Dal 1996, architetture, metodologie, sviluppo software

  • Argomenti
    • Programmazione & Linguaggi
      • Java
      • DataBase & elaborazione dei dati
      • Frameworks & Tools
      • Processi di sviluppo
    • Architetture dei sistemi
      • Sicurezza informatica
      • DevOps
    • Project Management
      • Organizzazione aziendale
      • HR
      • Soft skills
    • Lean/Agile
      • Scrum
      • Teoria della complessità
      • Apprendimento & Serious Gaming
    • Internet & Digital
      • Cultura & Società
      • Conferenze & Reportage
      • Marketing & eCommerce
    • Hardware & Tecnologia
      • Intelligenza artificiale
      • UX design & Grafica
  • Ultimo numero
  • Archivio
    • Archivio dal 2006 ad oggi
    • Il Primo Sito Web – 1996-2005
  • Chi siamo
  • Ventennale
  • Libri
  • Contatti
Menu
  • Argomenti
    • Programmazione & Linguaggi
      • Java
      • DataBase & elaborazione dei dati
      • Frameworks & Tools
      • Processi di sviluppo
    • Architetture dei sistemi
      • Sicurezza informatica
      • DevOps
    • Project Management
      • Organizzazione aziendale
      • HR
      • Soft skills
    • Lean/Agile
      • Scrum
      • Teoria della complessità
      • Apprendimento & Serious Gaming
    • Internet & Digital
      • Cultura & Società
      • Conferenze & Reportage
      • Marketing & eCommerce
    • Hardware & Tecnologia
      • Intelligenza artificiale
      • UX design & Grafica
  • Ultimo numero
  • Archivio
    • Archivio dal 2006 ad oggi
    • Il Primo Sito Web – 1996-2005
  • Chi siamo
  • Ventennale
  • Libri
  • Contatti
Cerca
Chiudi

Nel numero:

Ventennale

I tre moschettieri… venti anni dopo

Storia raccontata da uno dei fondatori della rivista

Avatar

Fabrizio Giudici

Fabrizio Giudici ha iniziato a occuparsi di Java durante il suo dottorato di ricerca, concluso nel 1998 presso l‘Università di Genova e focalizzato sulle applicazioni industriali della tecnologia di Sun.
In quegli anni ha iniziato la collaborazione con MokaByte, scrivendo articoli tecnici e partecipando al gruppo di consulenti che iniziavano a tenere i primi seminari su Java in Italia.

Sempre nel 1998, insieme a due amici, ha fondato un‘azienda di consulenza e progettazione, iniziando tra l‘altro la collaborazione con Sun Microsystems Educational Services. A partire dallo stesso periodo, si è occupato, tra l‘altro, di docenza qualificata sull‘area Java, in particolare su Java 2 Enterprise Edition e sui metodi di Analisi e Progettazione a Oggetti.

Dal 2001 Fabrizio ha iniziato a lavorare come libero professionista, sia nel campo della formazione che della progettazione di sistemi informatici (J2EE in particolare, ma con frequenti incursioni in area J2ME), avendo tra i propri clienti un gran numero di piccole e medie aziende italiane. Nel 2003 è iniziata la colalborazione con Sun Microsystems Professional Services per le attività di progettazione, in qualità di Senior Architect e Project Leader.

Dalla fine del 2005 Fabrizio opera di nuovo con una piccola azienda da lui fondata, la Tidalwave, che si occupa di consulenza, formazione, progettazione e project management.

Dall‘inizio della sua carriera Fabrizio ha progettato e realizzato un gran numero di applicazioni software e servizi — inizialmente in C/C++ e successivamente in Java — in varie aree industriali, dal settore finanziario alle telecomunicazioni alle competizioni automobilistiche. Nel 2004 ha diretto per conto di Sun Microsystems e Magneti Marelli il team che ha progettato e realizzato un sistema di telemetria in tempo reale per la Formula Uno, basato su tecnologia Jini.

I tre moschettieri… venti anni dopo

Storia raccontata da uno dei fondatori della rivista

Fabrizio Giudici

Fabrizio Giudici

Quando, da ragazzino, lessi I tre moschettieri rimasi colpito dal titolo del secondo libro della trilogia, Vent’anni dopo. Vent’anni mi parevano un’enormità che non riuscivo a focalizzare. I vent’anni precedenti erano gli anni ’60, un mondo totalmente diverso da quello in cui vivevo. Poi quei vent’anni prima entrarono nel dominio dei miei ricordi: prima gli anni ’70 delle elementari e poi gli ’80 delle superiori.

