adattata. Ora i robot sono iperattivi. Si “arrangiano da soli” per imparare a fare un compito. Ad essere rigidi sono i processi organizzativi degli umani, non le macchine per realizzarli: “Il vincolo è l’uomo, la macchina è la libertà”.
Fin qui l’AI generativa si è limitata a testo e immagini. Qui si parla di tecnologie che si muovono, fanno attività, trasportano materiali, spostano le cose o le costruiscono. E questo rischia di rappresentare una vera e propria rivoluzione: questi nuovi macchinari che sono la sintesi fra AI e robotica rappresentano un passo avanti enorme.
Il CES 2024 segna la fine del manufacturing come lo conosciamo e l’inizio del robomanufacturing.
Un futuro non distopico: AI rivoluziona i processi, non la creatività
L’AI non deve essere vista come una minaccia per la parte creativa e di reale intelligenza umana, come nel caso dell’AI Generativa, ma certamente rappresenta una sfida nella gestione dei processi e degli aspetti organizzativi. Bisogna tornare a riprogettare i processi per abilitare questi nuovi sistemi intelligenti che possano muoversi nella massima libertà ed espressione.
La parte di progettazione e gestione dei processi rischia di diventare la componente di rigidità in azienda, cosa che certamente non aiuta in un contesto dove flessibilità e adattamento sono fondamentali. Questa rigidità si manifesta sia a livello micro, all’interno delle singole aziende, sia a livello macro, coinvolgendo intere filiere produttive. Entrambi gli aspetti devono essere affrontati per sfruttare appieno il potenziale dell’AI e delle tecnologie emergenti.
La combinazione “AI + robotica” mette in luce questo aspetto quando parliamo di fabbriche, ma probabilmente anche nel settore dei servizi e knowledge management rischiamo di vedere a breve lo stesso fenomeno: nuovi processi di business che nasceranno per aggregazione di sottosistemi in modo rapido e semplice e saremo noi umani la parte lenta della rivoluzione.
Ora la vera rivoluzione arriva nella fabbrica e negli imprenditori che devono cambiare radicalmente i sistemi per condurre la fabbrica.
Innovazione dal basso
Pensiamo un attimo alla direzione del processo di innovazione cui siamo stati abituati per decenni; un tempo l’innovazione nel manifatturiero veniva fatta nei processi produttivi di determinati settori: in ambito militare, nello sport motoristico, nel medicale, e nell’aerospaziale. Poi queste innovazioni passavavano al livello consumer.
Oggi paradossalmente, con la semplificazione della tecnologia, i prodotti consumer sono diventati sempre più sofisticati — il valore aggiunto dato dalla AI sta nel software e nell’elettronica — ma a costi contenuti.
Adesso, quindi, l’innovazione parte dal consumer per una questione di costi e volumi. È più facile fare un robot che ti aiuta in casa o alla guida — prodotto che in molti vorranno — che un macchinario superspecializzato che interessa a pochissimi e che risulta molto costoso e quindi poco scalabile; e quando si parla di AI e apprendimento, la scala è essenziale.
Chi potrà vincere la sfida
La nostra storia industriale ha vissuto una prima rivoluzione quando siamo passati da persone che lavoravano in fabbrica “direttamente sul pezzo” — l’operaio che stringe i bulloni — a saper gestire macchine che lo facevano per noi.
Ora sembra che tutto cambi nuovamente e la rivoluzione forse è ancora più profonda. Per il tipo di complessità che ci attende, servirà — o meglio già serve — muoversi con una logica di sistema e non come singoli. Questi sistemi, per far valere il beneficio della AI, devono essere integrati e funzionare come sistemi sociali integrati.
Quelli che per primi sapranno applicare queste tecnologie a tutta la supply chain, e non solo su un macchinario, saranno i nuovi vincitori.
Giovanni Puliti ha lavorato per oltre 20 anni come consulente nel settore dell’IT e attualmente svolge la professione di Agile Coach. Nel 1996, insieme ad altri collaboratori, crea MokaByte, la prima rivista italiana web dedicata a Java. Autore di numerosi articoli pubblicate sia su MokaByte.it che su riviste del settore, ha partecipato a diversi progetti editoriali e prende parte regolarmente a conference in qualità di speaker. Dopo aver a lungo lavorato all’interno di progetti di web enterprise, come esperto di tecnologie e architetture, è passato a erogare consulenze in ambito di project management. Da diversi anni ha abbracciato le metodologie agili offrendo ad aziende e organizzazioni il suo supporto sia come coach agile che come business coach. È cofondatore di AgileReloaded, l’azienda italiana per il coaching agile.