Finora abbiamo parlato in senso generale delle tematiche energetiche e ambientali legate al mining di Bitcoin, ma, al fine di ottenere una trattazione completa ed esaustiva dell’argomento, è necessario fornire dati concreti che ci permettano di fare confronti con altre attività industriali, più o meno affini a Bitcoin. Come accennato nella parte introduttiva, in questo capitolo prenderemo in considerazioni le due fonti più autorevoli in materia: da una parte il Bitcoin Mining Council (BMC), e dall’altra il Cambridge Center for Alternative Finance (CCFA).
La prima entità, il BMC, è formata da un insieme di miners che hanno deciso di collaborare per diffondere e promuovere la trasparenza sulle informazioni legate agli impatti energetici e ambientali del mining di Bitcoin. A oggi, Q4 2023, poco meno del 50% di tutti i miners della rete Bitcoin sono entrati in questa organizzazione.
Trimestralmente il BMC si riunisce e divulga i dati sullo stato in essere del mining, ponendo particolare enfasi sui seguenti aspetti:
- hashrate del sistema;
- consumo energetico;
- percentuale fonti fossili vs percentuale fonti rinnovabili;
- impatto ambientale;
- comparazione con altri settori/tecnologie.
Dai dati dell’ultima riunione (recuperabile dal sito del BMC), possiamo osservare che a fine 2023 l’industria del mining di Bitcoin è la più “green” del pianeta, con un 59,9% di fonti rinnovabili a livello di mining globale e addirittura un 63,1% per i miners appartenenti al BMC. Tale dato è ancora più sorprendente se paragonato allo stato più virtuoso del mondo, ovvero la Germania, che arriva al 48,5% di energia proveniente da fonti rinnovabili.
Confrontando invece i consumi elettrici a livello mondiale, si vede che il mining di Bitcoin (a sinistra) è:
- notevolmente meno energivoro della maggior parte dei settori produttivi (centrali);
- sensibilmente meno energivoro dell’estrazione aurifera (a destra);
- leggermente più energivoro di settori come il gaming o le luci natalizie (a destra).
Un osservatore acuto a questo punto potrebbe dire che il BMC è in palese conflitto d’interessi con l’attività che si prepone, infatti, più i suoi dati sono positivi maggiori saranno gli incentivi fiscali o gli sgravi burocratici che i miners otterranno, quindi come possiamo fidarci di questa entità? Semplicemente ricordando che il tema Bitcoin è sotto la lente d’ingrandimento da tutti i punti di vista: burocratici, monetari, energetici, eccetera, e di conseguenza dichiarare il falso sarebbe potenzialmente lesivo per gli stessi membri del consiglio (che “campano” di quest’attività industriale). Se venisse dimostrato che i dati diffusi sono manipolati, l’intero settore subirebbe un tracollo di fiducia da parte dei big players, che causerebbe a sua volta un drawdown vertiginoso del prezzo, portando questo business a non essere più profittevole.
Per i lettori più maliziosi ci possiamo focalizzare sulla seconda fonte di dati, che è completamente estranea al business del mining. A oggi, il Cambridge Center for Alternative Finance, o CCAF, presso il dipartimento Judge Business School dell’Università di Cambridge risulta essere l’entità più attendibile in materia. Questo centro di ricerca ha un’intera sezione dedicata alle statistiche sui consumi di Bitcoin e alla sua impronta ambientale, denominata Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index [8], o CBECI. Navigando all’interno del relativo sito possiamo trovare sia dati cumulati degli ultimi semestri/anni nonché dati aggiornati alle ultime 24 ore.
Fra quelli relativi al consumo energetico, i più interessanti sono:
- La stima del consumo elettrico giornaliero di Bitcoin, correlata dei possibili minimo e massimo
fonte: Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index - La percentuale con cui Bitcoin influisce annualmente sul consumo globale sia di energia elettrica che di energia in generale
fonte: Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index
- il confronto dei consumi annuali con i settori industriali più energivori a livello mondiale, e con i settori residenziali più energivori nei soli USA
- il confronto del consumo annuale di energia elettrica con gli stati più energivori del mondo
Quelli più significati dal punto di vista dell’impatto ambientale sono:
- la stima annuale dei milioni di tonnellate di CO2 equivalenti per Bitcoin, correlata dei possibili minimo e massimo
fonte: Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index
- La percentuale con cui Bitcoin influisce annualmente sull’inquinamento globale
fonte: Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index
- Il confronto dell’inquinamento annuale con i settori più impattanti a livello mondiale
fonte: Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index - Il confronto dell’inquinamento annuale con gli stati più impattanti del mondo
fonte: Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index