Finché qualche settimana fa Giovanni mi scrive e mi chiede un pezzo per i vent’anni di MokaByte. Porca miseria…

Nel settembre del 1996 stavo facendo il mio dottorato, avendo da circa un anno capito che l’università italiana non era quello che pensavo; per cui mi ero dedicato al trasferimento tecnologico più che alla ricerca e quindi studiavo le tecnologie che avrebbero probabilmente dominato il panorama industriale. Un nuovo linguaggio di programmazione in particolare mi intrigava… Se ricordo bene, iniziai a partecipare alle discussioni su Usenet (qui gli “anziani” vanno con i ricordi) e sulle mailing list (la californiana strong-java e l’italianissima java-it): lì mi trovò Giovanni e poi mi contattò, insieme ad un manipolo di collaboratori, per la sua assurda idea della rivista.

Il mese successivo uscì il numero uno di MokaByte. Poco dopo iniziammo a fare le prime conferenze in Italia: l’inizio, per tutti noi, di una ventennale carriera professionale. Giovanni… un grande.

Vent’anni dopo sono ancora esperto dell’ecosistema Java e di architetture (ma da un po’ mi occupo anche di metodi di sviluppo test-driven & dintorni, di qualità del software e continuous integration). Ci ho fatto consulenze in quasi tutti i campi industriali, inclusa la Formula 1 – con le due vittorie di Fernando Alonso.

Ma ora io conto poco: Giovanni mi chiede cosa penso di come è andato il mondo IT in questi vent’anni.

Java è vivo e vegeto e si è radicato in legacy. È sopravvissuto a mille cambiamenti, inclusa la morte della mitica madre, Sun Microsystems (oggi è leggenda). Qualche tempo fa pensavo che Java sarebbe stato in grado di accompagnarmi alla pensione; ora non sono affatto sicuro che andrò in pensione, visti i chiari di luna, e quindi lasciamo perdere ogni previsione.

Per molte cose il mondo è andato in una direzione molto diversa da certe attese. Le magnifiche promesse dell’open source sono state ridimensionate. Si pensava che bastassero meritocrazia e buon governo perché una comunità di sviluppatori totalmente eterogenea potesse realizzare qualsiasi cosa. Invece si è visto che o c’è un’azienda solida con un preciso modello di business, oppure si ha scarso o nessun successo. Linux ha conquistato i server, ma ha fallito il desktop. Apache Harmony è affondato appena IBM ha spostato il suo impegno su OpenJDK. I linguaggi di programmazione più diffusi hanno una multinazionale alle spalle; mentre altri di belle speranze, ma orfani, sono rimasti in una nicchia.

Le tecnologie che chiamavamo “palmari” sono diventate dominanti come ci si attendeva (nel 1999 ero a San Francisco a fare la coda per comprare in anteprima il primo Palm Pilot con JME) e creano un immenso giro d’affari, ma se chiedete a me il 99% delle app su uno smartphone è roba inutile. Per non parlare dei modelli di sicurezza falliti: nel giro di pochi aggiornamenti le app chiedono tutti i permessi possibili. Tanto della sicurezza non si preoccupa quasi più nessuno. Vedo sempre più persone camminare per strada a testa china, schiave del loro aggeggino… Certi temevano l’impianto del chip sotto pelle, ma non ce n’è stato bisogno: è stato sufficiente dotarlo di una bella interfaccia grafica. Be’, sul mio telefono il numero di applicazioni decresce col tempo.

Vedo il cloud che avanza in certi settori. Bello per molte cose. Ma non mi persuade questa dissoluzione del perimetro dell’azienda (o di casa propria) e questa virtualizzazione degli spazi. Peraltro dicono che i dati in cloud siano indistruttibili… Eppure c’è chi si pone il dubbio su cosa succederebbe se si ripetesse una tempesta solare come quella del 1859.

In generale trovo che ci sia un’enfasi messianica sulla tecnologia totalmente ingiustificata, peggiorata dal totale disprezzo per la metafisica. Credevamo che scienza e tecnologia ci avrebbero liberato da molti lacci, invece ne siamo diventati schiavi.

