Quando Giovanni mi ha contattato per scrivere un pezzo in occasione del ventesimo di MokaByte mi sono sentito onorato perché MokaByte mi ha dato tanto.
Ho conosciuto MokaByte nel lontano 1999 mentre stavo preparando la tesi su Java dal titolo “Applicazione Web Three-tier con utilizzo di Java Applet, Servlet e JDBC per interrogazioni a DBMS eterogenei” (Applet e Servlet… bei tempi…).
Trovai degli interessanti articoli che mi furono utili per alcuni spunti sulla tesi; da allora diventai un accanito lettore di MokaByte.
Il passo da lettore a scrittore fu abbastanza naturale e nel 2000 scrissi i primi due articoli che spiegavano proprio la tesi.
Da allora ho scritto più di un centinaio di articoli (il conto esatto l’ho perso, ma forse sono secondo solo a Giovanni) iniziando a parlare di Java, poi J2EE, poi di Architettura/integrazione (EAI e SOA) fino al Project Management / IT Governance.
Inoltre ho partecipato come coautore alla stesura dei libri di MokaByte: “Manuale Pratico di Java” e “La piattaforma J2EE” (editi dalla HOPS Libri) e Architetture di Integrazione SOA che mi hanno regalato il brivido (e l’illusione) di essere un “vero” scrittore.
20 anni … 20 anni di informatica sono tanti, anzi tantissimi eppure Java è sempre lì, un ecosistema che, con mille evoluzioni, trasformazioni, cambiamenti, è ancora un punto fermo nell’informatica (nonostante Oracle)!
Dopo 20 anni mi occupo ancora con entusiasmo di Architetture (Java) ricoprendo il ruolo di Enteprise Architect sguazzando nelle integrazioni SOA e supportando (e sopportando) la “valanga” dei framework javascript di ultima generazione
Sempre dopo 20 anni mi ritrovo a “combattere” nel cercare di dare ordine e metodo allo sviluppo software: gira e rigira nascono metodologie di sviluppo software sempre più agili e snelle ma è sempre ostico farle adottare: spesso la metodologia viene vista come un qualcosa che “ingessa” (!?) piuttosto che qualcosa che ti permetta di organizzare e fare meglio il lavoro.
La metodologia è come la tecnica: un nuotatore senza tecnica fa al massimo un paio di vasche in piscina, acquistando la tecnica, a parità di sforzo, un nuotatore può arrivare a farne 50 di vasche ; così come una buona architettura e una corretta metodologia (e testing !) possono garantire veramente il successo di un progetto software.
Ma, siccome di solito i progetti software partono sempre con “poco budget”, si sviluppa fin da subito (e addio architettura), si parte senza processo (e addio metodologia) e si rilascia facendo quattro test in croce (e addio Test Driven Development).
Che dire, sperando che Oracle non rovini il meraviglioso e glorioso Java di “mamma SUN” e nella speranza che le metodologie agili riescano finalmente ad imporsi e a mettere ordine nel nostro quotidiano caos, saluto tutti e arrivederci alla prossima Moka-celebrazione!