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Nel numero:

246 gennaio
, anno 2019

#play14 edizione 2019

Cinque buoni motivi per partecipare

Giovanni Puliti

Giovanni Puliti ha lavorato per oltre 20 anni come consulente nel settore dell’IT e attualmente svolge la professione di Agile Coach. Nel 1996, insieme ad altri collaboratori, crea MokaByte, la prima rivista italiana web dedicata a Java. Autore di numerosi articoli pubblicate sia su MokaByte.it che su riviste del settore, ha partecipato a diversi progetti editoriali e prende parte regolarmente a conference in qualità di speaker. Dopo aver a lungo lavorato all’interno di progetti di web enterprise, come esperto di tecnologie e architetture, è passato a erogare consulenze in ambito di project management. Da diversi anni ha abbracciato le metodologie agili offrendo ad aziende e organizzazioni il suo supporto sia come coach agile che come business coach. È cofondatore di AgileReloaded, l’azienda italiana per il coaching agile.

play14partecipare2019

#play14 edizione 2019

Cinque buoni motivi per partecipare

Picture of Giovanni Puliti

Giovanni Puliti

  • Questo articolo parla di: Apprendimento & Serious Gaming, Conferenze & Reportage, Soft skills

#play14 in Italia: e quattro!

Da quando la conferenza #play14 [1] è approdata in Italia, nel 2016, MokaByte ha svolto il ruolo di media partner con entusiasmo, convinta della validità dell’iniziativa. Anche per l’edizione 2019 continuiamo a sostenere questo evento, e in questo articolo riassumiamo cinque motivi per cui vale la pena di partecipare, dal 13 al 15 giugno prossimi.

Figura 1 – #play14 è un’esperienza svolta in uno spirito divertente e collaborativo.
Figura 1 – #play14 è un’esperienza svolta in uno spirito divertente e collaborativo.

 

Se infatti, all’inizio di questa “avventura”, quando partecipavamo alle edizioni di #play14 in Lussemburgo [2] [3], la domanda che ci veniva posta era “Ma cosa sarebbe ’sto serious gaming?”, oggi è più facile che ci chiedano: “Sì, interessante. Ma perché dovrei partecipare?”.

Con questo articolo, cerchiamo di fornire al tempo stesso un quadro abbastanza completo di cosa siano il serious gaming e la conferenza #play14 e, soprattutto, una serie di buoni motivi per partecipare.

“Ma allora, perché dovrei partecipare a #play14 edizione italiana [4] 2019?”. Ecco, di seguito cinque motivi.

 

1. Perché si fa serious gaming…

…e il serious gaming ha enormi potenzialità, in molti ambiti professionali e non solo. Il gioco è una cosa seria: è un’attività che produce piacere e, nella concezione filosofica, è un tramite per raggiungere la libertà e l’espressione della fantasia. Sarà appunto per questo che, in ambito professionale, da tempo, il gioco sta diventando sempre più uno strumento per insegnare, imparare e capire.

Figura 2 – Le persone, e le loro differenze, sono il punto di forza della conferenza.
Figura 2 – Le persone, e le loro differenze, sono il punto di forza della conferenza.

 

#Play14 è una “non conferenza” di due giorni dedicata appunto al serious gaming in cui  si affronta il tema del gioco come strumento di team building, analisi retrospettiva, apprendimento, modellazione, problem solving e molto altro ancora.
Fin dalla prima edizione, l’obiettivo della conferenza è stato quello di portare la personale esperienza e le proprie conoscenze in merito all‘utilizzo di varie tecniche di  gioco tramite le quali apprendere alcuni dei concetti fondamentali dell‘Agile, del lavoro di gruppo, della collaborazione.
Le attività presentate dai vari partecipanti diventano quindi un modo per condividere strumenti per studiare un sistema, per definire un modello di un sistema, per fare una retrospettiva in modo diverso e divertente, per isolare la causa di un problema.

Durante la conferenza, in un ambiente estremamente informale, divertente e stimolante, i partecipanti possono  sperimentare  varie tematiche legate al management, al coaching, alla gestione dei gruppi di lavoro, all’analisi dei problemi e molto altro ancora.