Rimanendo comunque una certa passione per il mio mestiere, anche per il piacere di fare le cose bene oltre il mero adempimento, in me si è verificato un capovolgimento di priorità. Oggi “amo” le mie macchine fotografiche più della IDE; leggo con più gusto Sant’Agostino e Santa Ildegarda che non un libro di architetture. Vedo grosse nubi, non all’orizzonte, ma già sopra di noi. Però ho la sensazione, un po’ più di una speranza, che quando Giovanni mi chiederà di scrivere un pezzo per i quarant’anni di Mokabyte, be’, allora sarà un mondo più luminoso. Ma non sarà la tecnologia ad averci salvato.

PS Una piccola chicca, che non ho mai rivelato (certamente in molti se ne sono accorti). Uno dei miei primi articoli su RMI… conteneva un errore clamoroso! La cosa mi ha tormentato per qualche tempo.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Avatar

Fabrizio Giudici

Fabrizio Giudici ha iniziato a occuparsi di Java durante il suo dottorato di ricerca, concluso nel 1998 presso l‘Università di Genova e focalizzato sulle applicazioni industriali della tecnologia di Sun.
In quegli anni ha iniziato la collaborazione con MokaByte, scrivendo articoli tecnici e partecipando al gruppo di consulenti che iniziavano a tenere i primi seminari su Java in Italia.

Sempre nel 1998, insieme a due amici, ha fondato un‘azienda di consulenza e progettazione, iniziando tra l‘altro la collaborazione con Sun Microsystems Educational Services. A partire dallo stesso periodo, si è occupato, tra l‘altro, di docenza qualificata sull‘area Java, in particolare su Java 2 Enterprise Edition e sui metodi di Analisi e Progettazione a Oggetti.

Dal 2001 Fabrizio ha iniziato a lavorare come libero professionista, sia nel campo della formazione che della progettazione di sistemi informatici (J2EE in particolare, ma con frequenti incursioni in area J2ME), avendo tra i propri clienti un gran numero di piccole e medie aziende italiane. Nel 2003 è iniziata la colalborazione con Sun Microsystems Professional Services per le attività di progettazione, in qualità di Senior Architect e Project Leader.

Dalla fine del 2005 Fabrizio opera di nuovo con una piccola azienda da lui fondata, la Tidalwave, che si occupa di consulenza, formazione, progettazione e project management.

Dall‘inizio della sua carriera Fabrizio ha progettato e realizzato un gran numero di applicazioni software e servizi — inizialmente in C/C++ e successivamente in Java — in varie aree industriali, dal settore finanziario alle telecomunicazioni alle competizioni automobilistiche. Nel 2004 ha diretto per conto di Sun Microsystems e Magneti Marelli il team che ha progettato e realizzato un sistema di telemetria in tempo reale per la Formula Uno, basato su tecnologia Jini.

Fabrizio Giudici

Fabrizio Giudici

Fabrizio Giudici ha iniziato a occuparsi di Java durante il suo dottorato di ricerca, concluso nel 1998 presso l‘Università di Genova e focalizzato sulle applicazioni industriali della tecnologia di Sun. In quegli anni ha iniziato la collaborazione con MokaByte, scrivendo articoli tecnici e partecipando al gruppo di consulenti che iniziavano a tenere i primi seminari su Java in Italia. Sempre nel 1998, insieme a due amici, ha fondato un‘azienda di consulenza e progettazione, iniziando tra l‘altro la collaborazione con Sun Microsystems Educational Services. A partire dallo stesso periodo, si è occupato, tra l‘altro, di docenza qualificata sull‘area Java, in particolare su Java 2 Enterprise Edition e sui metodi di Analisi e Progettazione a Oggetti. Dal 2001 Fabrizio ha iniziato a lavorare come libero professionista, sia nel campo della formazione che della progettazione di sistemi informatici (J2EE in particolare, ma con frequenti incursioni in area J2ME), avendo tra i propri clienti un gran numero di piccole e medie aziende italiane. Nel 2003 è iniziata la colalborazione con Sun Microsystems Professional Services per le attività di progettazione, in qualità di Senior Architect e Project Leader. Dalla fine del 2005 Fabrizio opera di nuovo con una piccola azienda da lui fondata, la Tidalwave, che si occupa di consulenza, formazione, progettazione e project management. Dall‘inizio della sua carriera Fabrizio ha progettato e realizzato un gran numero di applicazioni software e servizi — inizialmente in C/C++ e successivamente in Java — in varie aree industriali, dal settore finanziario alle telecomunicazioni alle competizioni automobilistiche. Nel 2004 ha diretto per conto di Sun Microsystems e Magneti Marelli il team che ha progettato e realizzato un sistema di telemetria in tempo reale per la Formula Uno, basato su tecnologia Jini.
Tutti gli articoli
Nello stesso numero
Loading...