 

2. Perché la conferenza ha un formato aperto

#play14 si basa sul formato della unconference, uno schema molto semplice e libero: i partecipanti propongono una serie di attività che vanno a costituire il programma; ogni partecipante può assistere a ciò che reputa più interessante, e può entrare o uscire dalle varie attività, sia per portare in altri gruppi quanto sentito altrove — la cosiddetta cross pollination — sia per non occupare il tempo in discussioni che non sono di suo interesse.

Il format della “non conferenza” enfatizza l’aspetto partecipativo e l’interazione tra persone che sono interessate a temi comuni ed elimina alcuni aspetti tipici delle tradizionali conferenze, quali un programma rigido e prestabilito o la sola presentazione frontale degli argomenti tramite talk.

Figura 3 – Il sistema del marketplace favorisce partecipazione e interazione.
Figura 3 – Il sistema del marketplace favorisce partecipazione e interazione.

 

Le immagini che seguono sono state realizzate da Claudio Perrone [5] per spiegare in modo sintetico e divertente i concetti dell’open space che costituiscono la base del formato unconference.

Figura 4 – La "legge dei due piedi": se non imparo da quella attività o non posso dare il mio contributo, è meglio che vada a cercarne un'altra in cui possa farlo.
Figura 4 – La “legge dei due piedi”: se non imparo da quella attività o non posso dare il mio contributo, è meglio che vada a cercarne un’altra in cui possa farlo.

 

 Figura 5 – "Bombi e farfalle": diversi approcci alla conferenza, dove niente vieta anche di rilassarsi.

Figura 5 – “Bombi e farfalle”: diversi approcci alla conferenza, dove niente vieta anche di rilassarsi.

 

Figura 6 – Principio 1: chiunque partecipa è la persona giusta.
Figura 6 – Principio 1: chiunque partecipa è la persona giusta.

 

Figura 7 – Principio 2: in qualsiasi momento accada qualcosa, quello è il momento giusto.
Figura 7 – Principio 2: in qualsiasi momento accada qualcosa, quello è il momento giusto.

 

FIgura 8 – Principio 3: qualsiasi cosa accada, era la cosa giusta che doveva accadere.
FIgura 8 – Principio 3: qualsiasi cosa accada, era la cosa giusta che doveva accadere.

 

Figura 9 – Principio 4: quando è finita, è finita.
Figura 9 – Principio 4: quando è finita, è finita.

 

3. Perché si fa parte di un movimento internazionale

Nata nel 2014 in Lussemburgo, in breve tempo la conferenza si è allargata ad altre città europee e poi anche a Paesi extraeuropei: ad oggi possiamo contare sulle edizioni di Amsterdam, Amburgo, Anversa, Barcellona, Basilea, Beirut, Berlino, Londra, Lussemburgo, Madrid, Milano, Timisoara, Parigi… e poi le recenti Bari, Vienna, Sydney e Messico. E la prossima edizione 2019 italiana si terrà nei pressi di Bologna.

Che la diversità, all’interno di gruppi di lavoro e non solo, sia fondamentale all’apporto di valore e sia essa stessa un sinonimo di valore è noto da tempo. La conferma ci arriva anche dai #play14, dove l’eterogeneità dei tanti partecipati con diversi background professionali e provenienti da nazioni diverse, favorisce la condivisione e l’interazione alle tante attività, apportando un grande valore aggiunto alle giornate incentrate su giochi, riflessioni, condivisioni, sorrisi, ironia e tanto divertimento.

#play14 è un’ottima occasione per conoscere persone che, con le loro diversità di formazione e provenienza, possono fornire spunti di riflessione e di crescita.

 

4. Perché le edizioni precedenti hanno funzionato

Senza abbandonarsi a eccessivi trionfalismi, possiamo però affermare che le tre edizioni principali fin qui tenute in Italia, più le varie esperienze in vario modo collegate a #play14, hanno riscosso notevole consenso presso coloro che vi hanno partecipato. Per farvi un’idea, potete leggere i resoconti pubblicati su MokaByte relativi alle edizioni 2016 [6], 2017 [7] e 2018 [8].

Uno degli aspetti probabilmente più importanti per la riuscita della “non conferenza” sta nella diversità dei profili delle persone che partecipano.

Figura 10 – Una volta completato il programma nel marketplace, si scopre che molte sono le sessioni interattive, tanti i lavori in gruppo, innumerevoli i giochi di squadra.
Figura 10 – Una volta completato il programma nel marketplace, si scopre che molte sono le sessioni interattive, tanti i lavori in gruppo, innumerevoli i giochi di squadra.

 

Se sei uno Scrum Master o un facilitatore, un coach o un team leader o se semplicemente ti piace lavorare insieme ai colleghi in modo divertente e innovativo, questa conferenza è adatta per te. Se sei affascinato dalle tecniche del gioco come strumento per imparare, per fare retrospettive, per moderare una riunione, per fare team building #play14 è l’evento che fa per te.

 

5. Perché l’edizione 2019 è in una location bellissima

La prossima edizione di #play14 si terrà presso il FutureLab  una struttura architettonica sapientemente recuperata attraverso un intervento di archeologia industriale, eseguito nel 2014. In origine un fienile, lo spazio fu adattato successivamente a cantina in cui veniva lavorata l’uva in tutti i suoi passaggi fino all’imbottigliamento del vino.

Figura 11 – La location per quest’anno, nei pressi di Bologna, è stata un fienile, poi una cantina in cui veniva imbottigliato il vino e adesso è uno spazio multifunzionale.
Figura 11 – La location per quest’anno, nei pressi di Bologna, è stata un fienile, poi una cantina in cui veniva imbottigliato il vino e adesso è uno spazio multifunzionale.

 

Di certo non si partecipa a una conferenza solo per la location, ma è indubbio che una bella — e funzionale — struttura ospitante aiuta la riuscita dell’evento.

Figura 12 – FutureLab, la struttura che ci ospiterà quest’anno.
Figura 12 – FutureLab, la struttura che ci ospiterà quest’anno.

 

Dunque?

Dunque iscrivetevi a #play14 edizione 2019: i biglietti sono già in vendita e, in queste prime fasi di iscrizione, hanno prezzi molto vantaggiosi.

Partecipare a #play14 può essere un’esperienza davvero formativa, ricca di spunti, a supporto della crescita personale e professionale. E divertente…

 

Giovanni Puliti

Giovanni Puliti ha lavorato per oltre 20 anni come consulente nel settore dell’IT e attualmente svolge la professione di Agile Coach. Nel 1996, insieme ad altri collaboratori, crea MokaByte, la prima rivista italiana web dedicata a Java. Autore di numerosi articoli pubblicate sia su MokaByte.it che su riviste del settore, ha partecipato a diversi progetti editoriali e prende parte regolarmente a conference in qualità di speaker. Dopo aver a lungo lavorato all’interno di progetti di web enterprise, come esperto di tecnologie e architetture, è passato a erogare consulenze in ambito di project management. Da diversi anni ha abbracciato le metodologie agili offrendo ad aziende e organizzazioni il suo supporto sia come coach agile che come business coach. È cofondatore di AgileReloaded, l’azienda italiana per il coaching agile.

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Giovanni Puliti ha lavorato per oltre 20 anni come consulente nel settore dell’IT e attualmente svolge la professione di Agile Coach. Nel 1996, insieme ad altri collaboratori, crea MokaByte, la prima rivista italiana web dedicata a Java. Autore di numerosi articoli pubblicate sia su MokaByte.it che su riviste del settore, ha partecipato a diversi progetti editoriali e prende parte regolarmente a conference in qualità di speaker. Dopo aver a lungo lavorato all’interno di progetti di web enterprise, come esperto di tecnologie e architetture, è passato a erogare consulenze in ambito di project management. Da diversi anni ha abbracciato le metodologie agili offrendo ad aziende e organizzazioni il suo supporto sia come coach agile che come business coach. È cofondatore di AgileReloaded, l’azienda italiana per il coaching agile.

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