Dinosauri e Jedi

Ere geologiche, dinosauri, programmatori Java e Cobol

I miei 20 anni con MokaByte

Anni passati molto velocemente anche se poi sono successe un sacco di cose.

MokaAmarcord

Nascita e crescita di una filosofia social quando non c'erano i social

Due decadi di MokaByte

I venti anni di MokaByte passati insieme ad Andrea Gini

20 anni di informatica sono tanti

Storia di una sistema che negli anni ha vissuto molteplici trasformazioni

Dalle portlet ai tablet

Un lungo viaggio, non ancora terminato

How I did it

Storia di Java vista dall'università

Cambiare tutto per non cambiare niente

20 anni di corsi e ricorsi storici....

Dal Symantec Café all’intelligenza artificiale

Un punto di vista imprenditoriale sulla vita della rivista

Ottobre 1996 – come tutto ebbe inizio (e come poi è proseguito)

La storia di MokaByte dai primissimi vagiti ad oggi

Nella stessa serie
Loading...

Un sistema di monitoraggio del traffico veicolare “in tempo reale”

V parte: Data Ingestion & Computing

User Story Game

Capire l’importanza delle User Stories… giocando

Sbagliando si impara?

Elenco ragionato di alcuni errori tipici nella pratica Scrum

Cybersecurity e cloud computing

Le basi per mettere in sicurezza il cloud

Un sistema di monitoraggio del traffico veicolare “in tempo reale”

IV parte: L’invio dei dati al topic di Kafka

Verso #play14 Bologna 2022

Cosa era successo la volta precedente

Product Owner: chi è?

Perché non è un Project Manager agile?

Come monitorare l’avanzamento dei lavori in Agile

Misurare lo stato di avanzamento di un progetto in Agile

Contributors

Un sistema di monitoraggio del traffico veicolare “in tempo reale”

III parte: Il framework Spark

Kanban in pratica

Qualche suggerimento in azione

Comunicazione tra microservizi con Apache Kafka

Un esempio pratico

OKR, cadenze in Kanban e Flight Levels

Uscire dalla trappola dell’agilità locale

Un sistema di monitoraggio del traffico veicolare “in tempo reale”

II parte: Tecnologie di analisi

Big Data vs Fast Data

Estrarre valore dai dati in tempo reale

Lean Manufacturing e Agile

Esempi applicativi di integrazione possibile

Approccio Agile e pianificazione strategica

La coesistenza è possibile?

Impact Mapping e Liminal Thinking

II parte: Progettare gli impatti

Un sistema di monitoraggio del traffico veicolare “in tempo reale”

I parte: Introduzione e panoramica

Agile Coaching

Un modello operativo per l'agile coach

Quali linguaggi per gli anni Venti?

II parte: Da cacciatori-raccoglitori a sviluppatori di prodotti

Il mestiere dell’Agile Coach

II parte: Un modello per la mappatura delle competenze

Impact Mapping e Liminal Thinking

I parte: L’esperienza genera valore

Gestire un’organizzazione (quasi) solo con GitHub

Una riflessione sugli strumenti di gestione

MokaByte è una rivista online nata nel 1996, dedicata alla comunità degli sviluppatori java.
La rivista tratta di vari argomenti, tra cui architetture enterprise e integrazione, metodologie di sviluppo lean/agile e aspetti sociali e culturali del web.

Imola Informatica

MokaByte è un marchio registrato da:
Imola Informatica S.P.A.
Via Selice 66/a 40026 Imola (BO)
C.F. e Iscriz. Registro imprese BO 03351570373
P.I. 00614381200
Cap. Soc. euro 100.000,00 i.v.

Privacy | Cookie Policy

Contatti

Contattaci tramite la nostra pagina contatti, oppure scrivendo a redazione@mokabyte.it

Seguici sui social

Facebook Linkedin Rss
Imola Informatica
Logo Mokabyte